di Sandra Amurri ATamburi, il quartiere che custodisce nel suo grembo il mostro –dove ai bambini, nel 2010 un'ordinanza havietato di giocare nei prati contaminati dal piombo e alle mamme ha imposto di lavarli la sera dalla testa ai piedi e immergere i vestiti nel sapone e disinfettarli –di nuovo c'è solo una tensostruttura vicino al cam- po sportivo Atleti d’Italia. Un tendone che si estende su 36 mila e 400 metri quadrati dove verrà accumulato il terreno contaminato prima di essere smaltito in apposite discariche. La bo- nifica, costo 2 milioni di euro, che durerà 5 anni, consiste nella rimozione di 30 cm di terreno inquinato, più esattamente, di quello eccessi- vamente inquinato, che verrà sostituito con ter- ra pulita. Una bonifica che suona come pallia- tivo in un quartiere dove nel 2011 i risultati delle analisi di rischio sanitario parlavano del supe- ramento, oltre il limite consentito, di sostanze cancerogene come Benzo(a)pirene, diossina, Pcb, antimonio, piombo, berillio, zinco, arse- nico, nichel, cobalto e idrocarburi pesanti. Altro che “avvio di una nuova era”come è stata de- finita nel corso della conferenza stampa dal sin- daco di Taranto e dai commissari straordinari. “I terreni bonificati”, secondo i calcoli dell'Arpa Puglia, “potranno ritornare agli stessi livelli di inquinamento in un lasso temporale che varia dai 50 ai 150 anni”.“Non è ammissibile che la
bonifica del quartiere Tamburi si svolga a fonti inquinanti attive che torneranno a inquinare nel tempo lo stesso territorio”, spiega Anna Ma- ria Moschetti, responsabile malattie infantili ambiente correlate dell'associazione culturale pediatri di Puglia e Basilicata. “Così si prepara, consapevolmente, un ambiente insalubre per il futuro tradendo il patto di solidarietà tra ge- nerazioni e il terzo principio della dichiarazione di Rio: “Il diritto allo sviluppo deve essere rea- lizzato in modo da soddisfare equamente le esi- genze relative all'ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future”.
STIAMO PARLANDOdi un quartiere di 16 mila persone, dovein una solapalazzina, quellaa ri- dosso del camino più alto, l'E 312, vivevano cin- que famiglie decimate dal tumore. Dove le pian- te sui balconi, fiorite fino al giorno prima, quan- do c'è vento muoiono all'improvviso. Nell'aria, qui, dove la disoccupazione sfiora il 60 per cento e la morte non la senti finché non ti porta via, mentre la mancanza del lavoro ti umilia ogni giorno, risuonano le parole pronunciate da Francesco, 16 anni, prima di spirare, divorato dal cancro: “Non voglio morire, ce la faremo tutti insieme a far chiudere l'Ilva”.“Se nel resto della città la percentuale di mortalità per i bam- bini è maggiore del 21 per cento e l'aumento dei tumori superiore del 54 per cento rispetto alla media pugliese, nel quartiere Tamburi le per-
centuali salgono ancora”. I dati, come spiega il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, sono dello studio Sentieri del ministero della Sanità. “Le bonifiche hanno senso quando chiudi i rubinetti dell'inquinamento”, continua Bonelli: “Taranto è il simbolo della violenza di uno sviluppo che ha provocato malattie , morte e povertà sociale. Dobbiamo batterci per passare dall’economia della diossina all'economia della vita”. Qualità dell'aria che da marzo, da quando è stato spento l'altoforno piu grande d'Europa, l’AF05 (che riaprirà a manutenzione Aia effettuata), a cui è seguito lo stop dell'acciaieria 1, sembra es- sere leggermente migliorata. Ma l'ultimo decre- to legge, come spiega la dottoressa Moschetti “non protegge a sufficienza le popolazioni e la salute dei bambini. È indispensabile che il go- verno riveda la legge sulla Valutazione del Dan- no Sanitario sulla scorta delle indicazioni che superano la “Valutazione del Danno”a favore della “Valutazione di Impatto”così come re- cepito anche nel Piano Nazionale di Prevenzio- ne 2015-2018 del ministero della Salute”. Nel documento di Arpa Puglia (l’agenzia regionale ambiente) si dice chiaramente che nel 2016, no- nostante i lavori imposti dall’autorizzazione in- tegrata ambientale (Aia) potrebbero essere esposti a un “rischio cancerogeno inalatorio 12.000 persone”. Confermando, dunque, “la cri- ticità dell’area di Taranto”anche dopo gli in- terventi previsti dall’Aia.
il fatto quotidiano 1 maggio 2015
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