giovedì 30 novembre 2017

Sprechi da 20 milioni per l'autostrada Roma-Latina, arriva la prescrizione, solo 14 per la manifestazione per l'apertura dei cantieri

Stranamente i super tifosi del mega appalto a tutti i costi per l'autostrada non fanno mai riferimento agli "sprechi" (sempre che siano sprechi) da 20 milioni che sicuramente hanno ritardato l'inizio degli appalti. Gli stessi tifosi non se la sono mai presa (figuriamoci se denunciato) con i responsabili di questi sprechi che quindi hanno impedito l'apertura dei cantieri. Anzi magari li rivotano pure gli autori degli sprechi. Mega appalto caro al sistema degli appalti Incalza, ovviamente finito sotto inchiesta, insieme a Maurizio Lupi, allora ministro che si è dovuto dimettere da ministro per questa inchiesta dove si parla e ci sono le intercettazioni sull'autostrada. Il massimo tra questi tifosi lo raggiunge un sindacato che a giugno organizza una manifestazione con una decina di partecipanti (secondo le immagini diffuse) facendo confusione enorme: parlano di autostrada a parole e poi sul manifesto fanno riferimento invece ai lavori sulla SR 148 Pontina. 

 https://pontiniaecologia.blogspot.it/2017/11/sindacati-errori-e-strafalcioni.html

I lavori sulla Pontina sono ben altra cosa. Costerebbero molto di meno, sarebbero già sufficiente i soldi stanziati (ma questo i tifosi non lo dicono) che invece non basteranno mai per l'autostrada. Così come i tifosi tacciono del pedaggio che graveranno pesantemente sui risparmi dei pendolari (studenti e lavoratori) che non interessano sicuramente al sindacato. Come pare non interessare la giustizia (visti i 20 milioni sprecati), l'efficienza (visto il tempo perso per i milioni sprecati). Allo stesso modo al sindacato non interessa che con l'appalto lavoreranno (se e quando inizieranno i lavori) i soliti noti, mentre con la messa in sicurezza lavorerebbero ditte locali. I lavori sarebbero pronti in due anni e mezzo (secondo Ance e Polizia) e non in oltre 10 anni. La Pontina non resterebbe bloccata per una decina d'anni, ma forse questo a sindacato e tifosi non interessa. Con la messa in sicurezza sarebbe interessato anche il tratto più pericoloso, quello tra Borgo Piave e Terracina, ignorato dall'appalto, dai tifosi e dal sindacato. L'altro giorno altro manifesto sbagliato 

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e 14 persone tifose a chiedere l'appalto caro al sistema Incalza originato da una legge definita criminogena da Cantone. Latina è anche la provincia dove dopo 20 anni ancora non si termina il progetto di Rio Martino, del fallimento dell'Intermodale, di Latina ambiente, delle Terme, dei milioni di euro di ristoro persi per la centrale nucleare, della mancata bonifica di Borgo Montello, di tanti siti dismessi. Latina è il comune dei finanziamenti di decine di milioni persi per il mancato raddoppio della SR 156 dei Monti Lepini, della Bassianese, della metro leggera. Latina è la provincia dove non sono bastati 30 anni per la Frosinone - Mare (con 7 morti nei primi 13 mesi dall'apertura), con il progetto sbagliato della SR 156 dei Monti Lepini nel comune di Sezze. Non sono bastati 20 anni per rifare la SR 156 dei Monti Lepini e nessuno sa se e quando finirà. Latina è la provincia dove la Migliara 45 (vicino la rotatoria della SR 148 Pontina in prossimità della Plasmon) doveva essere a senso unico alternato per un mese ed un anno non è bastato per finire i lavori. Latina è la provincia del ponte del Sisto tra San Felice e Terracina, del delirio con la chiusura della SR 148 tra la Plasmon e il canale di Rio Martino per incapacità gestionale. Sulla Pontina si staccano pezzi di cemento e di intonaco dai cavalcavia per la mancata manutenzione. La SR 148 Pontina e la SS7 Appia dovevano essere messe in sicurezza nel territorio provinciale di Latina e Roma con finanziamento CIPE del 2001. Che fine hanno fatto anche quei finanziamenti? dove sono stati per 16 anni (senza contare gli altri progetti sopra elencati) i tifosi dell'appalto ad ogni costo e il sindacato che sbaglia manifesto?

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nell'immagine sembrerebbe poi che l'autostrada collegherebbe Latina con l'Eur, ma non è così. L'autostrada partirà da Borgo Piave e si fermerà a Spinaceto molto prima del GRA e delle autostrade e non ci collegherà nemmeno con Roma. Poi il sindacato si accorge dell'errore del 26 giugno quando parlava di SS 148 e invece adesso scopre l'autostrada. Non parla ovviamente dei danni della tangenziale e della stessa autostrada, così come tace sul costo dell'autostrada (12 o 13 euro al giorno per andata e ritorno)..

DI F E SA Uranio e non solo: controlli nei poligoni, primo sì alla legge

“D’ORA IN POI sarà garantita la trasparenza delle attività addestrative, la tutela della salute dei militari e delle popolazioni residenti in prossimità dei poligoni, l’ob - bligo di bonificare l’ambiente entro termini certi, grazie anche all’impiego di risorse adeguate messe a disposizione dal ministero della Difesa”. Lo dice il presidente della Commissione d’inchiesta sull'uranio impoverito Gian Piero Scanu (Pd) dopo l’approvazione in commissione Bilancio al Senato di un apposito emendamento. Dopo mesi di polemiche Scanu ringrazia “la ministra Pinotti, per il sostegno politico offerto, e i senatori Lai, Cucca, Angioni e Uras”. Finora non c’erano obblighi né controlli. Il problema è particolarmente sentito in Sardegna per la presenza dei poligoni di Quirra e di Teulada dove si sono accumulati veleni. La proposta nasce dai lavori della commissione che si è occupata anche di amianto, radon e altri inquinanti impiegati dalle forze armate. Un’altra proposta della commissione sottrae alla Difesa, per affidarli a ispettori in maggioranza civile, i poteri su indennizzi e pensioni per le malattie professionali dei militari. I morti da uranio impoverito, secondo l’O ss e r va to r i o militare, sono oltre 347, i malati circa 7.000.

fumi neri Ta ra n t o Comune e Regione ricorrono contro il decreto che autorizza il piano ambientale di ArcelorMittal. Il ministro sospende la vertenza in attesa del Tar

I dubbi Sindacati contro gli enti locali, ma molte prescrizioni ambientali sono slittate di anni IL DPCM del 29 s e t te m b re autorizza il piano ambientale di Arcelor Mittal , che ha vinto la gara per Ilva n IL TESTO fissa la scadenza per le prescrizioni ambientali al 2023; 2020 per coprire i parchi m i n e ra r i n TARANTO e Regione l’hanno impugnato : per loro molte prescrizioni dovevano essere già co m p l e t a te

“PATRIMONIO SPOLPATO” Crac banca Etruria: 27 richieste di rinvio a giudizio

IN QUATTRO hanno chiesto il rito abbreviato, per altri 27 il pm vuole comunque il giudizio: il giudice dell’udienza preliminare deciderà non prima di febbraio, dopo aver ascoltato le difese di quanti, tra ex vertici, amministratori e sindaci revisori, sono coinvolti nell’inchiesta per il crac di Banca Etruria. Oltre duemila i risparmiatori ammessi come parti civili. Nuova udienza ieri davanti al gup di Arezzo per il procedimento sull'istituto nel quale sono stati riuniti quattro filoni di indagini sul fallimento di Etruria: bancarotta, bancarotta bis, liquidazione all’ex dg Luca Bronchi e responsabilità dei sindaci revisori. Proprio Bronchi, insieme all’ex presidente Giuseppe Fornasari, all’ex vicepresidente Alfredo Berni e l’ex consigliere Rossano Soldini, ha chiesto il rito abbreviato. I primi tre sono accusati di bancarotta fraudolenta, Soldini di bancarotta semplice. Per gli altri 27 imputati, tra cui l’ex presidente della banca, Lorenzo Rosi, il pm Andrea Claudiani ha chiesto il rinvio a giudizio a vario titolo per bancarotta fraudolenta o semplice. La tesi dell’accusa si basa sulla presunta esistenza di un governo informale a cui partecipava anche l’allora presidente Fornasari e che avrebbe ridotto il cda a mero organo di ratifica.

Venezia Brugnaro, il doge imprenditore a tutto gas sul Canal Grande - Un uomo solo al timone La parabola del sindaco “p a rò n”, figlio del sindacalista di Marghera. Nobili e ricchi fuori dalla scena

Il Consiglio comunale sembra un’a s s e m blea di soci. Con il sindaco che nomina i propri dipendenti in Comune E poi va in Brasile dieci giorni per i suoi affari MONICA SAMBO (PD) DAVIDE SCANO (M5S)

Rabbia con ironia: la statua di Quo e le lotte di Mestre e di Marghera Le voci della città di Venezia

IL POSTO DELLE FRAGOLE Il campiello del Remer Camminando per Salizada San Giovanni Crisostomo è una fessura tra i palazzi. Se la segui, ti ritrovi al campiello del Remer (gli artigiani che producevano remi). Affacciato sul Canal Grande, ma appartato. Un luogo che racchiude leggende: nel 1598 il doge Marino Grimani passando di qui sentì le urla di una donna. Era la nipote Elena con il marito Fosco Loredan. D’improvviso Fosco, che sosteneva di essere stato tradito, decapitò la moglie. Il doge pretese che l’a ss a ss i n o andasse dal Papa per stabilire la pena. Ma il Pontefice rispedì Fosco a Venezia. Loredan, disperato, si gettò nel Canal Grande con la testa dell’amata. Il fantasma di notte emerge ancora dalle acque

12 dicembre nuova udienza nel processo contro tre ex esponenti di Ecoambiente per inquinamento delle falde dentro e fuori la discarica di Borgo Montello

questa la nota del 14 aprile
http://pontiniaecologia.blogspot.it/2017/04/come-nelle-previsioni-sfruttando.html

Come nelle previsioni, sfruttando l’astensione in corso degli Avvocati, la parte della difesa ha chiesto e ottenuto il rinvio all’udienza del 12 dicembre alle ore 9,30 nel processo a carico di esponenti (dell’epoca) di Ecoambiente (Landi, Colucci e Rondoni) per inquinamento delle falde.

Come sempre presenti i cittadini residenti in via Monfalcone (famiglie Piovesan) che si sono costituiti parte civile, rappresentati dall'avvocato di Latina Stefano Noal, che sono stata anche l'unica delle parti civili presenti alle operazioni peritali della relazione di CTU del Dottor Tomaso Munari. Munari (vice presidente nazionale dell'ordine dei chimici) ha evidenziato le anomalie nelle attività di bonifica e monitoraggio da parte di Ecoambiente e anche di prelievo e analisi (da parte dell'Arpa Lazio). Stranamente il PM ha citato come teste un altro CTU e non il Dottor Munari che ha appunto consentito poi di arrivare al processo. Presenti altre parti civili come il Comune di Latina (che si è costituito durante il periodo del Commissario Barbato ma dopo che la decisione era arrivata dall'allora assessore all'ambiente Pansera della Giunta Di Giorgi), la regione Lazio e Legambiente. 
questo il post di ieri
ennesima udienza per inquinamento delle falde fuori e dentro la discarica di Borgo Montello. Udienza che in realtà dovrebbe essere la prima considerato che nelle tre precedenti due non si sono svolte per difetti nelle notifiche... e l'ultima perché due dei 3 giudici dovevano essere sostituiti. Processo a parte, per il quale l'inquinamento accertato è stato anche ammesso in dichiarazione spontanea da uno dei 3 sottoposti a processo, che certifica il danno provocato da oltre 10 anni, sono il presente e il futuro che preoccupano i cittadini. Tutte le rassicurazioni dell'amministrazione comunale sembrano smentite da quelle dei curatori fallimentari la scorsa settimana in commissione trasparenza. Speriamo che le altre parti civili sostengano le ragioni dei cittadini residenti in via Monfalcone.
questo il post dopo l'ultimo rinvio di ottobre 2016
udienza inquinamento delle falde discarica di Borgo Montello (contro Landi, Colucci e Rondoni) nella parte gestita da Ecoambiente rinvio al 14 aprile 2017 ore 10,30
Considerato che il Presidente Giudice Iansiti ha annunciato che lo stesso Presidente (per motivi di anzianità) e un altro Giudice (per trasferimento ad altra sede) componente della terna giudicante non potranno essere presenti alla prossima udienza ha dovuto chiedere alle parti se le prove testimoniali dei testimoni (professor Napoli già CTU presente e il generale in pensione della Polizia Provinciale Novelli assente per motivi fisici) del Pm Miliano oggi convocati in udienza potevano essere utilizzati in seguito alla stessa sostituzione nel prosieguo del processo e che la Difesa ha espresso parere contrario (mentre il PM e le parti civili avevano dato il consenso) l'udienza per inquinamento delle falde nella discarica di Borgo Montello (contro Landi, Colucci e Rondoni) nella parte gestita da Ecoambiente ha subito l'ennesimo rinvio al 14 aprile 2017 ore 10,30, dopo quello dal giugno 2015 al 9 febbraio 2016 e ad oggi per la mancata prova della notifica agli imputati.
I cittadini residenti davanti alla discarica di Borgo Montello sempre presenti e attenti, erano assistiti nella loro costituzione di parte civile dall'avvocato di Latina Stefano Noal.
Lo scorso anno all'apertura del processo, oltre alla costituzione di Codici e del Comitato per l'acqua pulita, di legambiente, hanno chiesto di essere parte civile anche la Regione Lazio e il Comune di Latina ed un altro gruppo di cittadini e di un'azienda .
Era stato quindi mantenuto l'impegno voluto dall'ex assessore, dell'epoca, all'ambiente Pansera per il comune di Latina finalmente affianco ai Cittadini di Borgo Montello.
Anche il sindaco Coletta e l'attuale assessore all'ambiente Lessio hanno dichiarato, venerdì scorso, che continueranno nell'iniziativa in difesa dei cittadini.
Il comitato dei cittadini Riuniti di Borgo Montello e Bainsizza, le famiglie Piovesan hanno chiesto alle altre parti civili di coordinarsi per la strategia comune in difesa della salute pubblica, mettendosi a disposizione per spiegare il reale stato di degrado e disastro ambientale provocato dall'inquinamento continuo e giornaliero della discarica anche con emissioni nocive, polveri e cattivi odori.
La lunga e costante difesa del comitato dei cittadini riuniti e le famiglie Piovesan stanno finalmente aggregando altre realtà più lontane (come si vede dalle costituzioni in giudizio) e finora rimaste in disparte verso l'obiettivo comune di superare la discarica e gli impianti superati (come definiti dall'Ing. Tosini della Regione Lazio), con una bonifica di cui non sono certi i benefici (come rilevato dall'ArpaLazio dottor Chiarucci), dal mancato rispetto del progetto di bonifica (dottoressa Valle della provincia di Latina. Chissà che finalmente anche le altre forze politiche che finora assecondato i potenti delle discariche (vedi le varie telefonate e il famoso a Brù ricordate de mì cognato) e che addirittura lo stesso pd ha dimenticato le prese di posizionate contro chi voleva impianti inutili e inquinanti, contrarie al bene comune.
relazione CTU Tribunale di Latina Dottor Tomaso Munari del 30.10.2014 inquinamentofalde discarica di BorgoMontello procedura penale 849/05 c/o Landi, Rondoni + 1 (Ecoambientehttp://pontiniaecologia.blogspot.it/…/relazione-ctu-tribuna…
http://pontiniaecologia.blogspot.it/…/venerdi-di-passione-p…

Latina, il sito di Borgo Montello al question time regionale. Pernarella:”Discarica esaurita ma i residenti vivono barricati”

https://www.latinacorriere.it/2017/11/28/latina-borgo-montello-question-time-regionale-pernarelladiscarica-esaurita-residenti-vivono-barricati/

Borgo Montello, Pernarella: “Discarica esaurita ma i residenti vivono barricati”

http://www.lazio5stelle.it/borgo-montello-pernarella-discarica-esaurita-residenti-vivono-barricati/
Non sappiamo se entro la fine della legislatura riusciremo come opposizione ad avere tutta la verità sulla situazione della discarica di Borgo Montello ma oggi un altro pezzetto di verità è stato faticosamente rosicchiato”. A pronunciare queste parole, subito dopo la risposta al question time all’assessore Mauro Buschini, è Gaia Pernarella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio.
“Ancora una volta – spiega la consigliera regionale -, abbiamo chiesto lumi sullo stato tecnico e amministrativo delle discariche di RSU a Latina essendo ormai esaurite o prossime all’esaurimento la maggior parte dei siti regionali. E questa volta, seppure con una risposta estremamente parziale e dedicata esclusivamente agli ultimi bacini di discarica in via di chiusura a Borgo Montello, l’Assessore ci ha confermato che sia gli invasi di Ecoambiente che quelli Indeco sono da definirsi esauriti. Chiarendoci inoltre che parte dei procedimenti di ampliamento sono stati revocati mentre per altri la procedura VIA dovrebbe chiudersi a breve, dove è da capirsi cosa significhi esattamente il termine “breve” considerato che parliamo di procedimenti aperti da anni”.
Aggiunge la Pernarella: “Ora attendiamo che si esegua il progetto di copertura del dissequestrato bacino S8 così come previsto dall’autorità giudiziaria al fine di arrivare alla corretta impermeabilizzazione del sito. Peccato l’Assessore non abbia utilizzato l’occasione per argomentare e spiegare la situazione degli altri bacini dove l’inquinamento delle falde è già certificato e, nonostante questo, nulla ancora è dato sapere sulle operazioni di bonifica. Intanto né Regione, né Comune, nonostante gli innumerevoli impegni presi e la chiusura due anni fa della discarica, danno risposte ai residenti di via Monfalcone costretti ancora a vivere barricati nelle proprie abitazioni”.

Canada, pescato un astice con il marchio Pepsi sulla chela - Trovato da una pescatrice al largo dell'isola Grand Manan, nel New Brunswick. Un'immagine che riporta l'attenzione del mondo sul problema dei rifiuti galleggianti



Nell'intervista al The Canadian Press, la donna ha detto: "Sono abituata a bere quasi 12 lattine di Pepsi al giorno, quel marchio lo riconosco". "Sembrava che la stampa si fosse impressa sulla chela - ha continuato -. È la prima volta che vedo una cosa del genere". 

Prima di posizionare l'astice in una cassa per la vendita, che potrebbe essere arrivata negli Stati Uniti, la pescatrice ha scattato una foto e l'ha postata online. Un'immagine ripresa dalle principali testate del mondo e che sta facendo discutere.

· LE IPOTESI
Alcuni membri dell'equipaggio della Honor Bound, il peschereccio che ha tirato su il crostaceo dall'acqua, hanno ipotizzato che l'animale sia cresciuto attaccato alla lattina e che l'immagine si sia trasferita sulla chela. Ma è solo un'ipotesi. Ciò che è certo è che la foto ha riportato l'attenzione del mondo sul problema dell'inquinamento.

Come non molto tempo fa fece la foto scattata in Indonesia da Justin Hofmandi un cavalluccio marino che con la coda tiene un cotton fioc. Immagine diventata il simbolo del "mare di plastica".


· I DATI
Secondo uno studio di Nature pubblicato a giugno 2017, tra 1,15 e 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengono scaricati ogni anno dai corsi d’acqua negli oceani. I 20 fiumi più inquinanti rappresentano il 67 per cento del totale globale del flusso di plastica in mare. Un problema che incide su tutto l'ecosistema, non solo quello marino. Secondo altri studi, infatti, si stima che il 90% degli uccelli marini consumino più di 8 milioni di libre di rifiuti di plastica che si trovano negli oceani.

· LE ISOLE DI PLASTICA
La plastica è così tanta che nei mari del Sud Pacifico, a forza di accumularsi, ha creato addirittura un'isola gigante: è grande almeno otto volte la superficie dell'Italia, praticamente pari a tutto il mar Mediterraneo. Un enorme accumulo di detriti scoperto dal capitano Charles Moore con il suo team di ricerca, lo stesso che nel 1977 scoprì il Pacific Trash Vortex: la più nota isola di plastica dei mari del Nord.

L'isola del Pacifico invasa dalla plastica: trovate 18 tonnellate di rifiuti


· IL PARADISO DI PLASTICA
Buste, reti, bottigliette sono finite anche su Henderson Island, isola non abitata nel sud del Pacifico. Questo patrimonio Unesco ospita una quantità di plastica per il 99,8% della sua superficie.

Allevamenti, la nostra battaglia per portare le vacche di Parmigiano e Grana Padano al pascolo

La maggior parte delle quasi due milioni di vacche da latte italiane sono allevate a “pascolo zero”, ovvero in sistemi intensivi che le confinano in stalla per tutta la vita. Separate dal proprio vitello subito dopo il parto, vivono per pochissimi anni (rispetto alla loro aspettativa di vita) producendo quantità innaturali di latte. Queste condizioni di allevamento si applicano purtroppo in gran parte anche alle vacche che producono latte per i formaggi delle “grandi eccellenze” italiane, come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. Di certo, standard di benessere animale, nei loro disciplinari, non ci sono.
La mia associazione, CIWF Italia Onlus, ha voluto approfondire la questione. Per questo, insieme a IRPI (Investigative Reporting Project Italy), abbiamo condotto una investigazione in 9 stalleche forniscono il latte ai due formaggi.
I risultati li abbiamo pubblicati qualche giorno fa. Innanzitutto, nessuno degli allevamenti visitati allevava le vacche al pascolo. Una situazione che conferma quanto aveva già riportato nel suo ultimo libro, Dead Zone, il direttore internazionale di CIWF, Philip Lymbery, con una intervista ai due Consorzi.
Oltre mezzo milione di vacche fanno parte della filiera dei due grandi formaggi. Tanti animali e per questo un potenziale di tanta sofferenza, se tenute a pascolo zero.
Nella nostra investigazione, gli animali stavano come stanno le vacche stanno negli allevamenti intensivi: con corpi ossuti si trascinavano a fatica nei corridoi delle stalle e nelle cuccette. I pavimenti delle stalle, di cemento, erano ricoperti di feci e urina; alcune vacche presentavano ferite alle zampe.
La nostra campagna per portare le vacche del Parmigiano e del Grana Padano al pascolo, lanciata in 7 paesi europei, ha avuto una visibilità incredibile. In pochi giorni ha raggiunto 39 paesi, un pubblico di 200 milioni di persone, con decine di migliaia di cittadini che dicevano #notonmypasta e sottoscrivevano il nostro appello ai Consorzi: dare alle loro vacche almeno cento giorni di pascolo all’anno.
Dare cento giorni di pascolo a degli erbivori ruminanti: sì, questa è la idea tanto rivoluzionaria da suscitare la reazione dei due Consorzi. Leggiamo, nelle note stampa di Parmigiano e Grana Padano, che hanno grande attenzione per il benessere animale, che le stalle visitate sono eccezioni, che le leggi sono rispettate nella loro filiera. Il Parmigiano ha anche precisato che i loro allevamenti non sono intensivi e che «non c’è una correlazione diretta tra pascolo e “vita felice “ della bovina».
Mi fa (tristemente) sorridere che ancora una volta si parli di “casi isolati”. Evidentemente siamo davvero sfortunati, noi delle associazioni di protezione animale! Ci imbattiamo sempre negli allevamenti peggiori.
Quello che è certo è che gli argomenti addotti dai Consorzi per difendere lo status quo non reggono. Conformità alle leggi sul benessere delle vacche? Ma se non esistono. La vacca da latte è purtroppo uno dei grandi esclusi dalla legislazione specie-specifica europea. Per loro valgono solo le disposizioni generali (troppo generali) della Dir. 98/58/CE sulla protezione degli animali negli allevamenti. Una normativa che di fatto non viene implementatacorrettamente negli Stati membri, perché se lo fosse (pensiamo all’articolo 3) gli allevamenti intensivi non esisterebbero.
Parliamo di controlli? Sono anni che, materiale video alla mano, le associazioni denunciano che in Italia controlli sul benessere animale negli allevamenti non funzionano e per questo abbiamo chiesto a gran voce che vengano fatti più stringenti.
Entrambi i Consorzi si riferiscono poi alla imminente introduzione di un sistema di certificazione sul benessere delle vacche. Benissimo, se questo sistema includesse la fruizione del pascolo per gli animali. Peccato però che il sistema citato sia quello del CReNBA (Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale), che, invece, non è garanzia di rispetto del benessere animale. Il protocollo del CReNBA, infatti, si limita a mappare lo stato di una stalla. Ma tra fare ciò e parlare di benessere animale c’è molta differenza.
Dire poi che le filiere in cui le vacche non vengono mai condotte al pascolo non siano intensive è veramente azzardato. Non importa se in un allevamento di vacche ce ne siano 500 o 50. Se le metti chiuse in un capannone a produrre latte per tutta la vita di produzione intensiva si tratta. Forse una stalla al chiuso con pochi animali è meno “industriale” ma resta pur sempre intensiva.
Nella nota stampa del Parmigiano Reggiamo leggiamo poi che non vi è correlazione diretta tra pascolo e vita felice della bovina. Come si fa a sostenere questo? Il pascolo è imprescindibile per il benessere delle vacche. Solo con il pascolo questi animali possono esprimere i loro comportamenti naturali. Ed è anche fondamentale per la loro salute. Dire poi che le vacche in Italia non possono essere tenute al pascolo per il caldo estivo non regge: il clima italiano può essere mite anche nei mesi più freddi e quindi il numero di mesi al pascolo può essere maggiore che in altri paesi, aumentando così il benessere delle vacche.
E’ quindi deludente constatare che, come prima reazione, i due Consorzi abbiano voluto difendere l’indifendibile: lo status quo dell’allevamento intensivo. Ma noi non demordiamo e speriamo che le voci di decine di migliaia di cittadini di tutto il mondo, che stanno continuando ad arrivare, facciano loro cambiare idea e che quindi possa svilupparsi un dialogo sulle possibili soluzioni per introdurre il pascolo nelle loro filiere. Perché, come dice il nostro slogan italiano, non c’è eccellenza senza coscienza. di  | 30 novembre 2017https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/30/allevamenti-la-nostra-battaglia-per-portare-le-vacche-di-parmigiano-e-grana-padano-al-pascolo/4011873/

WWF Pesticidi dentro di noi, i risultati

Notizie pubblicate su 30 November 2017
Diffusi oggi i risultati delle analisi della campagna web in un incontro organizzato da Federbio con Isde, Legambiente, Lipu e WWF

Bastano due settimane di una dieta a zero pesticidi 
per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di inquinanti nelle urine di una famiglia italiana. Madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si passa da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità.  La “decontaminazione” ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo.

In complesso, su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese.

È quanto emerge dalla campagna #ipesticididentrodinoi - promossa da FederBio con ISDE-Medici per l’Ambiente; Legambiente, Lipu e WWF Italia - che ha analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una famiglia italiana, prima e dopo una dieta 100% bio. I risultati finali sono stati  resi noti oggi in un incontro presso il Comando Carabinieri delle Politiche Agricole cui hanno partecipato – oltre a Marta G. e Giorgio D., i due genitori della famiglia analizzata -  Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione #StopGlifosato, Patrizia Gentilini, medico oncologo e membro di ISDE, Franco Ferroni, responsabile Biodiversità e Politiche agricole  WWF Italia,  Emanuela Pace, ricercatrice ISPRA – Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, Daniela Sciarra, responsabile Filiere agroalimentari di Legambiente.http://www.wwf.it/news/notizie/?36440/Pesticidi-dentro-di-noi-i-risultati