IL
VERSO
SBAGLIATO
Abbiamo
finalmente
una
norma sui reati
ambientali,
ma c’è
una
forte incoerenza:
rischia
di scomparire
il
Corpo che più di altri
deve
farla applicare
di
Antonio
Massari
Siamo
di fronte a una
grande
incoerenza.
Da
un lato, dopo 20
anni,
finalmente il
Parlamento
sta approvando
una
legge sui reati ambientali.
Dall’altro,
il governo Renzi
progetta
di far scomparire il
Corpo
che, più di ogni altro,
deve
farla applicare”. Cesare
Patrone
potrebbe essere l’ultimo
capo
del Corpo Forestale
dello
Stato: comanda 8.500
agenti
che si occupano di sorvegliare
parchi,
aree protette,
le
130 riserve naturali dello
Stato
e operano al fianco delle
procure
per molte indagini sui
reati
ambientali: dalle discariche
abusive
agli inquinamenti
delle
falde acquifere. Il corpo
forestale
è la polizia giudiziaria
che
ha scoperto l’inquinamento
della
ex Montedison a
Bussi,
ha indagato sul canile
lager
della Green Hill in cui
erano
rinchiusi centinaia di
beagle,
sta effettuando le indagini
tecniche
sui 57 comuni
della
Terra dei fuochi.
Comandante,
il suo Corpo ha
scoperchiato,
soltanto per fare
un
esempio, l’inquinamento e
il
disastro ambientale provocato
dalla
Montedison a Bussi:
cosa
ne pensa della legge sugli
ecoreati?
L’inchiesta
di Bussi è senza
dubbio
un nostro motivo di
orgoglio
ma consideri che, su
23
mila operazioni, circa 10
mila
sono opera nostra. Questa
legge
è un passo avanti, dopo
20
anni abbiamo finalmente
una
norma sui reati ambientali,
che
certamente è migliorabile,
ma
c’è una forte incoerenza:
rischia
di scomparire
il
corpo che più di altri
deve
farla applicare. Il governo
Renzi
sta valutando di farci
confluire
nella polizia di Stato.
Il
governo sostiene che costate
troppo.
A
fronte di un risparmio minimo
iniziale
e di una perdita
a
lungo termine (vedi box in
pagina,
ndr)
questa scelta è
non
soltanto incoerente, ma
rischia
di comportare un’infrazione
delle
direttive europee
ed
è culturalmente arretrata.
Se
il Corpo forestale dello
Stato
non esistesse, piuttosto
bisognerebbe
inventarlo.
Abbiamo
una controproposta.
Quale?
Con
la soppressione delle province
avremmo
2.800 agenti
della
polizia provinciale, che
già
si occupano di reati ambientali,
da
sistemare altrove:
accorpiamoli
a noi, insieme
alle
2.310 unità dei Corpi forestali
di
Sicilia, Sardegna e
Friuli,
che sono Regioni a statuto
speciale,
e rafforziamo un
corpo
specializzato. Propongo
un
polo di attrazione di tutte le
strutture
che si occupano di
ambiente.
Perché
rischiamo un’infrazione
delle
direttive Ue?
La
direzione generale ambiente
della
Commissione europea,
in
un atto sottoscritto pochi
mesi
fa, e inviato alla Presidenza
del
Consiglio, parla
espressamente
di “rafforzamento
del
ruolo del Corpo Forestale
dello
Stato” e aggiunge
che
dovrebbe essere anche
“accompagnato
da corsi di
formazione
per gli agenti incaricati
dei
controlli”. Il governo
Renzi
invece pensa di
accorparci
alla Polizia di Stato.
Lei
parla di scelta culturalmente arretrata:
ci
spieghi.
Piuttosto
che
potenziare
la
nostra
specializzazione,
in
questo
modo,
la indeboliamo.
La
Polizia
non
è culturalmente attrezzata
alle
mansioni che svolgiamo.
E
sono tante. Sarà una
priorità
della polizia proteggere
l’orso
Daniza? O la contraffazione
della
mozzarella? E
questo
rischia di accadere proprio
mentre
si vara – finalmente
– una
legge sugli
eco-reati?
Cos'ha
la polizia che non va?
Niente,
ci mancherebbe, ma la
sua
missione principale è la
tutela
dell'ordine pubblico. La
nostra
è la tutela dell’ambiente
in
tutte le sue sfumature. L’approccio
nella
Terra dei fuochi,
oppure
le indagini che stiamo
svolgendo
in Puglia sulla
Xylella
e gli ulivi, è molto
complesso.
Non è solo repressione:
è
necessaria una profonda
sensibilità
ambientale.
Le
cito un caso esemplare:
l’unica
riserva ambientale che
appartiene
al ministero
dell’Interno,
quella di Tarvisio,
che
si estende per 20 mila
ettari,
non è gestita dalla Polizia,
ma
da noi. Esattamente
come
gli altri 110 mila ettari.
Le
organizzazioni mafiose sono
sempre
più dedite agli ecoreati.
E
infatti non è certo un caso se,
due
anni fa, abbiamo sottoscritto
un
protocollo d’intesa
con
la direzione nazionale antimafia.
E
Franco Roberti, l’attuale
capo
della Dna, ha dichiarato
di
essere “contrarissimo”
alla
nostra fusione in altri
corpi.
Nella
legge Madia, quella che
vi
riguarda, si parla solo
“eventualmente”
di questa
possibilità.
È
un'eventualità possibile,
purtroppo,
oltre che culturalmente
molto
arretrata e contraria
agli
indirizzi europei,
come
persino l’Ue conferma
con
le sue lettere indirizzate al
governo.
Un atteggiamento
piuttosto
incoerente con la
nuova
legge sui reati ambientali. il fatto quotidiano 22 maggio 2015
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