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martedì 1 ottobre 2013
Il ritorno al pubblico della gestione idrica è costellato di veleni. E costerà 80 milioni di debiti L’acquisto a scatola chiusa Una risicata maggioranza di sindaci autorizza a comprare le quote private
Latina Oggi, Martedì 1 Ottobre 2013
CON soli 15 voti dei 38 disponibili la conferenza dei sindaci ha conferito mandato al presidente Armando Cusani perché avvii una trattativa finalizzata all’acquisto delle quote dei privati che possiedono il pacchetto di minoranza di Acqualatina spa. In questo modo la gestione del servizio idrico potrebbe diventare interamente pubblica, poiché la proprietà passerebbe, appunto, per il 100% ai Comuni. Ma la mozione è stata duramente contestata dai sindaci di centrosinistra.
DI GRAZIELLA DI MAMBRO
Il referendum popolare lo aveva sancito già nel 2011: la gestione dell’acqua deve essere pubblica e andava da subito abolito il rendimento sul capitale investito e messo nelle bollette. Invece per due lunghi anni la conferenza dei sindaci dell’Ato4, in totale accordo con il gestore, aveva sostenuto che il sistema privatistico era il modo migliore per distribuire l’acqua potabile e costruire i depuratori. Fino a pochissimi giorni fa, quando improvvisamente il presidente della conferenza ha proposto l’applicazione del referendum con un ritorno alla gestione interamente pubblica del servizio idrico. Per arrivare a questo risultato la strada scelta è quella dell’acquisto delle quote in mano ai privati di Idrolatina srl, il cui capitale è pressoché interamente del gruppo Veolia. La mozione era stata portata in assemblea già la scorsa settimana ma il blocco degli amministratori di centrosinistra aveva ottenuto un rinvio a ieri per la discussione di una mozione alternativa. Alla fine è passata a maggioranza la proposta di Cusani che da domani avvierà i contatti con Idrolatina srl. Il documento alternativo, messo agli atti, illustrato ma non votato, porta la firma dei delegati dei Comuni di Aprilia, Bassiano, Pontinia, Formia, Cori, Roccagorga, Amaseno, Giuliano di Roma, Nettuno, Priverno e Lenola e chiedeva anch’esso il ritorno alla gestione pubblica ma previa «valutazione e analisi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale della società Acqualatina» e il trasferimento di ogni «potere decisionale in mano ai Comuni» poiché la Provincia di Latina dal 2014 non esisterà più e il presidente non ha funzioni dirette in questa materia. La condizione del controllo sui debiti della società è stato il vero scoglio e ha impedito il recepimento della seconda mozione. Ma lo strappo ha anche segnato un punto di non ritorno nel dialogo interrotto dentro la conferenza dei sindaci. Quelli contrari all’idea di Cusani si vedranno a Formia il 5 ottobre per valutare le azioni di contrasto possibili a questo punto. «Non ci è stato consentito di esporre la nostra proposta - si legge in un loro documento congiunto - per l’atteggiamento scorretto del Presidente della Provincia che ha troncato la discussione e messo ai voti la sua mozione, pronunciandosi in merito, anche se non aveva diritto al voto». L’op - posizione ha abbandonato l’au - la. D’ora in poi si apre la strada all’acquisto delle quote di Idrolatina, se i soci privati decideranno di vendere ai Comuni. In fondo perché non dovrebbero farlo? La spa è in stato ufficiale di crisoi, ha oltre 80 milioni di debiti, potrebbe fallire. In più Veolia sta abbandonato il settore delle acque in Italia in favore della concorrente Acea.
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