Molti
soldi, pochi automobilisti:
l’affare
Brebemi (solo per Gavio)
2,4
mld
IL
COSTO
DELL’OPERA
300mln
STANZIATI
IN
FINANZIARIA
di
Gianni
Barbacetto
Milano
Quando
il 23 luglio 2014 il
presidente
del Consiglio
Matteo
Renzi tagliò il nastro, in
un
clima da cinegiornale Luce,
aggiunse
una nuova promessa:
“Faremo
crescere di un punto il
Pil!”.
Il presidente della Regione
Roberto
Maroni incalzò:
“Questa
è l’eccellenza lombarda
che
risponde a un decennale
bisogno
collettivo di trasporto”.
Franco
Bettoni, presidente
della
Brebemi inaugurata quel
giorno,
aveva gli occhi umidi e
alzando
due dita al cielo nel segno
della
vittoria gridò: “Non ci
credeva
nessuno, ma ce l’abbia -
mo
fatta!”. Per poi aggiungere,
in
anglo-lombardo: “Abbiamo
realizzato
la prima opera tan
-
gent-free
”. Chissà
se è vero. Certamente
falso,
invece, l’altro
suo
vanto: quello della “prima infrastruttura autostradale
italiana
realizzata in completo autofinanziamento
senza
oneri per lo Stato”. Cinque
mesi
dopo, è un disastro. Pochi utenti, servizio
pessimo,
tariffe altissime, conti che non tornano.
E
soldi pubblici in arrivo, per evitare il fallimento
di
un’impresa comunque fin dall’inizio finanziata
solo
per un quarto dai privati.
La
Brebemi è l’ultima arrivata delle autostrade
italiane.
Con la sigla A35 unisce Brescia a Milano,
correndo
sotto alla A4, la Milano-Venezia.
È
l’unica promessa mantenuta (finora) di Expo.
Perché,
annunciata 18 anni fa, è stata poi inserita
nell’infinito
elenco delle opere connesse all’espo -
sizione
universale 2015. Inaugurata in pompa
magna
a luglio, non è mai decollata. Il traffico previsto era di 60mila
autoveicoli al giorno. La
prima
settimana sono stati soltanto 18mila. Ora
sono
cresciuti a 20mila, sempre ben lontani dagli
obiettivi
che farebbero quadrare i conti. Ecco allora
il
soccorso pubblico: grazie all’intervento del
ministro
delle Infrastrutture Maurizio Lupi, l’ar -
ticolo
299 della Legge di stabilità mette sul piatto
300
milioni di euro, 20 milioni l’anno dal 2017 al
2031,
per la “realizzazione di opere di interconnessione
di
tratte autostradali per le quali è necessario
un
concorso finanziario per assicurare
l’equilibrio
del piano economico e finanziario”.
INSOMMA:
un consistente aiuto di Stato (che cosa
ne
dirà l’Unione europea?) per salvare dal crac
la
Brebemi. Che tutta privata non è mai stata: i
soci
industriali – il gruppo Gavio (12,75%), Pizzarotti
(6,4%),
Unieco (5,78%), la famiglia Mattioda
(5,3%),
–ci hanno messo meno di un quarto
dei
costi, saliti negli anni da 800 milioni a 1,6 miliardi
(dunque
raddoppiati) e diventati 2,4 miliardi
con
gli oneri finanziari. I 520 milioni dei
soci
privati sono quadruplicati grazie all’inter -
vento
della Cassa depositi e prestiti (che è controllata
dal
Tesoro) e della Bei (la banca europea),
oltre
che delle Camere di commercio, di una miriade
di
enti locali e delle banche italiane, innanzitutto
Intesa-Sanpaolo,
primo azionista con il
42,51%.
Falsa fin dall’inizio, dunque, la favola
dell’autostrada
tutta finanziata
dai
privati. E ora, dopo i primi
cinque
mesi d’attività (fallimentari),
le
lacrime di commozione
del
presidente Bettoni sono
diventate
pianto di disperazione
e
accorata richiesta d’aiu -
to
pubblico. La società Brebemi, per rientrare nei
costi,
ha chiesto di prolungare la concessione, già
di
vent’anni, fino a trenta. Non solo: ha fatto richiesta
di
una defiscalizzazione Iva, Ires, Irap da
500
milioni. Maroni sta pensando a un finanziamento
regionale
da 60 milioni. Poi è arrivata la
legge
di Stabilità, che con i suoi 300 milioni ha
fatto
di più, per un’opera sostanzialmente inutile
e
mal progettata. A Brescia non è raccordata con
la
A4 e alle porte di Milano finisce nel nulla
dell’hinterland
cittadino. Così chi deve percorrere
il
tratto Brescia-Milano può correre come un
matto
per i 62,1 chilometri del tracciato autostradale
(senza
autovelox, ma anche senza cartelli,
senza
pompe di benzina, senza autogrill), poi però
deve
rallentare e perdersi nelle strade provinciali
per
entrare a Milano. Pagando il doppio rispetto
alla
A4: da Brescia ovest a Milano est, il
pedaggio
è di 12,40 euro contro 6,30 per un’auto;
33,60
contro 15,30 per un Tir. Oggi è l’autostrada
più
cara – e più inutile – d’Italia. Da domani potrebbe
avere
anche il record di essere la più assistita
d’Europa.
Il fatto quotidiano 4 gennaio 2015
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