venerdì 1 maggio 2015

Ilva, Taranto, la Puglia Da Cito a Vendola: i dirigenti (senza classe)

NEL 2006 IL CRAC DELLA CITTÀ PER DEBITI CHE VENGONO DA LONTANO PERÒ GLI AMMINISTRATORI NON IMPARANO: ANCORA INCHIESTE E PROCESSI
L’EX SINDACO CO N DA N N ATO PER MAFIA, LE SPESE PAZZE DEI CONSIGLIERI COMUNALI, I GUAI DI STEFÀNO E VENDOLA
di Antonio Massari Grazie ‘virgola’– ironizzarono i cro- nisti tarantini della Gazzetta delMezzo- giorno–ci hai fatto distruggere i vivai, la nostra seconda ‘ric - chezza’economica, ma in com- penso ci hai fatto pulire la cit- tà”. Era il 1973, “virgola”era il nome affibbiato al vibrione, il virus del colera, che in realtà non aveva nulla a che vedere con le cozze tarantine –si sco- prì –perché arrivava dalle coste algerine e tunisine.
Q UA N D O una città arriva a iro- nizzare sul colera, ringraziando il suo arrivo, perché ha permes- sodiripulire lacittàdallaspor- cizia, è segno che forse ha già visto tutto. Ma gli anni passano e Taranto continua sorprender- si della propria classe dirigente: meno di dieci anni fa, qui non si potevano più seppellire nean- che i morti. Non c’erano più soldi. Taranto fallisce sotto il peso di ben 900 milioni di euro. Il crac arriva durante la gestione del sindaco Rossana Di Bello, ma i debiti, invece, risalgono proprio agli anni Settanta. Au- mentano di anno in anno fino all'insolvenza definitiva. Nel 2006 è il commissario prefetti- zio Tommaso Blonda a certifi- care il crac. La Di Bello –dopo la condanna in primo grado, con l’accusa di abuso d’ufficio, per l’afffidamento di un incenerito- re, dalla quale è stata poi assol- ta–si dimette. Da quel momen- to, fino alle ultime elezioni co- munalidel 2012,vinte daIppa - zio Stefàno, la città ionica perde ben 40 mila elettori. Le inchie- ste svelano spese sbalorditive: tra il 2003 e il 2005 il Comune acquista 520 mila penne al costo di 784 mila euro. Ed ecco le altre
spese di cancelleria: 22 mila eu- ro per 64 mila matite, 140 mila euro per 60 mila evidenziatori, 220 mila euro per 18 mila ru- briche, altri 18 mila euro per 10 mila forbici. Si scopre che alcu- ni dirigenti comunali incassano unabustapaga da60milaeuro al mese. Al termine dei processi, però, non si conta alcun politico condannato: né il sindaco, né gli assessori erano al corrente di queste spese. Stessa sorte nel processosul dissesto:insecon- do grado, la Di Bello viene as- solta, poi la Cassazione riman- da gli atti alla Corte d'appello, mentre a novembre 2013 la pre- scrizione chiude la partita. In- tanto, però, la Di Bello s’è vista assegnare un vitalizio da circa 3.800 euro mensilidalla Regio- ne Puglia. Questa è stata la clas- se politica di Taranto all'inizio degli anni Duemila. E negli No- vanta non è andata certo me- glio: il primo cittadino si chia- maGiancarlo Cito, telepredica- tore dell'emittente locale At6, fondatore del movimento poli- tico “Lega d'Azione meridiona- le”. Nel suo curriculum può vantare una condanna a quattro anni già scontatain carcere per
concorso esterno in associazio- ne mafiosa e un’altra in Cassa- zione, per altri quattro anni, con l’accusa di concussione per la realizzazione del porticciolo turistico diSan Vito.Il sindaco attuale, IppazioStefàno, èstato fortemente voluto dal presi- dente Nichi Vendola, ricandida- to senza neanche passare dalle primarie. Il giorno della sua rie- lezione per il secondo mandato si fa fotografare per strada con un pistola infilata nella cintura dei pantaloni. “Ricevo molte minacce, ho il porto d'armi e non voglio una scorta”si giu- stifica, ma viene soprannomi- nato il “sindaco pistolero”.
POI, NEL 2012arriva l'inchiesta suldisastro ambientalecausato dall'Ilva. Stefàno è accusato di omissioni in atti d’ufficio: per la procura tarantina avrebbe omesso di adottare i provvedi- menti necessari a “prevenire ed eliminarei gravipericoli”deri - vanti dall’inquinamento dell'Il- va. E in questo modo, sempre secondo l'accusa, non sono stati abbassati i livelli produttivi del siderurgico, causando ai patron dell'Ilva –la famiglia Riva –un ingente vantaggio economico. Indagato nella stessa inchiesta anche l’ex presidente della Pro- vincia di Taranto, Gianni Flori- do, accusato con l’ex assessore all’Ambiente, Michele Conser- va , di tentata concussione. La sfilza di indagati passa dal sin- daco, all'ex presidente della Provincia, fino al presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di con- cussione. E sempre a Taranto è legata la peggiore immagine che Vendola ha lasciato, di se stesso, alla guida della regione pugliese: è il 19 novembre 2009 quando, durante la conferenza stampa di presentazione del “Rapporto ambiente e sicurez- za”dell’Ilva, il cronista taranti- no Luigi Abbate si avvicina al patron dell'Ilva, Emilio Riva, commentando: “La realtà non è così roseavisti itanti mortiper tumore...”. L’addetto alle rela- zioni istituzionali del siderurgi- co, Girolamo Archinà, strappa il microfono dalle mani del gior- nalista. Intercettato con Archi- nà, Vendola ci ride su, definen- do “fantastica”la scena e ap- prezzando “lo scatto felino”di Archinà. Quando il Fatto Quo- tidiano pubblicò in esclusiva l'intercettazione, Vendola si scusò con il cronista tarantino, ma ci accusò di aver manipolato la telefonata. Insomma, anche quando non è la peggior classe dirigente, se si tratta di Taranto, sembra che ognuno dia il peg- gio di sé.
il fatto quotidiano 1 maggio 2015

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