Altre quattro centrali termoelettriche
chiudono in Germania. Lo sconvolgimento del mercato da parte delle
rinnovabili le sta facendo lavorare in perdita. La produzione da eolico e
fotovoltaico abbassa notevolmente i prezzi in Borsa, fino al caso
limite in cui i produttori devono pagare per immettere l'energia in
rete. Evento verificatosi due volte a giugno.
09 luglio 2013
Altre 4 centrali termoelettriche
chiudono in Germania. L'annuncio viene dato dall'utility EnBW e riguarda
due centrali a carbone, una a gas e una ad olio combustibile in
cogenerazione. Il motivo: lo sconvolgimento del mercato elettrico da parte delle rinnovabili
le sta facendo lavorare in perdita. Per dirla con le parole
dell'azienda: “La decisione emerge dal rapido cambio strutturale del
settore energetico. In particolare, a causa dell'installazione di nuova
potenza da fonti rinnovabili, molte centrali a fonti fossili sono
esposte a una grande pressione commerciale e finanziaria, rimanendo in
funzione solo come unità marginali. Questo causa un drastico calo nei
ricavi. Specialmente le centrali a gas, ma anche le più anziane tra
quelle a carbone e a olio combustibile non riescono più a ripagarsi, ai prezzi correnti del mercato elettrico e non possono più essere fatte funzionare in maniera economicamente sostenibile".
"Per
questo motivo, si legge in una nota, l'unità di cogenerazione III
(inaugurata nel '75, ndr) e la turbina a gas III (del '71, ndr) del sito
di Marbech, e gli impianti a carbone (antracite, ndr) 1 e 2 di Walheim
(entrambi degli anni '60) saranno chiusi non appena sarà legalmente
possibile farlo”. EnBW inoltre sta negoziando con l'Agenzia per la rete
tedesca la possibilità di chiudere una quinta centrale, l'impianto a ciclo combinato a gas RDK 4 a Karlsruhe,
attualmente sottoutilizzato e in perdita. “Visto che sono in ballo
potenziali cambiamenti nei meccanismi di mercato, la prospettiva di una
successiva riapertura dell'impianto resterebbe aperta”, fa sapere EnBW,
riferendosi evidentemente a misure di capacity payment, che vadano cioè a remunerare l'impianto per i servizi di flessibilità che fornisce al sistema elettrico.
Insomma, in Germania sta succedendo quel che accade anche da noi e in altre nazioni (vedi ad esempio Qualenergia.it, Usa, come l'eolico sta facendo chiudere il nucleare): fotovoltaico
ed eolico quando producono abbassano il prezzo dell'elettricità in
Borsa, spingendo fuori mercato le centrali alimentate a fonti fossili,
in primis i cicli combinati a gas. Effetti, quelli sul mercato tedesco
elettrico tedesco, dei quali abbiamo già parlato l'anno scorso
(QualEnergia.it, Germania, le complicazioni del kWh low-cost da rinnovabili).
In questo inizio di 2013, anche se la produzione di sole e vento non è
cresciuta molto, a causa del meteo sfavorevole, l'impatto si sta facendo
sentire ancora più pesantemente: in base agli ultimi dati pubblicati da
"Platts", il prezzo dell'elettricità in Germania è crollato. Il prezzo
medio sul mercato del giorno prima si è infatti attestato in giugno a
27,86 €/MWh, scontando un calo del 29% rispetto a un anno prima e del 48% nei confronti del giugno 2011.
Meglio
delle parole parlano i grafici sotto, che abbiamo preso da una
presentazione dell'analista Bernard Chabot di BCCconsulting in cui si
riassume l'andamento del mercato elettrico tedesco negli ultimi 6 mesi.
Quanto la produzione da rinnovabili sia cresciuta in Germania negli
ultimi anni lo sappiamo bene (cliccare qui per grafico).
L'impatto che questo ha sulla generazione da fonti fossili e del prezzo
dell'elettricità in Borsa si osserva chiaramente in questo diagramma,
riferito a marzo 2013:
Quando
la linea azzurra, che rappresenta la produzione da fotovoltaico ed
eolico, sale, si abbassano sia la linea nera, che rappresenta la
produzione del termoelettrico convenzionale, che quella rossa, i prezzi
del MWh in Borsa. Ancora più evidente l'effetto negli ultimi dati
disponibili, quelli di giugno 2013, quando il FV ha avuto la produzione record di 4,3 TWh arrivando all'11% del mix di generazione (era a 2,2 TWh nel giugno 2011, il 5% della produzione).
Come
vediamo nell'ultimo mese, quando il contributo di sole e vento è stato
maggiore – ad esempio nel famoso week-end del 16 giugno, quando anche in Italia il prezzo del MWh in Borsa è arrivato a zero - si sono avuti prezzi dell'elettricità addirittura negativi.
In questi casi, i produttori devono pagare per l'elettricità che immettono in rete
(fino a 30 euro/MWh, come vediamo dal grafico) e a rimetterci di più è
chi ha impianti poco modulabili, come quelli a carbone. Episodi del
genere accadono quando ci sono produttori che in Borsa fanno offerte
negative: quelli che avrebbero costi maggiori per fermare gli impianti
oppure, ed è il caso delle rinnovabili, quelli che producendo energia incentivata e senza spese di combustibile ci guadagnano comunque, anche pagando per cederla.
Casi che sono dunque un'evidente distorsione del mercato,
per ora eccezionali. Mentre in Italia, per come sono costruiti gli
algoritmi del nostro mercato elettrico, non sarebbe possibile arrivare a
prezzi negativi, in Germania si potrebbe arginare questo problema ad
esempio con lo sviluppo degli accumuli: secondo uno
studio del Fraunhofer Institute la diffusione dello storage potrebbe
aumentare del 66% la capacità della rete di accogliere energia e far
calare del 40% i picchi di domanda. http://www.qualenergia.it/articoli/20130709-germania-fossili-che-chiudono-e-prezzo-del-mwh-che-va-sotto-zero
09 luglio 2013
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