mercoledì 17 luglio 2013

USA come l'eolico sta facendo chiudere il nucleare

Anche negli Usa le rinnovabili stanno mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare l'eolico cresciuto impetuosamente sta riducendo significativamente i prezzi dell'elettricità, al punto da renderli spesso negativi e – assieme alla concorrenza del gas, molto economico negli Usa – sta mettendo alle corde nucleare e carbone.
Anche negli Usa le rinnovabili stanno mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare, l'eolico sta riducendo significativamente i prezzi dell'elettricità al punto da renderli spesso negativi nelle fasce di bassa domanda e – assieme alla concorrenza del gas, molto economico negli Usa – sta mettendo alle corde nucleare e carbone.
Come sappiamo nel 2012 l'eolico Usa ha avuto un boom, spinto dal timore (poi dimostratosi infondato) che finissero gli sgravi fiscali incentivanti del federal tax credit: una crescita del 28%, con oltre 13 GW di nuovo installato. Dal 2003 la potenza eolica del paese si è moltiplicata per 10, superando i 60 GW, ora copre il 3,4% della domanda elettrica statunitense e dovrebbe arrivare al 4,2% nel 2014. Una crescita che sta mettendo seriamente in difficoltà chi produce elettricità da carbone e nucleare, che già deve vedersela con competitor gas, divenuto molto competitivo sul mercato americano da quando si sfruttano i giacimenti non convenzionali da scisti, cioè lo shale gas.
Nel mercato elettrico del Midwest sia eolico che gas al momento danno energia più a buon mercato rispetto a carbone e nucleare e hanno portato i prezzi dell'elettricità al minimo storico degli ultimi 10 anni, facendoli calare del 40% dal 2008 e spingendoli più spesso a valori negativi nei periodo di bassa domanda e alta ventosità.
Gli effetti in quel mercato li descrive bene Bloomberg in un recente articolo: Dominion Resources Power sta chiudendo un reattore nucleare che opera in perdita e sta vendendo centrali a carbone; Exelon sta soffrendo per margini operativi che si restringono sul nucleare, mentre una centrale a carbone di Edison International è andata in bancarotta. Se il contributo del gas è fondamentale nello spingere in basso i prezzi, “il vento ha assolutamente un ruolo, specialmente nelle ore non di picco”, spiega alla testata energetica un portavoce della divisone del Midwest di Edison.
Il fatto è che l'eolico produce a costi marginali praticamente nulli – non serve carburante aggiuntivo per produrre un kWh in più – e viene pure incentivato per ogni MWh prodotto: se c'è vento, le pale continuano a girare a pieno ritmo anche quando la domanda è bassa. Il risultato è che negli Stati con più eolico - Texas, California, Iowa, Illinois and Oregon - in alcuni momenti c'è un eccesso di elettricità rispetto alla domanda che porta i prezzi a zero o addirittura a valori negativi. Dal primo gennaio, ad esempio, in Illinois il megawattora nelle ore off-peak è stato venduto in media a 23,39 $ è in un caso, l'11 ottobre 2012, ha toccato il record di -41,08 $; in quel mercato il prezzo di vendita è negativo tra l'8 e il 14% delle ore off-peak.
Anche nelle fasce orarie in cui i prezzi vanno sotto zero, le centrali nucleari e quelle a carbone, poco flessibili, devono essere tenute in funzione, con il paradosso di dover pure pagare, oltre ai costi di gestione e al combustibile, anche il gestore di rete affinché si prenda l'elettricità che producono.
“Il fenomeno è sempre più evidente man mano che viene installato nuovo eolico”, spiega a Bloomberg, Christopher Crane, CEO di Exelon - se la spinta dell'eolico continua “c'è un'elevata probabilità che le centrali nucleari esistenti, sicure e affidabili, non saranno più competitive e dovranno essere mandate in pensione in anticipo”.
Anche se la responsabilità della crisi del nucleare è solo in parte causata dall'energia dal vento, visto che pesa molto di più la concorrenza del gas, è comunque chiaro che l'atomo come pure il carbone, sempre più penalizzato dalle normative ambientali, stiano perdendo la battaglia. Che l'eolico (e le altre rinnovabili) continuino a crescere, spingendo in basso i prezzi dell'elettricità è certo. Se nel 2013 negli Usa le installazioni probabilmente rallenteranno, dopo il rush finale del 2012, sappiamo bene che la strada è comunque segnata e che l'energia dal vento sarà sempre più competitiva. Basti ricordare che dal 2010 i prezzi delle turbine sono calati di un terzo.

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