domenica 16 giugno 2024

Agrobiodiversità e ortaggi pugliesi: recensione di libri universitari, dall'articolo di Marco Talluri ambiente e non solo

 tratto da https://ambientenonsolo.com/agrobiodiversita-e-ortaggi-pugliesi-recensione-di-libri-universitari/

Agrobiodiversità e ortaggi pugliesi: recensione di libri universitari

Recensione di Franco Pistono

Due libri che metto insieme, perché consonanti e, oltre, consustanziali, nonché letteralmente – modo di dire quanto mai opportuno, visto l’argomento – freschi di giornata. Finiti di editare entrambi nel maggio scorso e pubblicati dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, parliamo di Pillole (ricostituenti) di agrobiodiversità degli ortaggi pugliesi da frutto e Ortaggi della cucina tradizionale pugliese. Gratuiti, si scaricano comodamente e si leggono piacevolmente, scorrevoli e colorati, con un sacco di fotografie di verdure e frutti più o meno noti. Quanto faccio seguire ricavo dai due testi, senza specificare da quale; ciò che consiglio, infatti, è di sfogliare entrambi, sorvolando  eventualmente sulle parti “sovrapponibili”.

Da grande appassionato – e ghiotto – di vegetali, alcune cose già le sapevo e facevo, specie in cucina, ma la più parte mi era ignota.

Una su tutte, che nulla ha a che fare con l’arte dei fornelli, né con l’analisi dei vari ortaggi, è questa annotazione storica, che riporto integralmente. “Nel Medioevo le teorie naturalistiche descrivevano gli esseri viventi (piante, animali e uomini) come gradini di una scala in cui ciascuno occupava una posizione più o meno prestigiosa a seconda dell’altezza. ‘Tra le piante quelle di infimo valore erano ritenuti i bulbi e le radici con le parti commestibili affondate nel sottosuolo; poi venivano le erbe, gli arbusti e infine gli alberi, i cui frutti (riservati ai signori) svettano alti nel cielo.’ (Montanari, 2023 – pagina 33). I frutti che si potevano raccogliere dagli alberi (in aria, elevandosi) erano riservati alle tavole dei signori. I poveri ne erano esclusi: potevano mangiare solo i frutti che cadevano a terra, magari marci o troppo maturi. Ne è una dimostrazione anche il quadro ‘La fruttivendola’ di Vincenzo Campi (1580 ca., Milano, Pinacoteca di Brera),

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