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martedì 21 agosto 2012
Procura di Taranto dall'82 indaga sull'Ilva
“È dall’82 che indago sull’impianto, ora tutti scoprono la notizia”
Il procuratore, il cimitero e l’acqua calda
Tribunale
di Taranto
deserto, zero
metal detector
E il gip Todisco
presa di mira
resta al lavoro
di Sandra Amurri
inviata a Taranto Il Fatto quotidiano 21 agosto 2012
N on capisco dove sia la not
i z i a ,” esclama tra il serio e il
faceto com’è nel suo stile il procuratore
di Taranto Franco Sebastio
dalla sua casa di Soverato
dove – come sottolinea - sta trascorrendo
alcuni giorni di “fi n t a
vacanza” perché in verità “c o ntinuo
a lavorare”. Cosa intende
è chiaro visto che la prima sentenza
contro i vertici dell’I t a l s ider,
azienda di Stato che ha lasciato
il posto all’Ilva, è scaturita
da una sua inchiesta nel 1982 e
oggi si ritrova a processare quegli
stessi vertici per le morti da
amianto. Sono trascorsi 30 anni
e nella sostanza siamo paradossalmente
al punto di partenza.
“Alcuni anni fa parlavano di
spostare il cimitero che si trova a
ridosso dell’Ilva. Il cimitero, rosa,
per le polveri inquinanti che si
depositano su tombe e lapidi.
Credo che sia il solo cimitero al
mondo così colorato - continua il
dottor Sebastio sul filo dell’i ronia
quasi ad alleggerire la drammaticità
di certe situazioni - oggi,
invece, parlano di svuotare il
quartiere Tamburi che esisteva
ben prima dell’I t a lsider
e che si è ampliato
a dismisura
con la crescita dell’I
l v a .” Dunque tutti
sapevano. “Pe r ò
sembra che solo
ora sia stata scoperta
l’acqua calda
e ‘c o l p ev o l i ’ chi sono?
I magistrati che
non hanno fatto altro
che ricevere le denunce, indagare,
incaricare i tecnici di effettuare
i controlli”. Chiedergli
un parere sulla motivazione del
Riesame è inutile. Risponde di
non averle lette seppure dal tono
compiaciuto si deduce che
ne sia soddisfatto: “Sa cosa mi
chiedono mia moglie e i miei
figli? Ma chi te lo fa fare?”. Ecco,
chi glielo fa fare? “Questo è il
mio lavoro. Certo, ho l’età per
andare in pensione ed è vero
che alla fine uno si può anche
stancare, eh!”. Il Tribunale, ieri
lunedì, mentre era appena arrivata
la notizia che il Riesame
aveva depositato la motivazione
della sentenza,
alle 13,30 era deserto.
I metal detector
disattivati.
Bar chiuso. I corridoi
privi di qualunque
vigilanza o forma
di controllo.
Ognuno poteva entrare
senza destare
attenzione e arrivare
indisturbato fin
davanti alla porta dell’ufficio dove
la gip Patrizia Tedesco, ritenuta
“c o l p ev o l e ” di aver imposto
all’Ilva di porre rimedio assoluto
all’avvelenamento della
città, è chiusa a lavorare. Alla
faccia delle misure di sicurezza
rafforzate, come alcuni giornali
hanno scritto, dopo gli attacchi
sferrati dalla stampa di destra:
“La zitella rossa che licenzia
11mila operai”. Chi scrive apprende
che la gip è nella sua
stanza dall’unica dipendente
che incontra nel Palazzo. Evidentemente
la forza di chi in
questo momento è esposto a
venti e correnti trasversali, sta
nella serietà del proprio lavoro e
nel consenso che cresce sempre
più nella città e anche nel Paese
attraverso la rete che esprime
solidarietà e chiede che i magistrati
resistano. I giudici del
Riesame, a cui i legali dell’Ilva
avevano fatto ricorso scrivono
che sussiste l’esigenza del sequestro
perché “le emissioni di
sostanze nocive alla salute della
popolazione sono chiaramente
in corso e l’adempimento degli
impianti non appare più eludibile”.
Parole rafforzate da quelle
scritte nel decreto dalla gip
To d i s c o ”... affinché nessun
bambino, donna, uomo debba
più ammalarsi e morire per le
emissioni del siderurgico…”. E
tutto in nome di quei principi
inviolabili come salute e diritto
alla vita sanciti dalla Costituzione..
Nei prossimi giorni la Procura
decreterà la conclusione
delle indagini, ma c’è chi ipotizza
che a seguito della convalida
dell’impianto accusatorio
ricevuta dal Riesame, possa decidere
di saltare l’udienza preliminare
e chiedere il giudizio
immediato (che si può chiedere
nel caso in cui la prova è evidente
oppure quando la misura
cautelare è stata confermata
dal Riesame). Ma c’è anche chi
non esclude che i magistrati
possano ipotizzare un coinvolgimento
delle cariche istituzionali
per omissione di controllo.
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