Anche negli Usa le rinnovabili stanno
mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare l'eolico
cresciuto impetuosamente sta riducendo significativamente i prezzi
dell'elettricità, al punto da renderli spesso negativi e – assieme alla
concorrenza del gas, molto economico negli Usa – sta mettendo alle corde
nucleare e carbone.
13 marzo 2013
Anche negli Usa le rinnovabili stanno
mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare, l'eolico
sta riducendo significativamente i prezzi dell'elettricità al punto da
renderli spesso negativi nelle fasce di bassa domanda e – assieme alla
concorrenza del gas, molto economico negli Usa – sta mettendo alle corde nucleare e carbone.
Come sappiamo nel 2012 l'eolico Usa ha avuto un boom, spinto dal timore (poi dimostratosi infondato) che finissero gli sgravi fiscali incentivanti del federal tax credit:
una crescita del 28%, con oltre 13 GW di nuovo installato. Dal 2003 la
potenza eolica del paese si è moltiplicata per 10, superando i 60 GW,
ora copre il 3,4% della domanda elettrica statunitense e
dovrebbe arrivare al 4,2% nel 2014. Una crescita che sta mettendo
seriamente in difficoltà chi produce elettricità da carbone e nucleare,
che già deve vedersela con competitor gas, divenuto molto competitivo
sul mercato americano da quando si sfruttano i giacimenti non
convenzionali da scisti, cioè lo shale gas.
Nel
mercato elettrico del Midwest sia eolico che gas al momento danno
energia più a buon mercato rispetto a carbone e nucleare e hanno portato
i prezzi dell'elettricità al minimo storico degli ultimi 10 anni, facendoli calare del 40% dal 2008 e spingendoli più spesso a valori negativi nei periodo di bassa domanda e alta ventosità.
Gli effetti in quel mercato li descrive bene Bloomberg in un recente articolo: Dominion Resources Power sta chiudendo un reattore
nucleare che opera in perdita e sta vendendo centrali a carbone; Exelon
sta soffrendo per margini operativi che si restringono sul nucleare,
mentre una centrale a carbone di Edison International è andata in bancarotta.
Se il contributo del gas è fondamentale nello spingere in basso i
prezzi, “il vento ha assolutamente un ruolo, specialmente nelle ore non
di picco”, spiega alla testata energetica un portavoce della divisone
del Midwest di Edison.
Il fatto è che
l'eolico produce a costi marginali praticamente nulli – non serve
carburante aggiuntivo per produrre un kWh in più – e viene pure
incentivato per ogni MWh prodotto: se c'è vento, le pale continuano a girare a pieno ritmo anche quando la domanda è bassa.
Il risultato è che negli Stati con più eolico - Texas, California,
Iowa, Illinois and Oregon - in alcuni momenti c'è un eccesso di
elettricità rispetto alla domanda che porta i prezzi a zero o addirittura a valori negativi. Dal primo gennaio, ad esempio, in Illinois il megawattora nelle ore off-peak è
stato venduto in media a 23,39 $ è in un caso, l'11 ottobre 2012, ha
toccato il record di -41,08 $; in quel mercato il prezzo di vendita è
negativo tra l'8 e il 14% delle ore off-peak.
Anche
nelle fasce orarie in cui i prezzi vanno sotto zero, le centrali
nucleari e quelle a carbone, poco flessibili, devono essere tenute in
funzione, con il paradosso di dover pure pagare, oltre ai costi di gestione e al combustibile, anche il gestore di rete affinché si prenda l'elettricità che producono.
“Il
fenomeno è sempre più evidente man mano che viene installato nuovo
eolico”, spiega a Bloomberg, Christopher Crane, CEO di Exelon - se la
spinta dell'eolico continua “c'è un'elevata probabilità che le centrali nucleari esistenti, sicure e affidabili, non saranno più competitive e dovranno essere mandate in pensione in anticipo”.
Anche
se la responsabilità della crisi del nucleare è solo in parte causata
dall'energia dal vento, visto che pesa molto di più la concorrenza del
gas, è comunque chiaro che l'atomo come pure il carbone, sempre più
penalizzato dalle normative ambientali, stiano perdendo la battaglia.
Che l'eolico (e le altre rinnovabili) continuino a crescere, spingendo
in basso i prezzi dell'elettricità è certo. Se nel 2013 negli Usa le
installazioni probabilmente rallenteranno, dopo il rush finale del 2012,
sappiamo bene che la strada è comunque segnata e che l'energia dal
vento sarà sempre più competitiva. Basti ricordare che dal 2010 i prezzi
delle turbine sono calati di un terzo.
13 marzo 2013
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