Mentre si apprendono notizie inquietanti sull’uso del finanziamento al giornale di partito dell’Udeur, dopo che la finanziaria 2008 taglierà le spese degli enti pubblici e delle aziende con partecipazione pubblica anche la Regione Lazio continua a tagliare i costi pubblici.
La situazione è diventata insostenibile da anni, come qualcuno affermava senza essere molto ascoltato, come rivelano inchieste internazionali sull’eccessivo costo della burocrazia in Italia che supera i 5 mila euro l’anno pro capite.
La Regione Lazio, amministrazione Marrazzo, aveva cominciato a ridurre l’assurda somma di 700 mila euro l’anno di cui ogni consigliere regionale poteva disporre a suo piacimento, assegnandola a chi riteneva opportuno, oltre al proprio lauto stipendio, passata a 350 mila euro l’anno.
Ovviamente sempre troppi.
Però sono timidi passi in avanti, speriamo i primi, verso una politica seria.
I prossimi dovranno necessariamente essere l’abolizione delle circoscrizioni almeno nei comuni inferiori a 300 mila abitanti, così come l’abolizione di una serie di enti inutili e l’abolizione delle province.
Poi si dovrà passare alla riduzione di tutte le consulenze, incarichi esterni, dei consigli (e consiglieri) comunali, assessori, parlamentari, ministri e sottosegretari (già nella finanziaria), ma anche dei consiglieri regionali.
Anche la decadenza automatica (per tutti gli incarichi) di tutti coloro che ricoprono doppi o molteplici incarichi.
Pontinia 2 novembre 2007 Giorgio Libralato
Dalla sala stampa della Regione Lazio Società regionali partecipate: fissato un tetto agli stipendi di presidenti e consiglieri
31/10/07 - La Giunta Regionale del Lazio, su indicazione dell’assessore agli Affari Istituzionali, Enti Locali e Sicurezza, Daniele Fichera, ha approvato una proposta di Legge Regionale finalizzata alla razionalizzazione, al contenimento e alla trasparenza della spesa pubblica in relazione agli organi di amministrazione e ai collegi sindacali delle società a partecipazione regionale (totale o mista maggioritaria).La proposta stabilisce, di fatto, un numero chiuso per i consigli d’amministrazione e pone un tetto massimo ai compensi di presidenti e consiglieri. La proposta determina inoltre le modalità di pubblicità in materia e, secondo le prime stime, potrebbe portare ad un risparmio di circa 500.000 euro l’anno.Il numero complessivo dei componenti dei Cda delle società regionali o a partecipazione regionale maggioritaria non potrà essere superiore a tre – o a cinque, per le società con capitale pari o superiore a 2.000.000 di euro.Per quanto riguarda l’importo complessivo della remunerazione degli amministratori, la norma prevede un compenso del presidente del consiglio di amministrazione di una società interessata non superiore al 75% dell’indennità di carica spettante al presidente della Regione. Per gli altri componenti del consiglio di amministrazione l’indennità non potrà essere superiore al 30% di quella spettante al Presidente della Regione.In pratica la remunerazione massima per un presidente di società regionale si aggirerà sugli 80mila euro, mentre il compenso massimo per un consigliere d’amministrazione sarà di 45 mila euro.Non sono previsti gettoni di presenza per gli amministratori, mentre eventuali deleghe operative potranno essere attribuite senza alcun compenso aggiuntivo.La galassia di società che ruota intorno a Sviluppo Lazio già rispetta le indicazioni contenute nella proposta di Legge Regionale. L’approvazione di quest’ultima estenderà questa politica a tutte le altre, comprese le partecipate. Gli incarichi e i compensi degli amministratori delle società interessate verranno pubblicati nell’albo e nel sito informatico degli stessi enti e verranno aggiornati con cadenza semestrale.
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