mercoledì 2 aprile 2014

REATI AMBIENTALI, CONDANNATI SCARONI E TATÒ, CONTI ASSOLTO caso Enel a Porto Tolle


ALLA VIGILIA DELLE NOMINE DI STATO, ARRIVA LA SENTENZA
DEL TRIBUNALE DI ROVIGO NEL PROCESSO AI VERTICI DELL’ENEL
PRESENTI E PASSATI PER LA CENTRALE DI PORTO TOLLE
OMISSIONE
Per i giudici
i manager hanno
creato le condizioni
per il disastro, evitando
di installare dispositivi
anti- emissioni
di Thomas Mackinson
Tre anni di carcere a
Paolo Scaroni e
Franco Tatò e cinque
anni d'interdizione
dai pubblici uffici. Assolto per
mancanza dell'elemento soggettivo”
l'attuale amministratore
dell’Enel Fulvio Conti. A Rovigo
è arrivata ieri la sentenza
sulla centrale a olio Enel di Porto
Tolle, il primo processo in
Italia per inquinamento collegato
al pericolo per la pubblica
incolumità in relazione alle malattie
respiratorie. E il verdetto è
un macigno, da molti punti di
vista. Il premier Matteo Renzi
dice “Rispettiamo le sentenze
della magistratura”, così ha risposto
sibillino a chi gli chiedeva
se la condanna di Scaroni (in
quanto ex ad di Enel) inciderà
sull'imminente giro di nomine
nella società pubbliche, tra le
quali l’Eni, che Scaroni guida da
nove anni. La condanna dei manager
non comporta un'automatica
causa d'ineleggibilità e
tuttavia, a sole due settimane
dal rinnovo, li può rendere “im -
presentabili”. La senatrice veneta
Laura Puppato (Pd), a pochi
minuti dalla lettura del dispositivo,
cannoneggiava: “Sia
chiaro a chi nominerà i prossimi
dirigenti che i nomi di Scaroni
e Tatò non sono più disponibili”.
Tatò, da pochi mesi ex
presidente Parmalat, non è nel
totonomine per le partecipate, a
differenza di Scaroni che aspira
al quarto mandato all’Eni. Politica
a parte, quello che conta è
l'esito del processo. Per trent'anni
la centrale ha “marciato”
a “olio pesante” sforando i limiti
di legge dei particolati inalabili
grazie a compiacenti deroghe
ministeriali. Le tenaci popolazioni
del Polesine sono state costrette
ad una lunga battaglia
contro l’Enel, spalleggiato da
politica, sindacati, istituzioni
locali e governi.
PER FAR EMERGEREla verità c'è
stato bisogno dell'intervento
della magistratura che già quattro
anni fa, nel processo è celebrato
ad Adria, ha riconosciuto
colpevoli i massimi dirigenti
dell'Enel di aver deliberatamente
aggirato le disposizioni di legge.
Tatò e Scaroni sono stati
condannati per emissioni moleste,
danneggiamenti e violazione
della normativa sull'inquinamento
per il periodo dal 1996 al
2004: la Cassazione conferma la
condanna nel 2011, quando il
reato era prescritto (restano le
conseguenze patrimoniali che la
Corte d'Appello civile di Venezia
sta quantificando).
Dalla coda del processo, sempre
per impulso del pm Manuela
Fasolato, è partito il cosiddetto
Enel bis”, relativo ai danni prodotti
per il periodo successivo fino
al 2009. Vengono disposte le
perizie che alzano il tiro ipotizzando
l’esistenza di un nesso
causale tra le emissioni in eccesso
e l'aumento di malattie respiratorie
riscontrate specie sui
bambini. La sentenza di ieri
condanna Tatò e Scaroni per disastro
ambientale doloso, art.
434 del codice penale, ma solo
per il primo comma. Tradotto: il
giudice ha ritenuto provati i
comportamenti illeciti che creavano
le premesse del disastro
ambientale ma non l’aumento
dei ricoveri in ospedale conseguenti.
Il collegio accoglie la tesi
per cui l'inquinamento si è protratto
anche successivamente
alla gestione dei singoli imputati.
I manager avrebbero creato le
condizioni stabili per il disastro
omettendo di installare dispositivi
di abbattimento delle emissioni
e lasciando per ultima la
centrale nel piano di ambientalizzazione.
Così è caduta l'ipotesi
prescrizione sostenuta ancora
ieri dai legali di Enel.
SCARONI si dichiara estraneo
agli addebiti e annuncia ricorso
in appello. Lo stesso fa Tatò che
considera la sentenza “assurda”.
Soddisfatto dell'assoluzione
l’attuale ad Enel, Fulvio Conti.
Esultano le associazioni ambientaliste,
parte civile nel processo.
Finalmente chi inquina
paga”, dice Giuseppe Onufrio
(Greenpeace) mentre si leva un
coro per fermare il processo di
conversione a carbone. Il legale
di Italia Nostra e Wwf, Matteo
Ceruti, nota che assolvendo
quadri e direttori di centrale il
collegio ha accolto la tesi dell'accusa
sulle responsabilità dei vertici.
E che ora si impone la verifica
delle conseguenze sanitarie
sulla popolazione residente
nonché l'accertamento di quelle
patrimoniali per danni ambientali
e costi sanitari. Una perizia
Ispra disposta dall'Avvocatura
dello Stato li quantifica in 3,6
miliardi. Scaroni e Tatò sono
condannati a pagare provvisionali
per circa 430 mila euro.

il fatto quotidiano 1 aprile 2014

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