Doc. XXIII
N. 32
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI
(Relatrici: Sen. Paola Nugnes, Sen. Laura Puppato)
Approvata dalla Commissione nella seduta del 20 dicembre 2017
_______________
Comunicata alle Presidenze il 20 dicembre 2017
ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1
7.4 L’attività d’indagine
svolta dalla Commissione (pag. 439 -446)
La Commissione ha svolto uno specifico approfondimento d’indagine sullo
sversamento e interramento di rifiuti pericolosi nell’area di Borgo Montello.
L’eventuale presenza di scorie di origine industriale può comportare - come è
evidente - la necessità di interventi di bonifica ben differenti rispetto a
quelli fino ad oggi ipotizzati, che prendono in considerazione la sola
contaminazione da rifiuti solidi urbani[1].
E’ bene poi ricordare come l’unico intervento di messa in sicurezza
realizzato nell’area fino ad oggi (realizzazione di un polder da parte della società Ecoambiente S.r.l., su progetto del
professor Gianmario Baruchello del 1998) si basa su una analisi dei dati che
escludeva la presenza di rifiuti pericolosi di origine industriale. Tale
intervento è, tra l’altro, oggi contestato nell’ambito del procedimento penale
in corso davanti al tribunale di Latina per avvelenamento delle acque, del
quale si è detto in precedenza.
Per quanto riguarda l’area “B2”, come abbiamo visto, i documenti acquisiti
hanno consentito di almeno definire con un certo grado di certezza il tipo di
rifiuto conferito negli anni ‘90, delimitando l’area, il periodo storico e gli
attori.
Lo stesso non si può dire per le altre zone interessate da sversamenti
illeciti. L’area indicata dalle finti confidenziali della Squadra mobile di
Latina non è stata mai interessata da procedimenti penali relativi allo
sversamento di rifiuti pericolosi, come invece è avvenuto per il sito “B2”.
La Commissione ha, dunque, esercitato i poteri di natura giudiziaria
conferitile dalla Costituzione e dalla legge istitutiva, assumendo a sommarie
informazioni, a mezzo di personale di polizia giudiziaria, alcuni testimoni
residenti nell’area di Borgo Montello e alcuni ex dipendenti delle società di
gestione dell’area già indicata dalle fonti confidenziali della squadra mobile
di Latina come interessata allo sversamento di rifiuti pericolosi. La loro
testimonianza - particolarmente importante - permette di ricostruire la
presunta attività illecita di interramento di fusti contenenti scarti
industriali all’interno della citata zona, nel periodo degli anni ’80 e ’90.
Tali testimonianze sono concordanti con quanto ricostruito nel corso
dell’attività di indagine delegata alla Squadra mobile di Latina, consentendo
di delineare uno scenario altamente probabile.
E’ evidente che per supportare ulteriormente la ricostruzione degli
sversamenti avvenuti durante le passate gestioni degli invasi sarebbe
necessaria un’attività tecnica di scavo, carotaggio e analisi nei punti
indicati dai testimoni: peraltro il successivo abbancamento di rifiuti urbani
nei punti dove, secondo le testimonianze dirette, sono stati interrati i fusti
rende estremamente difficile e costosa questa attività.
I verbali completi di assunzione di sommarie informazioni testimoniali
permangono in regime di segretezza, mentre le parti richiamate sono state
declassificate, con opportuni omissis;
in particolare per la tutela delle identità dei testimoni, che nel seguito
verranno indicati con le lettere A, B, C e D.
Il
teste A [2]
Si tratta di un abitante della zona che, nel corso degli anni, ha raccolto
le testimonianze di alcuni ex dipendenti e fornitori dei gestori della
discarica di Borgo Montello (anni ’80 e anni ’90). E’ stato ascoltato a
sommarie informazioni il 7 giugno 2016.
Il teste ha riferito:
che Carmine Schiavone, nel corso di
una trasmissione dell’emittente “Lazio Tv”, ha riferito sulla presenza
nell’area di Borgo Montello di Michele Coppola, alias “O Zannuto”; di essere
stato più volte minacciato verbalmente dalla moglie di Michele Coppola; che
alcuni abitanti della zona gli avevano riferito di aver visto il baule
dell’automobile del Coppola “pieno di armi”; che alla fine degli anni ’90
Coppola “fece sversare numerosi autocarri con fanghi in una scarpata attigua
all’azienda sequestrata allo stesso Coppola, sulla curva della strada prima dei
poderi di Salvalaggio”; di essere a conoscenza, rispetto a questi fatti, di un
esposto anonimo al Corpo forestale di Cisterna di Latina; di aver ascoltato,
circa quattro anni prima, il teste D, riferire di interramenti di “fusti
tossici”, “puntando il dito sulla predetta mappa (nel punto) dove io ho
indicato una X”; di aver ricevuto conferma di tale indicazione dal teste C; di
avere ricevuto alcune confidenze dal teste B.
In particolare:
i fusti indicati nella zona compresa
tra gli invasi S1 e S3, in realtà, erano stati “sversati negli anni ’90 da
autocarri di cui lui vedeva e firmava le bolle di ingresso nella discarica e mi
riferiva che in realtà erano contenitori di plastica di forma cubica”;
B “faceva dei viaggi fino a Treviso
dove cambiavano le bolle e tornavano con lo stesso materiale per poi sversarlo
a Borgo Montello o in altri posti”;
B aveva rapporti
“particolari” con Michele Coppola tanto da essere stato invitato a Casal di
Principe;
B ha riferito di cene
a casa di Michele Coppola con persone che lui (Coppola) chiamava i “4 zii più
importanti di Casal di Principe”, includendo tale Carmine, identificato nel
collaboratore di giustizia Carmine Schiavone;
in alcune occasioni avrebbero
partecipato a tale cena un maresciallo dei carabinieri di Latina e un esponente
politico locale.
Al verbale di sommarie informazioni è allegata la mappa con l’indicazione
del punto interessato
dall’interramento dei fusti:
Comparando la mappa fornita dal teste A con la mappa allegata
all’informativa della Squadra mobile di Latina si nota la coincidenza dei due
punti, che distano uno dall’altro pochi metri, ambedue a cavallo tra l’invaso
S3 e l’invaso S1.
Da accertamenti effettuati sulle banche dati in uso alla polizia
giudiziaria il teste non risulta avere precedenti giudiziari. Non risulta,
inoltre, avere mai ricevuto querele per i reati di diffamazione o calunnia.
Il
teste B [3]
Il teste “B”, indicato dal teste “A” come particolarmente informato sui
fatti oggetto dell’indagine, è stato sentito a sommarie informazioni l’8 giugno
2016, dopo una complessa attività di individuazione del domicilio.
Il teste ha riferito:
“Premetto che […] ho lavorato come
agricoltore presso il fondo di Chini Umberto, sito in Borgo Montello con
azienda agricola in via Monfalcone 25 […]. In quegli anni in una zona avvallata
del podere, verso il canale Astura, venivano sversati rifiuti urbani,
provenienti perlopiù da Anzio, Nettuno, Latina e Velletri. Quando il Chini e il
Proietto hanno capito che il terreno dava più denaro con i rifiuti che con la
vigna, negli anni ‘80 Proietto ha liquidato Chini acquistando il podere
trasformando la zona in una discarica molto più grande dove conferivano molti
più rifiuti […]. Alla fine degli anni ‘80 tale Maruca Biagio acquista l’intera
area liquidando Proietto con 12 miliardi delle vecchie lire. Io rimango a
lavorare come sempre e vengo definito da Proietto uomo di fiducia”;
“Proietto all’epoca era molto amico
con il senatore Calvi Maurizio. Questi veniva spesso a trovarlo e la gente
diceva che grazie a questa amicizia la discarica otteneva le autorizzazioni e
in cambio tutti votavano Calvi. L’autista di Calvi era uno dei dipendenti della
discarica, tale Fraulin Sergio. L’autovettura di Calvi era intestata a Proietto
e di fatto Fraulin era pagato da Proietto” [4];
“Sempre alla fine degli anni ‘80 ho
avuto modo di conoscere Michele Coppola, personaggio molto potente che girava
spesso con armi e macchine di grossa cilindrata […] Io ogni tanto andavo con
lui e ricordo un particolare curioso che quando doveva entrare in casa sua
tirava fuori la pistola e controllava se dentro casa vi fosse qualcuno. Io ero
presente per testimoniare eventualmente l’uso di legittima difesa nel caso in
cui avesse sparato a qualcuno, cosa mai avvenuta fortunatamente, Una volta mi
ha portato a casa sua a Casal di Principe. Ricordo che è arrivato al paese,
ricordo bellissime case e mi ha presentato i suoi parenti che chiamava tutti
“zii”. Ho anche conosciuto Carmine Schiavone, che poi ho riconosciuto sui
giornali quando hanno dato la notizia della sua morte. Ricordo che Schiavone
vedendomi ha chiesto a Coppola chi ero io e Coppola l’ha tranquillizzato dicendo
che ero un amico. Abbiamo pranzato in famiglia e poi siamo tornati con la sua
Mercedes”;
“Ricordo che il maresciallo
Menchella andava a controllare a casa sua [di Michele Coppola] le armi che
deteneva”.
“I viaggi che facevamo a Treviso
erano per andare a conferire i fanghi, andavamo fino a Treviso perché pagavamo
meno”;
“I viaggi a Piombino, invece, erano
legati al fatto che andavamo a ritirare i rifiuti urbani sull’isola d’Elba.
Passavamo da Frosinone, ci cambiavano la bolla e poi portavamo i rifiuti a
Viterbo”.
Rispetto ad altri punti riferiti de relato dal teste A, il teste B non ha
confermato:
“non so di cene elettorali
organizzate da Coppola Michele”;
“della vicenda di don Cesare Boschin
non so nulla”;
“della costruzione della casa del
maresciallo Menchella e dei favori fatti con viaggi di materiali diretti alla
sua proprietà non so dire nulla”;
“non so di fusti interrati nella
discarica”;
Anche per il teste B non risultano precedenti penali o querele per i reati
di diffamazione o calunnia. Va evidenziato che B si è rifiutato di firmare il
verbale di sommarie informazioni, mostrando alla fine dell’interrogatorio un
evidente stato di agitazione e paura.
Il
teste C [5]
Il teste “C” è stato ascoltato a sommarie informazioni il 12 luglio 2016.
Era stato indicato dal teste “A” come persona informata rispetto a interramenti
di fusti con rifiuti speciali, anche pericolosi, nell’area della discarica di
Borgo Montello.
Ha riferito:
di conoscere Andrea Proietto (già
gestore della discarica) “da sempre”; iniziò a lavorare per questo imprenditore
all’età di 23, 24 anni, occupandosi come carrozziere dei mezzi della società
Global. Riferisce di essere stato assunto “in epoca elettorale” e che gli venne
chiesto il voto a favore del partito di riferimento del Proietto (non indica il
nome della lista);
conosceva molto bene i custodi della
discarica, tra i quali il teste “B”, che aveva anche la responsabilità di
movimentare la terra all’interno dell’invaso;
quando Proietto ha venduto la
gestione a Maruca, il teste “C” ha proseguito il suo rapporto di lavoro con la
società “Global service”, insieme ad altri dipendenti. Nel 1995 torna a
lavorare per la famiglia Proietto, in località “Tre cancelli” a Nettuno;
di avere conosciuto Michele Coppola;
di avere accompagnato una volta
Michele Coppola al “commissariato di Cisterna di Latina, perché preoccupato [il
Coppola] dell’inquinamento della discarica”. “In quella sede - ha riferito C -
Coppola mi chiese di riferire al funzionario di Polizia se avevo visto o se
sapevo che all’interno della discarica i mezzi conferivano oltre che i rifiuti
urbani anche i fusti. Io dissi la verità confermando di aver visto con i miei
occhi la presenza dei fusti che venivano buttati in mezzo all’invaso della
discarica”; ricorda che queste dichiarazioni “non vennero prese a verbale dal
funzionario o almeno non ricordo di aver firmato alcun verbale”;
Il teste ha quindi confermato quanto dichiarato all’epoca - fa risalire la
sua testimonianza ai primi anni ’90 - aggiungendo:
“In quel periodo tutti quello che abitavano o lavoravano in zona sapevano
che i mezzi entravano in discarica e scaricavano dei fusti (bidoni da 200 litri
in lamiera e altri fusti in plastica) in mezzo ai rifiuti e che questi fusti
venivano mescolati e interrati con i mezzi della discarica. Questa operazione
all’interno della discarica la faceva soprattutto [omissis] in quanto aveva accesso alle ruspe e faceva lavori di
spargimento di rifiuti per riempire gli invasi S3 e S1. In pratica i fusti
venivano buttati in mezzo ai rifiuti normali e con le ruspe venivano compattati
in mezzo agli altri rifiuti. Le voci dell’epoca dicevano che venivano dal nord
Italia, Grosseto, Perugia, Rieti ed erano fusti normalmente utilizzati per
raccogliere rifiuti industriali e non di certo rifiuti domestici”. Il teste ha
specificato di occuparsi ancora oggi di raccolta rifiuti e di avere “il
patentino per rifiuti speciali” e di essere quindi in grado di “capire la
differenza tra tipi di rifiuti”.
Ha specificato che fino a quando la discarica è stata gestita da Andrea
Proietto [il 1989] il flusso di rifiuti industriali gettati negli invasi (con
le modalità descritte e quindi non rispettando nessuna norma o buona pratica
per lo stoccaggio di rifiuti speciali e pericolosi) raggiungeva la quantità di
300-400 fusti al mese.
Il teste C ha dichiarato di “temere di perdere il posto di lavoro” qualora
la sua identità fosse rivelata.
Nel corso dell’esame il teste ha indicato su una mappa tratta da Google
maps il punto dello sversamento.
Immagine dell'area della discarica di Borgo Montello, con il luogo indicato dal teste C
Il
teste D [6]
Il teste D era già stato indicato nell’informativa della squadra mobile di
Latina dell’ottobre 2013 come coinvolto nello sversamento illecito di rifiuti
pericolosi negli invasi della discarica. Secondo le fonti confidenziali degli
investigatori, D avrebbe incassato ottanta milioni di lire negli passati per il
suo supporto. Secondo quanto ricostruito nella citata informativa, il teste
avrebbe effettivamente lavorato nel movimento terra all’interno della discarica
di Borgo Montello per diversi anni.
D era stato chiamato in causa dal teste A, come persona informata rispetto
al punto di interramento dei fusti. Interrogato il 12 luglio 2016 su questo
specifico punto, D ha sostenuto di non sapere assolutamente nulla sul punto e
di aver riferito alcune cose al teste A in tono scherzoso e solo come mera
ipotesi: "ricordo un episodio dove in effetti ci siamo ritrovati io [omissis] e altre persone, e in modo
scherzoso io dissi che se c’erano dei fusti nella discarica questi dovevano
stare nell’invaso realizzato successivamente a S0. Ma questa mia affermazione
non era basata su alcuna mia conoscenza diretta o indiretta di conferimenti di
fusti all’interno della discarica. Per me quelle erano solo voci come quella
che la morte del prete era dovuta alla discarica".
Il teste A era già stato ascoltato a sommarie informazioni negli anni
scorsi della Squadra mobile di Latina. I verbali - acquisiti dalla Commissione
- riportano sostanzialmente gli stessi fatti (salvo i riferimenti al teste B,
che si basano però su informazioni acquisite da A solo successivamente agli
interrogatori resi alla polizia giudiziaria di Latina). Da questo punto di
vista è altamente probabile che A abbia riferito fedelmente quanto ascoltato
dagli altri testimoni.
Per quanto riguarda le testimonianze di B, C e D - che riferiscono su fatti
dei quali sono stati testimoni diretti - l’attività di riscontro si è basata
sull’analisi dei dati contenuti nella Banche dati in uso alla polizia
giudiziaria, sulla storia lavorativa dei testimoni, sull’incrocio con quanto
già accertato dalla magistratura di Latina in procedimenti penali, i cui atti
sono stati acquisiti dalla commissione.
Quanto riportato dai testi su Michele Coppola trova diretto riscontro in
atti giudiziari e nelle banche dati. Coppola è stato condannato in via
definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso (articolo 7 legge n.
203/1991), con sentenza emessa il 10 maggio 2012 dal tribunale di Santa Maria
Capua Vetere (la sentenza della Corte di cassazione, Sez. II, n. 4121/2015, ha respinto il ricorso degli
imputati). Dalle banche dati in uso alle forze di polizia risulta il possesso
di numerose armi da fuoco.
Un altro testimone, sentito a sommarie informazioni dalla squadra mobile di
Latina il 30 ottobre 2013, riferiva di esplicite minacce provenienti dal
Coppola dirette ad evitare denunce sulla discarica:
"Ricordo un'altra circostanza che
ho vissuto in prima persona in quel periodo. Un pomeriggio si fermò fuori
dalla mia abitazione e azienda agricola sita in [omissis] un bilico. L'autista venne da me per chiedere l'indirizzo
della società Indeco, dove appunto era diretto. Aggiunse che si era perso in
quanto non conosceva le strade nonché che era partito da Bologna. Trascorsi
alcuni minuti dalla sosta, l'aria divenne irrespirabile a causa del fetore
emanato dal carico del camion che si allontanò quasi subito. Preciso che 10
minuti dopo si presentarono da me i vicini e confinanti infuriati additandomi
quale responsabile del male odore diffusosi nella zona. Credevano che fosse
causato dalla mia azienda agricola tant'è che fui costretto a far fare un
sopralluogo per scongiurare possibili conseguenze. Incuriosito presi la mia
autovettura e raggiunsi la discarica; il camion o bilico era già presente
all'interno e rimase là per almeno tre
giorni. Non ho potuto constatare cosa trasportasse il bilico né ho appreso
successivamente la natura delle cose trasportate. [...] In questa occasione non
mi rivolsi ai Carabinieri di Borgo Pogdora per segnalare il fatto, a causa di
una precedente denuncia presentata dal comitato a Carabinieri appena citati
ricevetti una visita di Michele Coppola [...]. In quel caso mi fece capire che per il futuro
sarebbe stato meglio evitare denunce in merito alla discarica".
Sulla presenza dei fusti altri testimoni - ascoltati a sommarie
informazioni dalla Squadra mobile di Latina - hanno confermato il racconto del
teste C, con particolare riferimento a quanto da lui già denunciato alla
Polizia di Stato negli anni passati.
Il teste A aveva riferito di aver ascoltato, circa quattro anni fa, il
teste D riferire di interramenti di “fusti tossici”, “puntando il dito sulla
predetta mappa (nel punto) dove io ho indicato una X”; come già riferito,
sentito a sommarie informazioni, il teste D ha smentito queste affermazioni. In
realtà le circostanze riportate dal primo teste sono pienamente confermate da
un terzo testimone, sentito a sommarie informazioni dalla squadra mobile di
Latina il 31 ottobre 2013. Questo terzo teste (la cui testimonianza è contenuta
negli atti giudiziari della procura di Latina acquisiti dalla Commissione) ha
aggiunto ulteriori considerazioni sul ruolo di D: "Ho dedotto che i fusti
in argomento fossero stati interrati da D, in quanto nei primi anni '90
lavorava in subappalto presso la discarica di Borgo Montello".
Il teste B ha confermato solo parzialmente quanto riferito – de relato –
dal teste A. Va però evidenziato lo stato di evidente timore del teste, che
vive attualmente in un contesto degradato e senza nessuna sicurezza personale.
In ogni caso B ha confermato alcuni punti essenziali, quali gli stretti
rapporti con Michele Coppola (che, dunque, si interessava di quanto avveniva
nella discarica, stringendo relazioni con l’uomo di fiducia del gestore
Proietto), tanto da portare il teste B a Casal di Principe, facendogli
conoscere i vertici del clan dei Casalesi (ad esempio Carmine Schiavone,
all’epoca non ancora collaboratore di giustizia e considerato il “cassiere” del
gruppo criminale).
[1] La Commissione ha acquisito (Doc. n.
12/1-4) documentazione proveniente dalla società Ecoambiente, che si fonda in
efeftti su questo presupposto
[2]
Doc. n. 1406/2
[3] Doc. n. 1406/4
[4] Sui rapporti tra il senatore
Maurizio Calvi e Andrea Proietto si veda altresì il § 7.5
[6]
Doc. n. 1406/3
Nessun commento:
Posta un commento