sabato 1 febbraio 2014

L’arsenale siriano è in arrivo, la Piana di Gioia Tauro scende in piazza

Silvio Messinetti, 31.1.2014 La protesta dei cittadini contro le navi con le armi chimiche. Manifestano comitati locali e centri sociali. La defezione della sinistra. E il governo tace sulla sicurezza chi dice no. No ai soprusi, alla colo­niz­za­zione di un ter­ri­to­rio, al Medi­ter­ra­neo come cimi­tero di bombe al veleno. Oggi la Piana insorge e mani­fe­sta con­tro l’arsenale siriano. In rotta verso il porto di Gioia Tauro, ma che qui nes­suno vuole. A parte i soliti noti. Quelli che barat­tano la dignità di un popolo e l’ecosistema con finte pro­messe di «svi­luppo» e «occu­pa­zione». Chi­mere a que­ste lati­tu­dini, ser­vite però a spac­care il fronte della pro­te­sta. Nella rete del sì fini­scono Cgil regio­nale e Sel locale, in cat­tiva com­pa­gnia con il Pd, la destra e il pre­si­dente Scopelliti. Tac­ciono sto­ri­che orga­niz­za­zioni ambien­ta­li­ste come Legam­biente e Green­peace. Non tace il popolo. Che sta­mane da piazza Nun­ziante a San Fer­di­nando si mette in mar­cia verso le ban­chine del porto. Pre­senti asso­cia­zioni, comi­tati a difesa ter­ri­to­riale, cen­tri sociali, por­tuali del Sul, i sin­daci, e quel che resta della sini­stra poli­tica. Insieme alle mamme di San Fer­di­nando che qual­che giorno fa con una catena umana hanno cinto le scuole dei loro figli per pro­te­sta. «Qual­cuno ci spie­ghi per­ché dovremmo subire sem­pre e comun­que deci­sioni calate dall’alto in nome di inte­ressi cosid­detti supe­riori — dice Pino Romeo, tra gli orga­niz­za­tori della mobi­li­ta­zione — men­tre chi è in disac­cordo e alza la testa viene addi­tato come anti­sto­rico, anti­de­mo­cra­tico, per­sino sabo­ta­tore. Ma qui nes­suno ha la sve­glia al collo o l’anello al naso. Vogliamo solo chia­rezza, pre­ten­diamo verità». Troppi i buchi neri in que­sta sto­ria. Intanto, per­chè il Governo non ha rite­nuto di far inter­ve­nire a Gioia il cen­tro ita­liano di Civi­ta­vec­chia, l’unico auto­riz­zato dall’Opac al trat­ta­mento delle armi chi­mi­che? E per­ché non far svol­gere l’operazione pro­prio a Civi­ta­vec­chia? Per­ché sce­gliere Gioia, porto commerciale-civile e non mili­tare? Le verità nasco­ste sull’operazione scottano.Ad oggi nes­sun piano di messa in sicu­rezza della popo­la­zione è stato pre­sen­tato dai mini­stri Lupi e Bonino. «Stam­pe­remo un opu­scolo e lo dif­fon­de­remo alla popo­la­zione» ave­vano detto da Roma. Qui invece hanno tutti paura. Sanno di tro­varsi in un’area priva di ido­nee strut­ture sani­ta­rie in caso di inci­dente. E «i rischi ci sono ben­chè si tenda a mini­miz­zare» come ha scritto su que­ste pagine l’autorevole tra­spor­ti­sta, Dome­nico Gat­tuso. Maneg­giare armi tos­si­che financo mor­tali è di per sé peri­co­loso. E a Gioia si dovrà neces­sa­ria­mente far pas­sare le armi attra­verso le ban­chine giac­chè le navi coin­volte non sono navi con­tai­ner, ma imbar­ca­zioni con por­tel­lone e carico oriz­zon­tale. Insomma, lo stoc­cag­gio di ton­nel­late di com­po­sti chi­mici di cloro, fluoro, gas sarin e mustarda è foriero d’ansia. Altro che «tra­sbordo ordi­na­rio» come lo ha defi­nito irre­spon­sa­bil­mente Lupi.I gio­iesi hanno chie­sto a Letta, Bonino e allo stesso Lupi di esser quan­to­meno pre­senti durante i giorni fati­dici. No com­ment da Roma. «Non ver­ranno, hanno paura quanto noi» dicono nella piazza prin­ci­pale del paese. Nel men­tre, la Cape Ray, la nave mili­tare Usa attrez­zata per la distru­zione dell’arsenale, è sal­pata lunedì sera dal porto base di Nor­folk. Lo ha annun­ciato il Pen­ta­gono. Dovrebbe arri­vare nello scalo cala­brese tra «due o tre set­ti­mane», secondo il colon­nello Ste­ven War­ren. Dalla Siria è par­tito invece il cargo danese Ark Futura con a bordo le bombe. E con una scorta che fa impres­sione. A comin­ciare dall’incrociatore russo, Pie­tro il Grande. La nave, della classe Kirov, risulta essere a pro­pul­sione nucleare. Secondo infor­ma­zioni pub­bli­cate da nume­rosi siti di marina spe­cia­liz­zati, la Pie­tro il Grande è armata anche da decine di mis­sili tat­tici che non è dato sapere se siano a testata nucleare o meno. La scorta con­sta poi di altre quat­tro navi da guerra: una bri­tan­nica, la Hms War­ship Mon­troy, una cinese, la Yan­cheng, una nor­ve­gese, la Hnoms Helge Ing­stadt e una danese, la Hdms Esbern Snare. Si avrà quindi una spic­cata mili­ta­riz­za­zione dell’area dello Stretto, con moda­lità, tipo di ope­ra­zione e unità navali straor­di­na­rie, e total­mente inedite.Di fronte a que­sto sce­na­rio di guerra l’insistenza del governo ita­liano a con­si­de­rare «ordi­na­ria» l’operazione lascia dav­vero basiti. Il capo del Pen­ta­gono, Chuck Hagel, da parte sua, ha inviato una let­tera al capi­tano, Rick Jor­dan, e all’equipaggio di 135 uomini della Cape Ray, per annun­ciare che sono par­titi per una «mis­sione sto­rica e per com­piere quel che nes­suno ha mai fatto: distrug­gere in mare una delle più grandi riserve mon­diali di armi chi­mi­che e aiu­tare a ren­dere il mondo più sicuro». http://ilmanifesto.it/larsenale-siriano-e-in-arrivo-la-piana-scende-in-piazza/

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