martedì 5 maggio 2015

Ambiente, parola da non inquinare


di Ferruccio Sansa
Le parole sono così: se non diventano
fatti, vita, alla fine si
fanno stucchevoli. Vuote.
Prendete l’ambiente: non siamo
stati capaci di dare un vero significato
a questo vocabolo. Noi cittadini,
ma chi ci governa innanzi
tutto. E adesso, ancora una volta,
lasciamo al Papa con la sua nuova
enciclica il compito di dettare
l’agenda politica. Francesco che ci
ha ricordato la sofferenza degli
immigrati, il folle squilibrio tra
ricchi e poveri, il diritto al cibo come
nutrimento del corpo e
dell’anima (o dei pensieri, se preferite).
Adesso la natura.
La politica, c’è da giurarci, per un
attimo gli correrà dietro. Ma il
centrodestra ha sempre ignorato
la questione, mentre il centrosinistra
l’ha progressivamente cancellata
dai programmi barattando i
propri ideali con gli interessi di
imprenditori amici.
Ma allora proviamo a dare una
concretezza a questa parola, a ritrovare
un senso.
Ambiente è vita e salute. Lo hanno
dimostrato le vicende di Taranto e
di Vado Ligure dove, secondo le
inchieste, industrie inquinanti
hanno provocato centinaia di
morti. Hanno rovinato l’esistenza
soprattutto degli anziani e dei
bambini, colpiti da malattie cardiache
e respiratorie. Ce lo ricordano
i dati dei tumori provocati
dall’inquinamento da traffico a
Milano: si parla di 2.350 casi tra il
1996 e il 2006.
Ambiente è sopravvivenza, come
ci ricordano ogni anno le alluvioni
in Sardegna o Liguria, dove l’ac -
qua corre sul cemento, ma i piani
casa di destra e sinistra hanno
aperto la strada a milioni di metri
cubi di nuove costruzioni.
Ma, soprattutto in Italia, ambiente
significa soldi, per usare un termine
che invece non si logora mai: il
15% del nostro pil proviene dal turismo,
e potrebbe essere molto di
più perché ogni anno perdiamo
posti nella classifica mondiale. Invece
continuiamo a mangiarci il
territorio con le sue bellezze. E i
turisti scappano.
L’ambiente è sviluppo e competitività.
In Germania ogni anno si
registrano 2.000 nuovi brevetti
nell’industria verde. Soltanto nel
settore delle energie rinnovabili,
gli occupati sono quasi 400mila.
Molte nostre imprese vedono nella
tutela dell’ambiente un inciampo,
mentre all’estero c’è chi ha colto
l’occasione. Chi ha capito che
investire in prodotti e processi industriali
rispettosi della natura è
un mezzo formidabile per battere
la concorrenza. Tra i grandi costruttori
giapponesi, tedeschi e
americani c’è chi presenta auto a
idrogeno o supercar elettriche capaci
di correre a 250 all’ora per
centinaia di chilometri. E gli italiani?
Noi che ci siamo sempre vantati
della nostra creatività forse non
sappiamo più legarla alla vita. Era
il nostro grande segreto. Lo smog e
il cemento oltre all’ambiente hanno
ricoperto anche la fantasia? Il fatto quotidiano 4 maggio 2015



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