Civitavecchia, colpo gobbo al referendum“Terra” 21 giugno 2011
Rossella Anitori
Acqua pubblica: non è tempo di riporre le armi.
Almeno per i cittadini di Civitavecchia, in provincia di Roma. Incurante della vittoria sancita dal referendum, il sindaco Giovanni Moscherini (lista civica del centro- destra) ha emanato un bando di gara per cedere ai privati il 60 per cento della Holding Civitavecchia servizi (Hcs), che gestisce le municipalizzate locali, compreso il servizio idrico.
«Uno schiaffo alla democrazia e alla partecipazione popolare», sostiene Simona Ricotti, portavoce del Forum ambientalista locale. «Chiediamo l’immediato ritiro del provvedimento. Il risultato della consultazione non può essere ignorato: i cittadini vogliono la gestione pubblica dei servizi locali». Ancor prima che si esprimesse l’Italia intera,i comitati del litorale aveva no raccolto in tempi record oltre duemila firme per promuovere un referendum consultivo contro la svendita della municipalizzata.
«Al voto però – racconta Ricotti - non ci siamo mai arrivati». L’amministrazione ha infatti preso tempo opponendo una questione burocratica. «Il segretario generale del Comune, Luigi Annibali, ci aveva però assicurato che se fosse passato il referendum nazionale non ci sarebbe stato bisogno di quello locale, perché la delibera comunale con cui si intendeva privatizzare il servizio era fondata sulle norme di legge che il referendum si proponeva di abrogare». Poi però è cambiato il vento: «Vinta la consultazione popolare Annibali ha affermato che c’erano comunque i presupposti di legge per privatizzare.
E il sindaco non ha perso tempo » racconta Ricotti. Solo in seguito, di fronte alle proteste popolari, l’amministrazione ha rallentato la marcia sospendendo il bando per dieci giorni. «Moscherini vuole convincere i cittadini che mettere sul mercato la municipalizzata sia più conveniente che affidarla ad Acea -sottolinea Ricotti -. Ma noi siamo per una gestione in house e non abbiamo nessuna intenzione di cedere ad alcun ricatto ». I cittadini sono sul piede di guerra e ieri in occasione di un assemblea popolare convocata dal Forum ambientalista hanno deciso le tappe di questa ennesima battaglia di civiltà: «Ora la partita si gioca su due fronti », conclude la portavoce. «Il primo è di carattere legale e ha a che fare con le norme su cui questa delibera comunale si fonda, il secondo riguarda invece la volontà politica dei cittadini che il sindaco è tenuto a rispettare.
Vogliamo l’acqua fuori dal mercato».
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