Per il settimanale i provvedimenti di Maroni sono "inutili" e di "difficile messa in pratica""Le decisioni sono frutto di una descrizione esagerata della realtà"
Sicurezza, Famiglia Cristiana attacca"Misure indegne per uno stato di diritto"
ROMA - "Indegno di uno Stato di diritto". Questo il giudizio di Famiglia Cristiana sul "pacchetto sicurezza" proposto dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Nell'editoriale politico di Famiglia Cristiana, firmato da Beppe Dal Colle, in edicola questa settimana. Per il settimanale cattolico, le misure previste - ronde, permessi a punti, schedatura dei senza fissa dimora eccetera - hanno due caratteristiche comuni: "l'inutilità ai fini a cui sono rivolte" e "l'estrema difficoltà a metterle in pratica da parte di uno Stato la cui giustizia e la cui burocrazia già faticano a tenere il passo delle normali incombenze". Secondo il settimanale, i provvedimenti "scontano le conseguenze di un'esagerata descrizione della realtà, come ha dimostrato il caso suscitato dalla decisione, presa nel giugno scorso da Maroni, sul rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom". Famiglia Cristiana rileva come "i nomadi di origine rom e sinti" fossero "molti meno di quelli denunciati", e che la loro schedatura - soprattutto dei bambini - "è stata effettuata con metodi diversi e più tradizionali, d'intesa con la Croce Rossa; anche se questa pratica più civile e più umana, decisa d'accordo con il sindaco Alemanno, è costata la destituzione al prefetto di Roma, Carlo Mosca". Quanto poi alla schedatura dei senza fissa dimora, Del Colle ricorda che "qualcuno lo ha già fatto, ma con spirito diverso da quello del pacchetto sicurezza". Il riferimento è a Lia Varesio, che nel 1980 fondò a Torino la Bartolomeo&C, un'associazione di volontari che tutte le notti uscivano nelle strade alla ricerca di clochard che dormivano sulle panchine o sotto i portici delle stazioni.
"Per loro - scrive Del Colle - Lia aveva attuato, in accordo con il Comune, 'la reiscrizione anagrafica' in modo tale che potessero riacquistare un'identità, visto che molti di loro erano stati davvero 'cancellati'". Quest'opera, aggiunge il settimanale, "continua in una cultura opposta a quella della paura, del rifiuto del 'diverso' e del ricorso all'autodifesa", in cui "le ronde rischiano di essere il simbolo d'un comportamento che uno Stato di diritto non può e non deve permettersi".
(18 novembre 2008)
www.repubblica.it
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