sabato 5 aprile 2014

Il ras di Latina e i suoi 50 mila voti pronti CLAUDIO FAZZONE È LA SPERANZA FORZISTA PER LE URNE NEL LAZIO (il fatto quotidiano)

di Enrico Fierro
Da Nicola Mancino, ras dei voti democristiani
nell’Avellinese, apprese tutti i segreti
per costruire, pezzo dopo pezzo, amicizia
dopo amicizia, favore dopo favore, consenso e
potere. Dell’ex ministro dell’Interno era un uomo
della scorta ai tempi in cui per portare a casa
pagnotta e companatico faceva il poliziotto.
Ora Mancino è nelle pesti per la Trattativa, e
lui, Claudio Fazzone, è sempre il re di Fondi,
Latina e del Sud Pontino. Senatore, punto di
riferimento di Silvio Berlusconi che gli ha affidato
le redini di Forza Italia in tutto il Lazio.
Plenipotenziario di quel che resta, certo, ma
pur sempre numero uno. L’ammaccato ex Cavaliere
ha però visto bene: l’unico che può evitare
una emorragia di voti alle Europee in questa
parte d’Italia è proprio Fazzone. L’intocca -
bile, che se ne fotte delle
lettere di raccomandazioni
mandate alla Asl di Latina
finite in un fascicolo
processuale. Lui è una
macchina da voti, 50 mila
a fare una stima delle elezioni
che lo hanno visto
impegnato negli ultimi
decenni. Al suo pozzo
senza fondo hanno attinto
in tanti, da Renato Brunetta a Giorgia Meloni,
da Renata Polverini a tutti gli amici bisognosi di
preferenze. Lui ha dato e gli amici lo hanno
sempre appoggiato. Soprattutto quando il
mondo gli stava per crollare addosso e proprio
nella sua Fondi. Cinque anni fa, al governo c’era
Berlusconi, l’allora ministro dell’Interno Bobo
Maroni non esitò a smentire un prefetto, un
comandante dei carabinieri, e poi una intera
Direzione distrettuale antimafia, per evitare all’amico
Claudio l’onta dello scioglimento per
mafia dell’amministrazione della sua città.
UN DOSSIER di 500 pagine e 9 faldoni nelle mani
dei magistrati, per documentare come la ’ndrangheta
e i fratelli Tripodo, Venanzio e Carmelo,
avessero costruito le loro fortune economiche
mettendo le mani sugli affari di Fondi e
del Mof, il mercato ortofrutticolo più grande
d’Europa. Con gli artigli ben affondati nell’am -
ministrazione della città e nei finanziamenti
pubblici. Al centro dell’attenzione dei carabinieri
le speculazioni sulle aree industriali e sul
Mercato, e una società molto vicina al senatore
Fazzone, la Silo srl, i cui soci erano l’ex sindaco
di Fondi Luigi Parisella e Luigi Peppe. Insomma,
c’era tutto per mandare a casa amministratori
più che in odore. Invece, tutto finì in burletta:
Fondi non si scioglie”, tuonarono i ras di
Forza Italia. E così fu. E Claudio Fazzone divenne
l’intoccabile, al punto di pretendere ed
ottenere un posto nell’antimafia di Rosy Bindi.
Alle polemiche per il suo nuovo ruolo, il senatore
ha sempre risposto sicuro: “Non mi vergogno,
ho difeso con orgoglio e determinazione
la mia città, la mia terra e la mia Provincia”. Alla
faccia di prefetti, carabinieri e magistrati.

il fatto quotidiano 5 aprile 2014

Nessun commento:

Posta un commento