ORA
SI CHIEDE L’APPROVAZIONE RAPIDA DEL “DDL REALACCI”, MA
ECOLOGISTI
E
MAGISTRATI HANNO GIÀ DETTO CHE PEGGIOREREBBE SOLO LA SITUAZIONE
TOGHE
CONTRARIE
Scrive
un pm esperto
della
materia: per metà
sono
“norme astratte
e
inapplicabili”, per l’altra
“una
brutta rivoluzione”
di
Marco
Palombi
Èarrivato
il momento
di
approvare in Senato
il
ddl sui delitti
contro
l’ambiente”.
Il
renziano Ermete Realacci, che
di
quella legge è il primo firmatario,
la
mette così: se ci fosse
stata,
il processo Eternit sarebbe
finito
diversamente. È solo la
voce
più autorevole di un coro
che
chiede l’accelerazione su
quel
ddl, già approvato dalla
Camera
e parcheggiato in Senato
da
mesi. Le cose, però, non
stanno
proprio così: il ddl salvifico,
se
fosse approvato com’è,
sarebbe
una sorta di pietra tombale
su
quel poco che resta del
contrasto
ai reati ambientali.
SE
QUEL TESTO fosse
legge, le
difese
dei 50 indagati nel “pro -
cesso
madre” sull’Ilva di Taranto
–che
riprende oggi davanti al
gup
Wilma Gilli – potrebbero
legittimamente
festeggiare. È
vero
che, ad esempio, quel ddl
punisce
tanto “l’inquinamento
ambientale”
che il “disastro ambientale”
con
pene severe, ma è
anche
vero che le fattispecie di
reato
sono scritte in modo da essere
sostanzialmente
inapplicabili.
Una
sorta di rinuncia preventiva
alla
sanzione, un condono
per
via di insipienza legislativa.
Vediamo
perché. Ad oggi
l’inquinamento,
ad esempio, sarebbe
punibile
solo in caso di
“compromissione
o deterioramento
rilevante”
dell’ambiente.
Ha
scritto il pm Maurizio Santoloci,
esperto
di reati ambientali,
su
dirittoambiente.
net : “Che
vuol
dire rilevante? Un concetto
astratto,
che si presterà alle più
disparate
interpretazioni”, creerà
i
soliti cumuli di “giurispru -
denza
controversa” con “effetto
deterrente
e repressivo irrilevante”.
Di
più: il disastro è definito
“l’alterazione
irreversibile
dell’equilibrio
dell’ecosistema”
o
un danno “la cui eliminazione
risulti
particolarmente
onerosa”
o“l’offesa
della pubblica incolumità”
per
“l’estensione
della
compromissione
o per il numero
delle
persone esposte”. Commenta
Santoloci:
“Tutti principi
e
concetti sempre astratti, che si
prestano
a prevedibili battaglie
giudiziarie
infinite” destinate a
finire
nel nulla.
AD
APRILE, il pg
di Civitavecchia,
Gianfranco
Amendola,
storico
“pretore verde”, spiegò
un’altra
grave lacuna a ilfatto
-
quotidiano.
it : il
nuovo reato di disastro
può
essere contestato solo
nelle
ipotesi in cui sia prevista
una
“violazione di disposizioni
legislative,
regolamentari o amministrative,
specificamente
poste
a tutela dell’ambiente”.
Insomma,
si fa “dipendere la
punibilità
di un fatto gravissimo
dall’osservanza
o meno delle
pessime,
carenti e complicate
norme
regolamentari e amministrative
esistenti”:
ambiente e
salute,
però, sono “beni costituzionalmente
garantiti”
e non
possono
essere legati a questo o
quel
codicillo amministrativo.
Questo
senza contare la possibilità
di
“ravvedimento operoso”
dell’inquinatore
con riduzioni
fino
ai due terzi della pena:
nuove
maglie in cui far sfuggire i
responsabili
come se non fosse
già
successo con decine di false
bonifiche
di questi anni.
E
non è finita perché –scrive ancora
Santoloci
– va letta “atten -
tamente”
la seconda parte del
ddl
che “è una rivoluzione totale
(negativa)
in tutto il settore degli
illeciti
penali vigenti”. In sostanza
si
crea una corsia parallela
(all’acqua
di rose) per “i reati
contravvenzionali”
– che, in
materia
ambientale, sono quasi
tutti,
compresa la realizzazione
di
una discarica abusiva – “che
non
hanno cagionato danno o
pericolo
concreto e attuale”.
Formula
che comprende, a questo
punto,
tutti i comportamenti
criminosi
ai danni dell’ambien -
te,
il cui specifico è proprio il fatto
che
il danno si manifesta nel
tempo.
“Scrivere una norma
preliminare
del genere – spiega
Santoloci
– vuol dire ignorare
totalmente
la realtà storica e
giuridica”.
Qui la chicca: per
“eliminare
la contravvenzione”
per
questi reati e uscirne immacolati
basterà
infatti rispettare le
prescrizioni...
della polizia giudiziaria:
insomma
sarà la pattuglia
della
Forestale o dei Carabinieri
a
dare al responsabile le
“specifiche
tecniche” e i “tempi
massimi”
per rimettere tutto a
posto.
“Il reato ambientale –è la
conclusione
del pm – finisce a
tarallucci
e vino”. Ne è convinto
anche
Angelo Bonelli, portavoce
dei
Verdi: “Dopo la scandalosa
sentenza
Eternit, ora altri
processi
per disastro ambientale
salteranno
grazie al Parlamento.
Domani
(oggi, ndr)
saremo davanti
al
Tribunale di Taranto
per
il processo Ilva: con le vittime
pugliesi
faremo un minuto
di
silenzio per quelle di Casale”.
il fatto quotidiano 21 novembre 2014
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