Le
perdite hanno fatto strage della fauna marina,
compresi
anfibi e nutrie. Serviranno autobotti
se
mancherà il carburante per rifornire gli aerei
L’oleodotto
di Fiumicino–Civitavecchia va
fermato
perché c’è il rischio costante che altri
furti
possano far riversare ulteriore carburante
sui
terreni e le acque di Fiumicino, già devastate
dallo
sversamento di 30 mila litri di kerosene lo
scorso
novembre che ha provocato gravi danni
ambientali
e non solo.
QUESTE,
IN SINTESI, le
ragioni che hanno portato
il
gip del Tribunale di Civitavecchia, Massimo
Marasca,
a emettere il decreto di sequestro
dell’oleodotto
che collega Civitavecchia con l’ae -
roporto
di Fiumicino. Si tratta di un impianto di
proprietà
dall’Eni adesso chiuso, in attesa dell’ in -
stallazione
di “adeguati sistemi di controllo atti ad
impedire
ulteriori reati”, come scrive il giudice.
Un’operazione
che potrebbe richiedere tempo,
forse
anche qualche settimana. Nel frattempo si
potrebbero
essere utilizzate autobotti o anche un
altro
oleodotto, già in uso per un anno durante
alcune
operazioni di manutenzione nel 2010. Infatti
ci
potrebbero essere problemi per gli aerei che
partono
da Fiumicino anche se al momento la situazione
è
sotto controllo, grazie alle scorte di cherosene
che
consentono di rifornire senza problemi
lo
scalo romano. Ma la vera preoccupazione dei
magistrati
riguarda i danni ambientali per la flora
e
la fauna locale ma anche per la “salute umana”,
come
scrive il gip nel decreto di sequestro.
I
fatti risalgono alla notte tra il 5 ed il 6 novembre,
quando
l’ennesimo furto sulle condotte dell’oleo -
dotto
ha causato la perdita di kerosene, provocando
ingenti
danni, causando la morte di pesci, molluschi,
crostacei,
uccelli, anfibi e nutrie.
IL
TRIBUNALE DI CIVITAVECCHIA, su
denuncia
proprio
dell’Eni, ha aperto un’inchiesta. I risultati
delle
indagini affidate ai carabinieri del Noe hanno
fatto
il resto portando al sequestro
dell’impianto
che attraversa
per
70 chilometri la dorsale nord
tirrenica,
interessando i comuni
di
Civitavecchia, Santa Marinella,
Cerveteri,
Ladispoli, Fiumicino
ed
anche la zona sud-ovest di
Roma.
Plaudono
alla decisione
del
tribunale
le
associazioni
ambientaliste,
Lipu
e
Wwf in testa,
mentre
il sindaco
di
Fiumicino,
Esterino
Montino,
annuncia
che il suo comune si costituirà parte civile
nel
processo giudiziario. “Un disastro senza
precedenti”,
lo aveva definito Montino, dopo aver
visto
le immagini di pesci e nutrie riversi esanimi
sulle
sponde dei canali. Tra qualche giorno partirà
la
Conferenza dei servizi che, sulla base del piano
presentato
dall’Eni, darà il via alla bonifica vera e
propria
delle aree interessate, mentre l’ente si appresta
ad
installare innovativi sistemi di monitoraggio
a
prova di ladro.
Il fatto quotidiano 4 gennaio 2015
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