video assemblea contro le biomasse di Monterenzio con Michele Corti e Daniele Agostini

Buon giorno a tutti! diffondiamo i primi 4 video ( totale saran sei ) dell'assemblea cittadina tenutasi a Monterenzio lo scorso 22 Maggio "Biomasse? Biogas? No Grazie !" relatori della serata il Professor Michele Corti e il dr. Daniele Agostini . Nel video numero 4 il proponente della centrale a biomassa legnosa , al minuto 19 dice che la centrale con queste premesse e nonostante il nulla osta ottenuto non si farà .Bella notizia ... ma teniamo sempre alta l'attezione
http://www.youtube.com/watch?v=HV-2oxigRO0
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preoccupazione della Provincia di Latina per la libera informazione sugli impianti a biogas

E' la speculazione del momento: dopo l'aggressione e il consumo del territorio di centinaia di impianti fotovoltaici in agricoltura (una trentina solo nel comune di Pontinia) con migliaia di ha di terreno sottratti alla produzione di alimenti (oltre 200 ha solo a Pontinia pari a quasi il 4% del terreno agricolo) è la volta degli impianti a biogas e a biomasse. Basta scrivere "bio" e la speculazione è servita con l'inganno delle parole. Latina è l'unica provincia che si opposta al piano regionale dei rifiuti non certo per avere meno impianti (quindi meno servitù, danni e inquinamento) ma addirittura perchè voleva l'inceneritore. Ormai anche i bambini sanno della truffa tutta italiana (anche questa sanzionata dalla comunità europea) sul finanziamento (con la bolletta delle famiglie) con il Cip6 (che doveva essere destinato alle energie naturali e rinnovabili) degli inceneritori. Sappiamo che alcuni inceneritori sono stati approvati con la compiacenza, l'approvazione di alcuni pseudo ambientalisti (non ce n'è uno che propone, progetta, costruisca inceneritori a biomasse che non si definisca "ambientalista"). Qualcuno ricorderà che tra gli attivisti di un'associazione "ambientalista" (nel '95/2000) erano in diversi  a voler realizzare l'inceneritore a Mesa nel sito dell'ex Mira Lanza.  Sventati (speriamo) gli inceneritori (anti economici con indagini epidemiologiche consolidate sui danni per la salute sopratutte donne e bambini e sopratutto non risolvono il problema rifiuti) un'associazione "ambientalista" ha definito autosufficienti alcuni comuni della provincia per l'esagerata produzione di energia fotovoltaica al posto dell'agricoltura con i campi fotovoltaici. Se è "ambientalista" pure chi toglie la produzione alimentare per speculare sull'energia... Tornando allebiomasse è significativo il progetto di chi vorrebbe incenerire a Pontinia gli alberi provenienti dall'Amazzonia... e pure questi si autodefiniscono "ambientalisti".  E' la volta del biogas.  Per questo bisogna distinguere chi lo attua per autoconsumo (cioè quelle aziende che consumano qualche decina di kw e con i loro scarti, letami e liquami alimentano senza sprechi e senza speculazione, con il rispetto di parametri e controlli di legge, senza sottrarre terreno alla coltivazione) da chi lo fa per speculazione, tra l'altro, ancora una volta sottraendo i finanziamenti alle vere energie naturali e rinnovabili (il fotovoltaico e il solare termico). Guarda caso ancora una volta alcuni finti "ambientalisti" (che dichiarano nel loro sito di ricevere finanziamenti da chi costruisce e specula con biomasse e biogas e quindi "liberi e neutrali") corrono in soccorso di biogas e biomasse.Significativo l'intervento dell'assessore provinciale "all'ambiente" Stefanelli che si dice preoccupato perchè i giornali diffondono informazioni non controllate (quindi libere) e contro il biogas denunciandone gli aspetti negativi. E' sempre la provincia di Latina, quella che vuole l'inceneritore, che approva qualche impianto energetico su particelle inesistenti, appartenenti ad enti pubblici (che forse nemmeno sono informate dalla provincia con probabile danno erariale), quella che autorizza l'uso del glisofate (la provincia di Latina usa il glifosate che causa cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali parkinson http://pontiniaecologia.blogspot.it/2013/05/la-provincia-di-latina-usa-il-glifosate.htmle che dichiarando di essere favorevole al biogas non può certo dirsi imparziale tra un impianto a biogas e la salute e gli interessi dei cittadini. Infatti prima ha chiamato le ditte (e il comune, con la Asl e l'ArpaLazio come si legge nella trascrizione del breve periodo in cui il comitato è stato ammesso per poi essere invitato ad allontanarsi) e poi chiamerà i cittadini. Significative oltre alle dichiarazioni dell'assessore all'ambiente della provincia quando ha evidenziato che di centrali a biogas ne nasceranno parecchie in provincia e l'atteggiamento molto critico del Sindaco di Maenza (verso i cittadini che criticavano gli impianti naturalmente) addirittura ripreso dall'assessore Stefanelli che forse avrà pensato ....

impianti non soggetti ad AIA procedura semplificiata con autorizzazione unica ambientale

In vigore dal 13 giugno la nuova Autorizzazione Unica Ambientale Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto con le procedure semplificate per Pmi e impianti non soggetti ad AIA di Paola Mammarella 31/05/2013 - È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpr 59/2013 (vedere http://www.edilportale.com/normativa/bozza-non-ancora-in-vigore/2012/526/schema-di-decreto-del-presidente-della-repubblica-concernente-regolamento-recante-disciplina-dell-autorizzazione_13960.html) che, con l’introduzione dell’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA), semplifica gli adempimenti gravanti sulle piccole e medie imprese e sugli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, consentendo un risparmio annuo pari a 700 milioni di euro. L'Autorizzazione unica ambientale, in base a quanto stabilito dalla Legge 35/2012 (vedere http://www.edilportale.com/normativa/legge-dello-stato/2012/35/conversione-in-legge-con-modificazioni-del-decreto-legge-9-febbraio-2012-n.-5-recante-disposizioni_12146.html) sulla semplificazione e lo sviluppo, prevede una sola autorizzazione per le Pmi e gli impianti che non hanno dimensioni tali da richiedere l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). L’AUA può sostituire fino a sette autorizzazioni. Si tratta dell’autorizzazione sugli scarichi, la comunicazione per l’utilizzo delle acque reflue, l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, la documentazione previsionale di impatto acustico, l’autorizzazione all’uso dei fanghi di depurazione e la comunicazione sullo smaltimento e il recupero dei rifiuti. A discrezione delle Regioni, l’AUA può però ricomprendere anche altre autorizzazioni. L’AUA va richiesta con un'unica domanda allo Sportello Unico per le Attività Produttive. Il rilascio avviene solitamente entro 90 giorni, ma sono ammessi tempi più lunghi nel caso in cui sia necessaria la convocazione della Conferenza di Servizi. Quando sostituisce i titoli abilitativi per i quali la conclusione del procedimento è fissata in un termine inferiore o pari a 90 giorni, l’autorità competente adotta il provvedimento e lo trasmette immediatamente allo Sportello Unico per le Attività Produttive. Se invece sostituisce i titoli abilitativi per i quali almeno uno dei termini di conclusione del procedimento è superiore a 90 giorni, lo Sportello Unico per le attività produttive indice entro 30 giorni la conferenza di servizi e l’autorità competente adotta l’Autorizzazione Unica Ambientale entro 120 giorni dal ricevimento della domanda. Nel caso in cui vengano richiesti dei documenti integrativi, l’AUA è rilasciata entro 150 giorni (Leggi Tutto http://www.edilportale.com/news/2013/02/normativa/autorizzazione-unica-ambientale-dal-cdm-s%C3%AC-alle-semplificazioni_31820_15.html ). La nuova procedura semplificata, che entrerà in vigore il 13 giugno 2013, assicura tempi certi. Decorsi inutilmente i termini per la conclusione dei procedimenti entrano infatti in campo i poteri sostitutivi del Ministero dell’Ambiente. (riproduzione riservata)http://www.edilportale.com/news/2013/05/normativa/in-vigore-dal-13-giugno-la-nuova-autorizzazione-unica-ambientale_33812_15.html

Pontinia archivio e prostituzione - autostrada Roma Latina senza fondi - sversamento in mare acqualatina nega

Super Pontina l'autostrada Roma Latina ancora una volta senza soldi. 1.111 milioni di euro stanziati nel 2001 dal Cipe dove sono finiti? e quelli annunciati nel 2004 dall'allora ministro Fini? e quelli strombazzati da Storace? il bluff smascherato aveva portato alla più grande manifestazione della storia di Latina con oltre 10 mila persone (sotto la grandine) secondo la Questura. Tutti contro l'inutile devastazione del territorio pontino e romano: dalla sinistra al centro (margherita con Moscardelli che ne portava la bandiera), alla destra (la Mussolini, Finestra), poi tante sigle, associazioni, addirittura un vescovo (ovviamente non quello di Latina) si era dichiarato contrario. Amcora una volta cantieri molto lontani. La solita favola elettorale finita male. http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130531latina/index.html#/5/ Sversamento in mare Acqualatina nega. http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130531latina/index.html#/27/ Borgo Montello continua l'equivoco della discarica di servizio secondo il vice sindaco di Latina Fabrizio Cirilli http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130531latina/index.html#/7/ Pontinia prostituzione l'allarme di Anitori e Liberi e Forti- l'archivio comunale si sposta nei locali in piazza Roma - San Felice Circeo la diffida sulla dotazione organica http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130531latina/index.html#/23/

giovedì 30 maggio 2013

discarica Borgo Montello il comune di Latina tenta di evitare l'ennesimo ampliamento

L’autonomia dei due siti è di circa un anno e mezzo. La proposta Discarica alternativa Il Comune cerca di evitare l’ennesimo ampliamento In commissione ambiente si valuta il sistema «Landfill mining» per la bonifica ENTRO un anno e mezzo si rischia di dover autorizzare un nuovo ampliamento della discarica di Borgo Montello, un intervento che si renderà necessario se non si dovessero trovare soluzioni alternative oltre alle possibilità che offrirà la realizzazione di impianti di trattamento. Eppure uno degli obiettivi principali dell’amministrazione Di Giorgi è quello rappresentato dall’annullamento di una servitù, quella della discarica appunto, che da circa quaranta anni caratterizza il territorio, soprattutto quello dei borghi vicini ai siti che accolgono i rifiuti. La meta principale, dunque, è quella della completa bonifica di quei terreni. Un percorso complesso che può essere certamente accelerato adottando sistemi alternativi. Quali? Al di là dei metodi classici (presto arriverà il nuovo impianto di trattamento dei rifiuti) esistono anche altre tecniche, una delle quali è stataproposta ieri mattina nel corso della commissione ambiente chiamata a discutere proprio delle problematiche della discarica di Borgo Montello. Per la bonifica dei siti contaminati esiste il «Landfill mining» (Lfm), un sistema adottato da più di 30 anni negli Stati uniti, da molti più anni in Israele, e da qualche anno già messo in pratica nel nord del nostro Paese, in Veneto, ma anche a Pisa. La proposta di valutare questa possibilità è arrivata dal consigliere comunale e presidente della commissione bilancio, Gianni Chiarato, che ha ribadito la volontà di porre fine nel giro di pochi anni alla servitù, ottenendo il consenso degli altri membri della commissione consiliare. Ma in cosa consiste in generale il Landfill mining? Si tratta dell’escavazione di rifiuti solidi precedentemente smaltiti in discarica e del loro successivo trattamento. Si tratta, in sostanza, di una tecnologia di bonifica di siti contaminati dall’ac c um ul o (incontrollato o controllato) di rifiuti. I vantaggi del sistema sono rappresentati dalla possibilità di recuperare risorse riciclabili o riutilizzabili, recuperare volume, bonificare la discarica con al riduzione dei tempi di recupero e riqualificare aree di interesse ambientale e urbanistico. Insomma, adottando questo metodo, come sta avvenendo in alcune zone del Veneto (in provincia di Padova e Venezia per esempio), si potrebbe ridurre nel giro di poco il volume delle masse di rifiuti nelle discariche e ottenere risorse dal riutilizzo dei materiali. La commissione ambiente, all’unanimità, ha deciso ieri di tornare ad analizzare il materiale sottoposto da Chiarato già martedì prossimo. «Sono disposto anche a rivedere la mia posizione sulla variante urbanistica della discarica - ha detto Gianni Chiarato - in modo tale da avere una soluzione buona che possa evitarci l’ennesimo ampliamento». La commissione dovrà analizzare l’argomento in modo da sottoporre la proposta agli uffici soprattutto per ottenere un prospetto che possa riassumere tempi e costi dell’operazione. A . D. L . Latina Oggi 30 maggio 2013

Alex Zanotelli: tangenti sulla vendita d'armi quanto va ai partiti? firma l'appello

APPELLO - TANGENTI SULLA VENDITA D’ ARMI : QUANTO VA AI PARTITI? di Alex Zanotelli Padre Alex Zanotelli ha lanciato un APPELLO dal titolo : TANGENTI SULLA VENDITA D’ ARMI : QUANTO VA AI PARTITI? L'appello ha due scopi: 1. Una richiesta al parlamento affinchè istituisca una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica che elimini il Segreto di Stato su tali intrecci. 2. Un appello a tutti i gruppi, associazioni, reti, impegnati per la pace, a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come è stato fatto per l’acqua. Per sottoscrivere l'appello di p. Alex si può cliccare sul seguente link: http://www.ildialogo.org/appelli/MaleOscuro_1369771177.htm La Redazione del sito www.ildialogo.org

Pontinia Sellacci al posto della Sperlonga? truffe fermati 2, spese allegre della Asl pontina

Dopo 23 anni Patrizia Sperlonga lascia il consiglio comunale? ipotesi di sostituzione con Paolo Sellacci con la Sperlonga che resterebbe in giunta (ovviamente il primo dei non eletti è Ronci e non Sellacci che aspetta la prossima dimissione di un consigliere che lo precedeva per rientrare in  consiglio. Anche per Ronci è un ritorno. La Sperlonga lascerà l'assessorato alla cultura al qual vedrei bene il Cantiere Creativo) - la solita truffa finanziaria coppia nei guai http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130530latina/index.html#/21/ le spese allegre della Asl pontina http://ww7.virtualnewspaper.it/quotidiano/books/130530latina/index.html#/3/ Delibere contro le disposizioni regionali Forte: "Commissario alla Asl di Latina"LATINA - Commissariare l'azienda sanitaria locale della provincia di Latina. Lo chiede il consigliere regionale del Pd Enrico Forte, annunciando un'interrogazione. "La direzione della Asl pontina, nonostante la circolare del Presidente della Regione Lazio Zingaretti che invitava i direttori generali ad attenersi all’ordinaria amministrazione, continua ad adottare provvedimenti relativi ad assunzioni ed incarichi che vanno in direzione esattamente contraria ai criteri della spending review". Due gli atti sotto accusa: " Adeguamento organizzativo nelle more dell'adozione dell'atto aziendale in materia di direzione del personale delle professioni sanitarie" ma soprattutto: "Conferimento incarico a tempo determinato a 65 unita' di personale fino al 31 dicembre -misure straordinarie per fronteggiare la carenza di personale di diversi profili professionali". Secondo il consigliere dietro alla necessità di avere personale sanitario si celerebbero assunzioni di amministrativi e dirigenti non necessarie. http://www.ilmessaggero.it/LATINA/delibere_asl_latina_forte_commissario/notizie/285504.shtml Mercoledì 29 Maggio 2013 - 18:34 Ultimo aggiornamento: 18:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il consigliere regionale del Pd accusa il direttore generale: "Violate le disposizioni di Zingaretti". Assunzioni sotto accusa

Cerveteri il sindaco contro impianti a biogas relazione del Prof. Stefano Montanari

Tutela del Territorio http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=5837 CERVETERI, ALLARME BIOGAS A PIAN DELLA CARLOTTA: IN QUESTE ORE LA CONSEGNA DELLA PERIZIA SCIENTIFICA DEL PROF. STEFANO MONTANARI Il tema del biogas a Pian della Carlotta è stato trattato ancora una volta dal Consiglio Comunale di Cerveteri. Pascucci:"Ho presentato alla Guardia di Finanza un esposto che ho firmato personalmente in qualità di Sindaco di Cerveteri. Nei prossimi giorni, se questo mi sarà consentito da chi sta svolgendo le indagini, vorrei pubblicare il testo integrale di tale esposto per dare alla cittadinanza un quadro chiaro di quello che la nostra Amministrazione sta facendo". *** Redazione Cerveteri (RM) - Il tema del biogas a Pian della Carlotta è stato trattato ancora una volta dal Consiglio Comunale di Cerveteri. In risposta ad un'interrogazione presentata al Sindaco sulle iniziative che l'Amministrazione comunale sta portando avanti. Il Sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci ha fatto un lungo ed approfondito intervento illustrando la situazione attuale e ripercorrendo le ultime tappe della battaglia che vede una collaborazione sempre più stretta tra l'Amministrazione ceretana e i comitati cittadini. "In questi giorni stiamo formalizzando l'istituzione di un gruppo di lavoro comporto da rappresentanti della nostra Amministrazione e dei Comitati civici - ha detto il Sindaco Alessio Pascucci - nonostante i rapporti con i referenti dei comitati siano stati in questi mesi continui e frequenti, nelle ultime settimane abbiamo ricevuto formali lettere in cui ci chiedevano di spiegare approfonditamente alcuni aspetti particolarmente complessi". Per rispondere a queste richieste il Sindaco ha recapitato ai Comitati una lunga lettera (sei pagine più gli allegati) in occasione della manifestazione pubblica del 18 maggio al borgo del Sasso. "Ma la nostra battaglia sta proseguendo con determinazione - ha proseguito il Sindaco Alessio Pascucci - in queste ore ci sarà consegnata la perizia scientifica prodotta dal Prof. Stefano Montanari. A seguito dei sopralluoghi effettuati dal Comune di Cerveteri, inoltre, è stata avviata un’indagine per accertare la regolarità delle attività svolte presso l’impianto. In ultima analisi, proprio oggi (martedì 28 maggio) ho presentato alla Guardia di Finanza un esposto che ho firmato personalmente in qualità di Sindaco di Cerveteri. Nei prossimi giorni, se questo mi sarà consentito da chi sta svolgendo le indagini, vorrei pubblicare il testo integrale di tale esposto per dare alla cittadinanza un quadro chiaro di quello che la nostra Amministrazione sta facendo. Ringrazio a questo proposito gli Uffici comunali, la Giunta, i Consiglieri di Maggioranza e i Comitati per la collaborazione che stanno offrendo su questo tema così complesso”.

mercoledì 29 maggio 2013

Frosinone, traffico illecito di rifiuti. Indagini a tutto campo

Mercoledì, 29 Maggio 2013 09:50 Video http://ciociariaquotidiano.it/utilita/info-emergenze/item/3490-frosinone-traffico-illecito-di-rifiuti-indagini-a-tutto-campo Maxi inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli riguardante il traffico illecito di rifiuti in Ciociaria. Per tutta la giornata di ieri, la guardia di finanza e i carabinieri di Frosinone, su delega della DDA partenopea, hanno eseguito perquisizioni in diversi impianti e società della provincia che si occupano di gestione e smaltimento dei rifiuti. Una decina le persone iscritte nel registro degli indagati e, tra i reati contestati, ci sarebbero traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello stato. Gli investigatori, coordinati dal colonnello Antonio Menga, comandante provinciale dei carabinieri e Roberto Piccinini, colonnello delle fiamme gialle, avrebbero rivolto l'attenzione verso imprenditori e professionisti residenti in tutta provincia di Frosinone. Fino ad ora, però, sulle indagini in corso, gli investigatori mantengono il più stretto riserbo.

Ilva, Usb accusa: “Sindacati confederali responsabili delle morti sul lavoro”

L’unione sindacale di base, Usb, ha presentato un esposto in Procura di Taranto per fare chiarezza sulla morte in fabbrica di Claudio Marsella, operaio del reparto movimento ferroviario dell’Ilva, schiacciato durante le operazioni di aggancio di un vagone lo scorso ottobre. A distanza di mesi, denunciano gli operai, nel reparto le cose sono peggiorate. Duro l’attacco contro Cgil,Cisl e Uil firmatari di un accordo con l’azienda che, prevedendo la riduzione del personale durante le operazioni di trasporto dell’acciaio, “avrebbe causato la morte di Claudio”. Non solo, come raccontano le tute blu, contro le loro rivendicazioni arriva il pugno duro dell’azienda: “Vessazioni, sospensioni e ricatti” di Francesco Casula e Luigi Piepoli 29 maggio 2013 per vedere il video http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/05/29/ilva-morti-sul-lavoro-laccusa-dellusb-sindacati-confederali-responsabili-dellaccaduto/234534/

Icittadini contro le mafie sull'escalation di omicidi-esecuzioni a Roma, Pomezia, Anzio, Nettuno, Aprilia "la quinta mafia"

In una nota stampa il presidente dell’Associazione “ I CITTADINI CONTRO LE MAFIE E LA CORRUZIONE” Antonio Turri ,segnala all’attenzione del Ministro dell’Interno e del Prefetto di Roma ,come nella Capitale sia in atto sin dal 2010 una violenta lotta per il controllo del mercato criminale degli stupefacenti dell’usura e del gioco d’azzardo. Con gli omicidi-esecuzioni di piccoli pregiudicati delle periferie romane della giornata passata si evidenzia ancora una volta come una criminalità di piu’ elevato spessore stia operando a Roma con metodi chiaramente mafiosi. Per Turri questi ultimi omicidi cosi come la maggior parte di quelli consumati nell’anno 2011, sono il segnale di come un gruppo criminale emergente stia diffondendo il terrore tra i “naviganti solitari “del crimine capitolino. Chi sbaglia paga. E’ questo il messaggio che si deve raccogliere dal classico modus operandi di attingere le vittime con il colpo in testa. I pregiudicati romani, i piccoli spacciatori, gli usurai di borgata, chi attinge i propri proventi dal gioco d’azzardo o dallo sfruttamento della prostituzione, ora sa che se non si uniforma alle volontà criminali dei più forti ed organizzati nuovi boss della malavita romana,sostiene Turri, morirà senza scampo alcuno. A Roma e nelle città del litorale, sino a Pomezia, Anzio, Nettuno e Aprilia, camorra,’ndrangheta e mafia siciliana fanno da scuola e da incubazione per la nascità di una più complessa aggregazione criminale, che da anni I Cittadini contro le mafie, chiamano “ LA QUINTA MAFIA” che ingloba criminalità autoctone e straniere in un mix esplosivo che secondo Turri si sta sottovalutando nella sua reale pericolosità e capacità di espansione.Gli omicidi di mafia avvenuti la scorsa estate sul litorale laziale, a Nettuno e Terracina, quelli dei boss campani Pellino e Marino, sono anch’essi il segnale di una possibile collaborazione tra mafie meridionali e Boss della “Quinta Mafia”. Per Turri le difficoltà ad individuare gli autori di questi gravissimi fatti di sangue, sono il chiaro sintomo di come sia da ritenersi attiva anche a Roma una criminalità organizzata di tipo mafioso che deve essere combattuta con mezzi e metodiche repressive appropriate, specie per la peculiarità dei mercati criminali della capitale e per la consistente influenza delle mafie straniere, russa, cinese e albanese, solo per citare le più attive. Minimizzare non serve più a nulla.

stato di avanzamento smantellamento centrali nucleari, gestione combustibile nucleare

Nucleare, la Sogin approvil progetto del bilancio d’esercizio  e di sostenibilità 

Il Consiglio di Amministrazione Sogin, presieduto dall’ambasciatore Giancarlo Aragona, ha approvato il progetto del bilancio d’esercizio e il bilancio di sostenibilità per il 2012. L’Ebitda è di 15 milioni di euro (13,5 nel 2011). I ricavi, al netto dei contratti di gestione del combustibile, sono stati pari a 179,8 milioni (171,1 milioni nel 2011) con un risultato netto di 4,2 milioni di euro.http://www.latinanotizie.it/articolo.php?id=28748
Il valore delle attività di smantellamento è stato di 64 milioni di euro, con un incremento del 15% sul consuntivo 2011 (55,5 milioni). Nel biennio 2011-2012 sono stati ottenuti i migliori risultati da quando Sogin è stata costituita, con un incremento del 23% rispetto al 2010.
Le attività di mercato nazionali e internazionali, tornate in attivo dal 2011 dopo quattro anni in perdita, hanno avuto nel 2012 un Ebitda pari a 0,6 milioni di euro.
La riorganizzazione delle procedure di committenza, realizzata nel 2011 per rendere più trasparenti ed efficienti i processi nella fornitura di beni, servizi e lavori, ha favorito una maggiore partecipazione delle imprese. Sono state qualificate 378 aziende. Nel corso dell’anno, sono state contrattualizzate attività per 176 milioni di euro, con un incremento del 19% rispetto al 2011 (148 milioni). Dal 2010 la Società paga fornitori e servizi a 30 giorni.
La percentuale dei contratti assegnati tramite gara è stata dell’85% (era del 34% nel 2010 e dell’80% nel 2011). Nel biennio 2011-2012 sono stati ottenuti circa 70 milioni di euro di risparmio (17,7 nel 2011 e 51,7 nel 2012) a parità di perimetro, attraverso la riduzione dei valori a base d'asta e la negoziazione dei prezzi.
Nel 2012 sono state rilasciate 80 autorizzazioni (26 nel 2010 e 58 nel 2011). In particolare, con l’approvazione delle norme introdotte per accelerare gli iter autorizzativi, previste dall’art.24 del decreto legge n. 1/2012 convertito in legge n. 27/2012, sono stati rilasciati, a distanza di oltre 10 anni dalla presentazione delle relative istanze, i decreti ministeriali che autorizzano lo smantellamento delle centrali di Trino e del Garigliano. Inoltre, sono stati ottenuti cinque decreti ministeriali per la realizzazione di interventi prioritari finalizzati al miglioramento della sicurezza dei siti.
I dipendenti Sogin al 31 dicembre 2012 sono pari a 789 unità, in aumento di 82 unità rispetto a fine 2011. Le assunzioni hanno prevalentemente coperto le posizioni previste dai regolamenti di esercizio dei siti e rafforzato l’area ingegneristica, per sostenere l’incremento dei lavori di decommissioning. Nel 2012, si è registrato un fatturato per addetto di 85.000 euro (80.500 euro nel 2011), mentre il costo del personale è stato di 60,5 milioni, con un risparmio del 4% sul consuntivo 2011 (63,2 milioni).
Per lo sviluppo e la formazione del personale sono state erogate complessivamente 33.962 ore di formazione (23.551 nel 2011). Nel corso dell’anno, la Scuola Italiana di Radioprotezione, Sicurezza e Ambiente, ampliando la sua offerta formativa, ha svolto corsi in tema di sicurezza nucleare e convenzionale destinati anche al personale di Enti e imprese.
I monitoraggi radiologici, sia ordinari che straordinari, svolti in tutti i siti nucleari, hanno mostrato anche nel 2012 valori ampiamente al di sotto dei limiti di legge corrispondenti alla non rilevanza radiologica, sia per i lavoratori che per l’ambiente.
Nel corso dell’anno si è rafforzato ulteriormente il riposizionamento strategico di Sogin, che ha consolidato la missione e il ruolo nel campo delle bonifiche dei siti nucleari e della salvaguardia ambientale.
L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, con la delibera n. 574 del 28 dicembre 2012, ha individuato i criteri del nuovo sistema regolatorio per il periodo 2013-2016, resi definitivi con la delibera n.194 del 9 maggio 2013. L’Autorità ha approvato il consuntivo degli oneri nucleari per il 2012 con deliberazione n.223 del 22 maggio 2013.
Con delibera del 9 aprile 2013, la Corte dei Conti nella sua relazione ha rilevato che: “Sogin ha intensificato l’attività di smantellamento delle centrali nucleari, per la prima volta aggredendo il core delle centrali” e che “la Società è passata dal 4% di avanzamento complessivo al 2007 al 12% alla fine del 2011”.
"Il bilancio approvato – ha affermato l’amministratore delegato di Sogin, Giuseppe Nucci – registra un altro anno positivo per l’esercizio gestionale ed economico. Nel biennio 2011-2012 sono stati ottenuti i migliori risultati da quando Sogin è stata costituita. Le sole attività di smantellamento – ha continuato - sono cresciute complessivamente del 23%. Nel 2012, abbiamo lanciato le gare per lo smantellamento delle isole nucleari delle centrali di Trino, Caorso e Garigliano, passando dalle parole ai fatti con l’attacco al cuore del sistema. Stiamo, dunque, rispettando i tempi previsti nel piano industriale per terminare la più grande bonifica ambientale del nostro Paese, che nei prossimi anni è stato stimato produrrà 12 mila nuovi posti di lavoro nell’indotto. Sogin – ha proseguito Giuseppe Nucci – in questi ultimi due anni ha lavorato per sviluppare un “Sistema Decommissioning Italia”, formato da Istituzioni, Enti, imprese e dai diversi attori interessati dalle attività di bonifica. In tal modo - ha concluso - si potranno sfruttare appieno le opportunità economiche ed occupazionali di questo settore, consentendo all’Italia di presentarsi da protagonista nel mercato internazionale del decommissioning, in forte crescita per la chiusura nei prossimi anni di molti impianti nucleari".
L’avanzamento delle attività nel 2012
Centrale di Latina: è stato demolito l’edificio turbine, con un volume di 120 mila metri cubi, prodotte 14.400 tonnellate di cemento, circa il peso del ponte di Brooklyn. É stata ampliata la rete di piezometri per il monitoraggio ambientale del territorio. É terminata la costruzione delle opere civili del deposito temporaneo per i soli rifiuti radioattivi già presenti nel sito, in vista del loro successivo trasferimento al Deposito Nazionale. Sono proseguiti i lavori di realizzazione dell’impianto per l’estrazione e il condizionamento dei fanghi radioattivi.
Centrale Garigliano: sono stati emessi i bandi per lo smantellamento dell’isola nucleare. In particolare, sono stati avviati gli iter di gara per la riattivazione dei sistemi ausiliari degli edifici turbina e reattore, necessari per le operazioni di smantellamento e decontaminazione dell’isola nucleare, e quello per lo smantellamento dei sistemi presenti nell’edificio turbina. È stata completata la realizzazione del nuovo deposito temporaneo per i rifiuti radioattivi e l’adeguamento a deposito temporaneo dell’edificio ex-diesel, per i quali si è oggi in attesa della licenza d’esercizio. Sono state costruite le strutture di contenimento e gli impianti per la bonifica dei rifiuti radioattivi presenti nelle “trincee 2 e 3”. Sono iniziati i lavori di ripristino del rivestimento protettivo esterno dell’edificio reattore.
Centrale di Trino: è stato emesso il bando per lo smantellamento del sistema primario dell’isola nucleare. È terminata la supercompattazione di oltre 1000 fusti di rifiuti radioattivi, con un fattore di riduzione in volume di 2,7 volte, un’attività anticipata di 3 anni. È stato realizzato il nuovo impianto di ventilazione dell’edificio reattore e si è conclusa la progettazione per l’adeguamento dei depositi temporanei dei rifiuti, in vista delle prossime attività di decommissioning.
Centrale di Caorso: è stata completata la bonifica dell’edificio turbina, con lo smantellamento e la decontaminazione di 6.500 tonnellate di materiali e componenti metallici. A oggi, rimosse in totale 9.400 tonnellate di metallo (62% di quello originariamente presente). È stato emesso il bando di gara per lo smantellamento di sistemi e componenti dell’edificio reattore, in attesa dell’approvazione dell’istanza di disattivazione prevista entro il 2013. Sono terminate le operazioni di trattamento in Svezia di circa 355 tonnellate di rifiuti radioattivi, che hanno consentito una significativa riduzione del loro volume iniziale. È stato aperto il cantiere per la demolizione definitiva dell’edificio off-gas, attualmente in corso.
Impianti IPU e OPEC di Casaccia: è stato avviato, dopo 30 anni, il programma di smantellamento delle scatole a guanti contaminate da plutonio con la conclusione dei lavori sul primo gruppo di 4 scatole. È stata realizzata la struttura di contenimento per lo smantellamento dei serbatoi interrati per i rifiuti radioattivi liquidi, Waste A e B. È stata completata la manutenzione tecnologica dei sistemi ausiliari delle celle calde e adeguato il laboratorio di caratterizzazione radiologica plutonio. Sono iniziati nell’edificio Opec-2 i lavori per la realizzazione degli impianti per il suo adeguamento a deposito temporaneo per i rifiuti radioattivi.
Impianto Itrec del centro Trisaia di Rotondella: sono stati ottenuti i permessi di costruire l’impianto di cementazione del “prodotto finito”, per il quale è stato assegnato il contratto per la sua realizzazione, e la struttura necessaria per la bonifica del deposito interrato 7.1, per il quale sono iniziati i lavori preliminari. É stata ultimata la sistemazione di oltre 1000 overpack e il trattamento dei rifiuti stoccati nei containers prodotti durante l’esercizio dell’impianto. É stata assegnata la gara per l’adeguamento dei sistemi di movimentazione del combustibile presente per il suo successivo trasferimento dalla piscina dell’impianto all’interno dei cask.
Impianto Eurex di Saluggia: sono state realizzate le strutture di confinamento per il trattamento dei rifiuti Ifec. È stato assegnato l’appalto per la costruzione del complesso Cemex, comprensivo del deposito temporaneo D3, nel quale verranno cementati, condizionati e messi in sicurezza i rifiuti radioattivi liquidi presenti nel sito. Sono proseguiti i lavori di realizzazione delle opere civili del deposito temporaneo D2, che consentirà lo stoccaggio temporaneo in sicurezza dei soli rifiuti radioattivi solidi già presenti nell’impianto. Tutti i rifiuti radioattivi saranno successivamente trasferiti al Deposito Nazionale.
Impianto FN di Bosco Marengo: sono stati completati i lavori di adeguamento a deposito temporaneo del BLD11, all’interno del quale sono stati trasferiti, dopo essere stati condizionati, 611 fusti overpack contenenti rifiuti radioattivi provenienti dall’esercizio dell’impianto. Sono stati demoliti gli edifici BLD9 e BLD12. È stato adeguato il sistema antincendio.

Gestione del combustibile nucleare: sono proseguiti i trasporti da Saluggia verso la Francia del combustibile nucleare irraggiato per il suo riprocessamento, l’ultimo 2% ancora presente in Italia.

solidarietà ai dipendenti e collaboratori del giornale La Provincia di Latina

Un'altra brutta notizia per la libertà di informazione con la chiusura dell'edizione di Latina del quotidiano La Provincia. Dopo la chiusura de Il territorio, Tele Etere, della testata provinciale de Il tempo, le difficoltà di altre testate e redazioni ed edizioni locali continua la crisi dell'editoria locale. Purtroppo non è un caso che questo avvenga quando ce ne sarebbe maggior bisogno vista la crisi economica, ma anche il degrado sociale e ambientale in atto testimoniato da gravi e continui fatti di cronaca nera. Ma anche delle infiltrazioni malavitose crescenti nella pubblica amministrazione come dimostrano fatti che riguardano rifiuti ed energia. Le idee, le informazioni vanno difese anche quando non si condividono, altrimenti salta la democrazia che in effetti è in forte crisi proprio come i continui attacchi alla libertà di pensiero e di espressione. Ne sono un esempio le parole in merito alla speculazione degli impianti a biogas. Chi li vuole non vorrebbe che i giornali ne parlassero se non attraverso il pensiero unico del guadagno privato a scapito del bene pubblico. Esprimo la mia solidarietà ai lavoratori dipendenti e collaboratore del giornale La Provincia di Latina augurando a loro e a noi che questa sia solo una fase momentanea da superare tutti insieme per non diventare terra di conquista dei peggiori impianti e progetti, della peggiore speculazione. Giorgio Libralato http://www.latina24ore.it/latina/63779/latina-chiude-il-quotidiano-la-provincia Latina, chiude il quotidiano La Provincia 29/05/2013, di Redazione (online). Il quotidiano La Provincia chiuderà l’edizione di Latina. Lo hanno annunciato il direttore del quotidiano e il presidente della cooperativa Effe ai sindacati Stampa Romana e Cgil durante l’incontro convocato presso la Fieg. L’intenzione dell’editore è di chiudere la sede di Latina dove lavorano 17 giornalisti e cinque poligrafici. Da mesi il personale non riceve lo stipendio. Ai colleghi la solidarietà della redazione di Latina24ore.it

Assisi, tappa miliare dei comitati contro le biomasse e il biogass

di Patrizia Gentilini | 29 maggio 2013 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/29/assisi-tappa-miliare-dei-comitati-contro-biomasse-e-biogass/609626/ Il 25 maggio nella città simbolo di Assisi si sono ritrovati centinaia di associazioni e comitatiprovenienti da ogni parte d’Italia per la 1° Manifestazione Nazionale in difesa di ”aria, acqua, cibo puliti, contro le biomasse e il biogas” . Il convegno del mattino ha visto fra i relatori il Prof. Michele Corti (presidente nazionale Terre Nostre), Don Tonio dell’Olio (responsabile del settore internazionale di Libera, l’ avvocato Valeria Passeri, nonché la sottoscritta e la testimonianza di decine di realtà locali che stanno contrastando- fortunatamente in qualche caso con successo- il proliferare indiscriminato di impianti di biogas/biomasse nel proprio territorio. All’iniziativa ha dato la propria adesione Slow Food nazionale, Medicina Democratica, padre Alex Zanotelli e decine di altre personalità di grande rilevo. Si è trattato di una partecipazione davvero considerevole, nata in modo spontaneo senza alcuna organizzazione politica o di altro tipo alle spalle, grazie solo al coordinamento di Terre Nostre, la rete dei comitati no biogas e no biomasse sorta da qualche anno in Italia. Purtroppo bene e spesso dietro i suffissi ” bio”, “eco”, “green” si celano più “bioaffari” che attività volte a tutelare davvero ambiente e salute umana e di questo sempre più anche la comunità scientifica indipendente si sta rendendo conto con posizioni chiare e decise. Ad esempio quarantasei autorevoli scienziati tedeschi incaricati dalla Nationale Akademie der Wissenschaften Leopoldina di fare il punto sull’utilizzo delle biomasse a fini energetici hanno concluso che la Germania dovrebbe concentrarsi su altre fonti, quali solare termico, fotovoltaico, energia eolica, poiché minore è il loro impatto ambientale rispetto a quelli delle bio-energie e che il risparmio energetico e il miglioramento dell’efficienza energetica devono avere la priorità. Perché ciò che vale per la Germania non dovrebbe valere anche per il nostro paese, la cui collocazione geografica è certamente più felice? Ciò cui stiamo assistendo è purtroppo un proliferare di impianti a biomasse/biogas, sempre più spesso oggetto di sequestri o indagini giudiziarie: Particolarmente sconcertante appare proprio il proliferare di centrali per la produzione di biogas ottenuto dalla trasformazione di rifiuto organico in assenza di ossigeno (anaerobiosi): ciò porta alla formazione oltre che del biogas ( che gode di incentivazioni economiche), di un “digestato” (classificato come rifiuto speciale), non adatto allo spandimento sul terreno perché troppo salino, in cui la gran parte del carbonio della materia organica se ne è andato sotto forma di metano, l’azoto si è mineralizzato e che soprattutto presenta un rischio non trascurabile di tipo batteriologico. Ne vale la pena? A ben riflettere la materia organica non ha mai rappresentato un problema prima che l’attività agricola fosse separata da quella dell’ agricoltura: i contadini facevano anzi a gara per aggiudicarsi l’appalto dei rifiuti nei mercati in quanto tutti gli scarti rappresentavano un ottimo concime per i campi! La strada scelta dalla Natura infatti per decomporre l’organico è un processo che avviene in presenza di ossigeno (aerobiosi) e che – qualora controllato e favorito dall’uomo- va sotto il nome di “compostaggio” . Con il compostaggio, attraverso biossidazione e poi maturazione, si ha la formazione di humus, un ammendante fertile e privo di carica batterica. E’ di humus che i nostri terreni hanno estremo bisogno perché purtroppo, in seguito a coltivazioni intensive/concimazioni chimiche ecc., si è drasticamente ridotta la presenza di materia organica e già molti terreni sono – come la Pianura Padana – in “via di desertificazione” per la perdita di fertilità. Non dimentichiamo inoltre che l’aumento della frazione organica nei suoli sequestra CO2dall’atmosfera e contrasta i gas climaalteranti: altro che “sprecare” il carbonio della materia per fare biometano da avviare a combustione. Davvero temiamo che ancora una volta dovremo constatare che non abbiamo appreso in tempo le lezioni che purtroppo la storia già ci ha insegnato.

Il corto “Uno al giorno” a tutti i parlamentari

News - 29 maggio, 2013 http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Il-corto-Uno-al-giorno-a-tutti-i-parlamentari/

Oggi abbiamo recapitato una copia del corto “Uno al giorno” - che Enel vuole censurare - a tutti i parlamentari. Per aver mostrato cosa vuol dire produrre elettricità col carbone, sono indagati il regista Mimmo Calopresti e lo sceneggiatore Manfredi Giffone, in seguito a una denuncia di Enel “contro ignoti”.
“Uno al giorno”, con un cast di noti attori come Haber, Quartullo, Ceccarelli e Briguglia e la collaborazione dei Subsonica per le musiche, parla degli impatti sanitari ed economici
del carbone che Enel utilizza per produrre in Italia quasi il 50 per cento della sua elettricità. Secondo uno studio commissionato da Greenpeace, che applica una metodologia già in uso nell’UE a dati di emissione forniti dalla stessa azienda, i fumi delle centrali a carbone di Enel causano nel nostro Paese una morte prematura al giorno e circa 1,8 miliardi di euro di danni l’anno.

Accusiamo da tempo Enel per gli impatti del suo carbone, e la nostra organizzazione è già stata trascinata in tribunale dall’azienda molte volte. Proprio la scorsa estate la magistratura ha rigettato un ricorso dell’azienda e giudicato legittime le nostre accuse poiché fondate su dati veridici: il cortometraggio “Uno al giorno” nasce proprio da quei dati e da quella storica sentenza. È incredibile che oggi, nonostante il corto sia stato realizzato dopo quella sentenza, un noto regista e un giovane autore risultino indagati per reati penali di cui ancora non si conosce il dettaglio.

Abbiamo deciso di inviare una copia del corto a tutti i deputati e senatori perché chiediamo alle istituzioni di farsi carico della condotta di un’azienda controllata dallo Stato. In questo modo capiremo se Enel è davvero sotto il controllo dello Stato o se può infischiarsene delle accuse documentate che le vengono rivolte perché la politica non è in grado di controllarla.

Con la sua condotta legale Enel prova a zittire le nostre proteste. L’azienda ha deciso di non rispondere nel merito alle nostre accuse ma di perseguire Greenpeace e chi con noi collabori in ogni occasione possibile. Una multinazionale con un fatturato da 80 miliardi di euro può spendere quanto vuole in avvocati, per tentare di silenziare chiunque; può persino permettersi di uscire sconfitta dalle aule giudiziarie, come le è già successo, sapendo comunque che le sue azioni legali possono ostacolare la protesta.

Gli avvocati di Enel non riusciranno a fermarci. Ma è legittimo che un’azienda controllata dallo Stato proceda in questa direzione quando le critiche che le vengono rivolte riguardano interessi collettivi come la salute pubblica?

Ilva i padroni delle ferriera verso il commissariamento governo contro i Riva

ILVA, I PADRONI DELLA FERRIERA VERSO IL COMMISSARIAMENTO IL GOVERNO VUOLE ESTROMETTERE I RIVA DALLA GESTIONE, AFFIDANDOLA A BONDI. MA NON HA RISOLTO I PROBLEMI GIURIDICIACCESA DISCUSSIONE Il ministro Orlando vuole togliere alla famiglia i poteri esecutivi, Zanonato e la Cisl spingono per dare più poteri al garante che vigila sulle migliorie ambientalidi Marco Palombi Una soluzione tecnica ancora non c’è, ma il governo pare aver scelto la via da seguire: separare la proprietà dalla gestione dell’Ilva per evitare la chiusura dell’azienda. Tradotto: esautorare - almeno finché non si sarà ottemperato a tutte le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale - la famiglia Riva dai poteri esecutivi. Questa soluzione è stata fortemente caldeggiata fin dall’inizio del lunghissimo vertice governo-azienda di ieri (aggiornato a oggi) dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, che alla fine è riuscito a convincere Enrico Letta e Angelino Alfano. La proprietà, ovviamente, e pezzi di sindacato (la Cisl) chiedono invece una soluzione meno “traumatica” per gli attuali equilibri di potere, soluzione che ha anche l’appoggio del ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato: magari, è la proposta, si potrebbero concedere poteri più diretti al Garante che già oggi dovrebbe vigilare sulle migliorie ambientali (Aia) in fabbrica (finora, però, s’è limitato solo a constatare le inadempienze). La soluzione allo studio di palazzo Chigi, secondo quanto sostengono fonti ministeriali, è però la nomina di un commissario governativo – probabilmente lo stesso amministratore delegato dimissionario Enrico Bondi – che gestisca l’azienda garantendo contemporaneamente la continuità della produzione, il risanamento ecologico e la “pace” con la magistratura. E qui cominciano i problemi: quale sia lo strumento giuridico a cui appigliarsi per questa prova di forza è una domanda a cui non è affatto facile rispondere. LE IPOTESI sul tavolo sono diverse, ma tutte di difficile applicazione. Per ricorrere, ad esempio, alla legge Marzano o alla Prodi bis - come fu, per capirci, nel caso di Parmalat – bisognerebbe che Ilva fosse un’azienda insolvente, cosa che al momento non è nonostante le alte grida lanciate dalla proprietà dopo i due sequestri ordinati dai tribunali di Taranto e Milano nei giorni scorsi (8,1 miliardi di beni della holding Riva Fire il primo; 1,2 miliardi di beni diretti della famiglia, accusata di frode fiscale, truffa allo Stato e riciclaggio, il secondo). Resta la legge 231 del dicembre 2012, nota alle cronache come “Salva-Il - va”, che qualche appiglio per la detronizzazione della proprietà pure lo offre, ma non così solido come si vorrebbe: l’articolo 1 infatti prevede, in caso di inadempienza dell’azienda nell’applicazione dell’Aia, sanzioni pecuniarie fino al 10% del fatturato che andrebbero irrogate dal prefetto (con tempi di decisione però troppo lenti); l’ar - ticolo 3, invece, prevede che il Garante per l’attuazione dell’Aia possa chiedere anche “provvedimenti di amministrazione straordinaria” fino all’esproprio (articolo 43 della Costituzione), anche se non si capisce bene a chi. Curiosamente, proprio ieri, il Garante in carne e ossa – che risponde al nome di Vitaliano Esposito e guadagna i suoi bei 200 mila euro l’anno – durante una visita all’Ilva ha messo a verbale che “sarebbe meglio non si intervenisse col commissariamento dell’azienda”, attirandosi le ire della cellula di fabbrica di Rifondazione comunista. Purtroppo per lui, comunque, quella è proprio la via stretta su cui lavora, pur tra mille resistenze, il governo: dimostrare le inadempienze dei Riva nell’applicazione dell’Aia ed estrometterli dalla gestione della fabbrica. Qualche dato già c’è. Nella prima ispezione (5-7 marzo) Ispra ha accertato 11 violazioni alle prescrizioni dell’Au - torizzazione ambientale: riguardano, tra l’altro, chiusura dei nastri trasportatori, nebulizzazione di acqua con apposite macchine per la riduzione delle particelle di polveri sospese, superamenti della durata delle emissioni inquinanti e omesse comunicazioni all’autorità competente. L’ISTITUTO ha inviato la relazione al ministero dell’Ambiente e al prefetto la settimana scorsa, chiedendo a quest’ultimo la massima sanzione pecuniaria (il 10% del fatturato). Ora, però, dovrebbero arrivare i dati della terza ispezione: la loro formalizzazione era attesa per il 7 giugno, ma ieri il ministro Orlando ha chiesto ad Ispra di accelerare e consegnare il tutto entro questa settimana. Il governo potrebbe infatti servirsene proprio per giustificare la scelta del com-missariamento. I dubbi legali, però, rimangono nonostante le inadempienze di Ilva: “Stiamo parlando di mettere le mani in un’azienda privata, non è che si può fare così, senza aver chiare le implicazioni giuridiche”, spiega una fonte governativa. E, infatti, sul tavolo resta ancora l’ipotesi di un decreto ad hoc – una sorta di “dl caccia-Riva” – che renda meno franoso il terreno sotto la decisione di Enrico Letta e dei suoi ministri: si potrebbe, per dire, intervenire sull’articolo 3 della legge di Monti scrivendo in maniera chiara che il governo può nominare un commissario se l’azienda non rispetta gli impegni in materia di bonifica ambientale. Il fatto quotidiano 29 maggio 2013 

Ilva mentre a Roma il governo tratta a Taranto si alzano nubi tossiche

ILVA, A ROMA IL GOVERNO TRATTA A TARANTO SI ALZANO NUBI TOSSICHE IERI L’INCONTRO CON ZANONATO, OGGI VERTICE A PALAZZO CHIGI TUTTO COME PRIMA Il garante: l’azienda viola gli impegni. E dalla fabbrica raccontano di dimissioni in massa dei capi reparto dell’a re a a caldo sequestrata di Francesco Casula Il fatto quotidiano Taranto Tavoli, nuvole e anarchia. Da Roma a Taranto il futuro della fabbrica dei Riva è in tre immagini. Mentre a Roma il governo, con il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, i sindacati e le istituzioni si incontravano per cercare senza riuscirci una soluzione al nuovo terremoto Ilva, in fabbrica i dirigenti dell’area a caldo si dimettevano in massa e i cittadini di Taranto si risvegliavano all’ombra di una cancerogena nuvola rossa. L’ennesima emissione nociva che dallo stabilimento siderurgico, alle prime luci del mattino, si è sollevata verso la città. Un fenomeno, che i carabinieri del Noe di Lecce nel dossier consegnato un anno fa alla procura chiamano “slopping”, causato dal malfunzionamento degli impianti e che sprigiona nell’aria respirata da operai e cittadini ossido di ferro. UN PROBLEMA che potrebbe essere ridotto se l’azienda avesse un adeguato sistema di captazione delle polveri, ma come i pubblici ministeri scrivono nella richiesta di sequestro di oltre 8 miliardi di euro, in fabbrica “allo stato non si ha evidenza di alcuna iniziativa intrapresa dalla società al fine di ottemperare alle disposizioni prima impartite dai custodi e poi, in parte, confermate” nell’Aia. Nella fabbrica regna il caos. Fonti sindacali rivelano dimissioni in massa dei capi reparto e dirigenti dell’area a caldo, sequestrata a luglio perché ritenuta causa di “malattia e morte”. Dopo l’iscrizione di due nuovi capi re- parto nell’elenco degli indagati, infatti, i quadri aziendali sono terrorizzati dal possibile coinvolgimento nell’inchiesta. Secondo fonti interne alla fabbrica, gli stessi uomini che la scorsa estate avrebbero spinto gli operai a manifestare contro la magistratura, oggi non intendono assumersi alcuna responsabilità. A spaventarli è anche il nuovo sopralluogo, in programma per oggi, degli ispettori del ministero che dovranno valutare lo stato di avanzamento degli adeguamenti. DAL GIORNO del sequestro di 8 miliardi, su cui sta lavorando la Guardia di finanza, l’ufficio centrale delle vendite di Milano è paralizzato, pregiudicando la sopravvivenza di tutti stabilimenti del Gruppo Riva. Eppure tra gli operai serpeggia la speranza che anche stavolta qualcuno possa intervenire per salvare l’azienda. Anche cda di Riva Fire attende un intervento amichevole. In una nota il Gruppo ha espresso forte preoccupazione perché il sequestro “rischia di compromettere l’iter per l’approvazione del piano industriale 2013-2018 avviato da mesi” che “avrebbe consentito sia il rispetto di tutti gli obblighi Aia sotto il profilo industriale e finanziario, sia l’approvazione del bilancio nei termini di legge in situazione di continuità aziendale”. Peccato che proprio ieri il garante dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva, Vitaliano Esposito, abbia ufficializzato ai vertici dei sindacati ionici “l’accertamento oggettivo di dieci violazioni” agli obblighi imposti proprio dall’Aia all’azienda e che l’Asl di Taranto abbia disposto la distruzione di un’enorme quantità di cozze alla diossina. Solo dettagli per l’azienda che minaccia “ripercus - sioni occupazionali”. Segnali di fumo al governo. Rossi e dannosi come l’ossido di ferro. 

Prodi Riva mente sull'Ilva di Taranto ferro vecchio

Prodi: “Riva mente, comprò un gioiello” L’EX ITALSIDER LA PRIVATIZZAZIONE NEL 1994 “Era un gran bello stabilimento, lontano dalla città cresciuta vicino alla fabbrica grazie a una legislazione provvidenziale di Antonio Massari Il fatto quotidiano 28 maggio 2013 L’Ilva era un ferro vecchio? Assolutamente no! Quello di Taranto era un grande stabilimento”. Romano Prodi è a pranzo quando lo raggiungiamo al telefono. In sottofondo c'è un tintinnare di piatti e forchette. Le dichiarazioni di Emilio Riva, patron dell'Ilva cui la Cassazione ieri ha confermato i domiciliari, gli risultano però indigeste. Della situazione attuale, Prodi non parla. Ma a noi interessa tornare ai primi anni Novanta, quando il professore era presidente dell'Iri e, sotto la sua gestione, l'Italsider fu trasformata in Ilva e avviata verso la privatizzazione. “Quando sono arrivato io, l'Ilva, era un ferro vecchio", ha dichiarato Emilio Riva a Giusi Fasano del Corriere della Sera. Chiediamo a Prodi: è la verità? L'ex premier sospira: “No di certo! Taranto era un grande stabilimento, era questo e basta”. Insistiamo: Riva sostiene che “me la sono presa che era un disastro, l'ho rinnovata e oggi è un arnese perfettamente funzionante, nonostante tutto”. Replica Prodi: “Assolutamente no, era uno dei più bei stabilimenti integrati d'Europa. Senza alcun dubbio”. LO CONFERMANO le cifre. L'Italsider nel 1993 può vantare una produzione ai massimi livelli mondiali: una media di 12 milioni di tonnellate di acciaio all'anno. Anche se indebitata per 7 mila miliardi di lire. “Lei creò la Ilva laminati impianti e lasciò i debiti nella vecchia Italsider”, ricostruiamo con Prodi, “che di fatto divenne la prima bad company italiana”. Risposta: “Questo può ricostruirlo lei... Io posso dirle che era un gran bello stabilimento...”. Ancora più bello perché quei debiti per 7 mila miliardi di lire restarono nella vecchia Italsider, destinata alla liquidazione. A Riva andò la parte industriale "ripulita" dalla grossa massa passiva, gli rimasero circa 1.500 miliardi di lire per debiti finanziari. Ben poca cosa, poiché la neonata Ilva era un gioiello con un fatturato mensile di 100 miliardi di lire. Ai Riva, che oggi la ricordano come un "disastro" e un "ferro vecchio", costa 1.649 miliardi. E - come ricostruito dal Fatto nei giorni scorsi - la società Riva Fire, che controlla l'Ilva, in pochi mesi passa da un utile (consolidato) di 157 miliardi di lire (anno 1994) ai 2.240 miliardi del 1995. Balzo verticale anche per l'utile netto, da 112 a 1.842 miliardi, niente male per un "disastroso ferro vecchio". Di certo, invece, c'è che l'Ilva inquinava parecchio già allora, tanto che gli stessi Riva chiesero, senza ottenerlo, uno sconto di 800 miliardi di lire. Che fosse così inquinante, Prodi, lo ricorda bene: “Parliamo di un secolo fa”, spiega il professore, “molto prima della legislazione provvidenzialmente intervenuta dopo... Ma le ripeto: era un bello stabilimento, tra l'altro isolato dalla città. È stata la città ad andare addosso all'Ilva, non l'Ilva addosso alla città. Quando andavamo allo stabilimento, si percorrevano chilometri e non c'era una casa. Se la gente non fosse stata messa ad abitare lì, così addosso all'acciaieria, forse non sarebbe stata così aggredita dall'inquinamento”. Il ricordo di Prodi è corretto solo in parte: il rione Tamburi già esisteva, ma effettivamente negli anni si è sviluppato sempre più a ridosso delle ciminiere. IL PUNTO È CHE I RIVA, secondo l'accusa, non hanno rispettato quella che, per dirla con le parole dell'ex premier, fu una “le - gislazione provvidenziale” de - stinata a salvare gli abitanti dall'inquinamento. Ed è proprio per questo che la procura di Taranto ha deciso di sequestrare al gruppo Riva ben 8,1 miliardi di euro. “Mi aggrediscono ingiustamente da ogni parte. È inaccettabile”, lamenta Riva al Corriere della Sera. “Non sarà il caso di tornare alla nazionalizzazione dell'Ilva?”, chiediamo a Prodi. “Sul presente, come le ho già detto, io non mi pronuncio. La saluto”. Clic. 

Ilva di Taranto il governo sempre in soccorso dei padroni

IL MINISTRO dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha un pensiero coerente: l’impresa è libera. E così nella sua “con - versazione piacevole” con Sergio Marchionne, persona “di estrema dinamicità”, gliele ha cantate chiare: “Bisogna fare in modo di incrociare di più gli interessi della Fiat con quelli del nostro Paese”. Il governo propone, Marchionne dispone. Zanonato è invece letteralmente terrorizzato dalla chiusura dell'Ilva, eventualmente provocata dalle intemperanze della magistratura: le nostre industrie dovrebbero far venire l'acciaio dall'estero, a tutto vantaggio dei nostri concorrenti francesi e tedeschi. Strano che comprare le auto giapponesi sia considerato il tripudio del libero mercato. L'86enne Emilio Riva dagli arresti domiciliari ci fa sapere di essere “vecchio, solo, malato”, alle prese con cardiologo e oncologo. Lo sfogo rattrista ma contrasta con l'energica minaccia: se i magistrati non la smettono di rompere le scatole salta tutto, e addio 40 mila posti di lavoro. “A me la parola padrone non piace ”, avverte, e l'avvocato Marco De Luca ricorda che “è un uomo che ha dato da mangiare a 40 mila persone per decenni”, con un linguaggio che non è da padrone ma da allevatore di bovini. Siamo messi così. Riva è già stato condannato due volte per l'inquinamento della sua azienda a Taranto, la prima volta il 15 luglio 2002, la seconda il 12 febbraio 2007. Prende in giro il prossimo, con balle spaziali come “l’I l va quando sono arrivato io era un ferro ve cc h i o”. Però siccome dà da mangiare bisogna chinare il capo e ringraziare. E i liberisti col turbo, che non vogliono cittadini “sudditi” dello Stato, si girano dall’altra parte quando li vedono sudditi del padrone che “dà da mangiare”. L'estate scorsa il dilemma tra salute e lavoro fu risolto con la nuova Aia (autorizzazione integrata ambientale), una novantina di prescrizioni all'Ilva per eliminare l'inquinamento dell'area circostante. Si vorrebbe sapere a che punto siamo, se i manager di Riva stanno facendo seriamente il loro dovere o stanno facendo di nuovo i furbi. Insomma, il governo della Repubblica italiana dovrebbe fare qualcosa di più utile che correre a chiedere scusa alla famiglia Riva ogni volta che la magistratura (a torto o a ragione, perché non è questo il punto) interviene. L’al - ternativa tra lasciar inquinare e la chiusura della fabbrica non è da Paese civile. E non è dignitosa per lo Stato, se c’è ancora. Twitter@giorgiomeletti Il fatto quotidiano 28 maggio 2013