Le scadenze della Tari, che da gennaio 2014 ha sostituito i precedenti tributi dovuti ai Comuni (Tarsu, Tia e Tares) non sono infatti uguali per tutti i contribuenti, ma variano in base alle decisioni delle amministrazioni. A Milano, ad esempio, la seconda rata è scaduta a fine ottobre; a Torino gli acconti sono stati pagati con le vecchie tariffe e il saldo (con quelle nuove) va versato entro il 10 dicembre; a Genova mancano la terza rata (a novembre) e il saldo (a dicembre); a Napoli hanno iniziato a pagare a ottobre e finiscono con rate bimestrali ad aprile 2016; a Bari è in scadenza la seconda rata, poi ci sarà quella di gennaio e il saldo a marzo 2016.
Chi deve pagarla - In questa gincana di date, tra immondizia differenziata, indifferenziata e una serie di contenitori colorati in cui smistarla in diverse ore della giornata, la Tari chiama alla cassa chi occupa o detiene l’immobile, a qualsiasi titolo, dal momento che produce rifiuti. Quindi anche da chi vive in affitto, sempre che la locazione superi i 6 mesi nel corso dell’anno solare. La tassa sui rifiuti resta legata alla superficie calpestabile e non a quella catastale, da poco pubblicata nelle visure delle unità immobiliari.
Come si paga – Il contribuente dovrebbe ricevere dal proprio Comune l’avviso di pagamento con il modello F24 o con i bollettini postali precompilati, con l’importo da pagare e le relative scadenze. Ma se non si riceve alcun avviso, il consiglio è contattare l’ufficio tributi o visionare il sito internet istituzionale che di regola avvisa sul pagamento e su eventuali ritardi nell’invio dei bollettini. A volte può accadere che, ricevuto l’avviso di pagamento, il contribuente si accorga anche di alcuni errori nel calcolo della tassa. E in questi casi si deve immediatamente avvisare il Comune che provvederà a fare le opportune verifiche e inviare i nuovi bollettini corretti.
Quando è possibile non pagare - L’esborso può essere evitato quando la casa è inagibile, inabitabile o diroccata, ma anche quando risulta inabitabile per altri motivi. Ma serve una corposa documentazione per dimostrarlo al Comune. Se, infatti,l’appartamento è solo vuoto (senza nessun mobile) non è detto che scatti l’esenzione, visto che – come chiarisce una nota del ministero dell’Economia del 2013 – devono essere staccate anchetutte le utenze di acqua, luce, gas e telefono. “La presenza di questi servizi – si legge – costituisce presunzione semplice dell’occupazione o conduzione dell’immobile e della conseguente possibilità di produzione di rifiuti”.
Quanto si paga - Nel 2015 l’importo medio della Tari, che si calcola sulla superficie calpestabile considerata al netto dei muri interni, pilastri e muri perimetrali, è di 296 euro a famiglia, in linea con quello dello scorso anno, ma superiore di 66 euro rispetto alla media del costo della Tasi (230 euro). A registrare la stangata peggiore è stata Salerno (con 462 euro l’anno a famiglia),Benevento (454 euro), Grosseto (450 euro) e Siracusa (444 euro). Ma, se si guarda agli ultimi quattro anni – come ha calcolato il Servizio Politiche Territoriali della Uil - gli aumenti medi nelle grandi città hanno registrato un aumento del 32,4%. Ogni Comune può comunque decidere di applicare sconti o esenzioni che tengano conto del reddito della famiglia, della situazione di disagio fisico in cui versa il proprietario dell’immobile o della presenza di figli.
Se si paga in ritardo - Come per tutte le tasse, va utilizzato lo strumento del ravvedimento operoso, vale a dire versare quanto dovuto più le sanzioni e gli interessi che vanno dallo 0,2% nel caso in cui sia si paghi entro due settimane dalla scadenza, al 3,75% se si salda entro un anno.
Dove e come si spende meno - Decine di piccoli Comuni italiani hanno applicato il “baratto amministrativo“, previsto dall’articolo 24 del decreto Sblocca Italia che dà la possibilità ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi di avere uno sconto sulle tasse. È il caso, ad esempio, di Invorio (in provincia di Novara), Massarosa (Lucca) e Borgo a Mozzano (Lucca) dove in cambio del taglio dell’erba nelle aiuole, l’imbiancatura di alcune aule della scuola o piccoli lavori di falegnameria è possibile non pagare la Tari. C’è poi la possibilità di richiedere al Comune uno sconto aderendo al compostaggio domestico dei rifiuti organici e degli scarti alimentari trasformandoli in terriccio fertile (compost). La riduzione della quota variabile della tariffa arriva anche al 50% e va calcolata nel documento di pagamento successivo all’anno in cui si è praticato il riciclaggio dei rifiuti organici. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/26/tassa-sui-rifiuti-quando-e-come-si-paga-e-dove-la-stangata-e-meno-dura/2253586/
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