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martedì 21 agosto 2012
Ilva l'inquinamento una scelta deliberata avviare risanamento in tempi brevi
SCELTA DELIBERATA”
Il Riesame: l’obiettivo non è la chiusura
ma avviare il risanamento in tempi brevi
“Gravissima
contaminazione
ambientale
Spegnimento
solo una delle
scelte tecniche
possibili”
346
IL NUMERO
DEI DECESSI
IN TREDICI ANNI
1.500 CIRCA
I RICOVERI
DA ATTRIBUIRE
ALLE EMISSIONI
di Francesco Casula Il Fatto quotidiano
Tara nto
Il Tribunale del riesame
ha confermato il decreto
di sequestro disposto dal
gip Patrizia Todisco: per i
sei reparti dell’area a caldo
non c’è facoltà d’uso. Per il
collegio composto dal giudice
Antonio Morelli, Rita Romano
e Benedetto Ruberto,
la misura richiesta dalla procura
e concessa dal gip è l’unica
“funzionale alla interruzione
delle attività inquinanti”
soprattutto in virtù della
“grave e attualissima emergenza
ambientale e sanitaria”
di Taranto. Emergenza per
nulla bloccata né attenuata,
anzi. “L’emissione di sostanze
nocive alla salute della popolazione
– scrivono nel
provvedimento i giudici – sono
chiaramente in corso”. Il
collegio ha chiarito tuttavia
che l’obiettivo di tali misure
FRANCO SEBASTIO “È dall’82 che indago sull’impianto, ora tutti scoprono la notizia”
Il procuratore, il cimitero e l’acqua calda
non è la chiusura dello stabilimento,
peraltro mai richiesto
dalla Procura e mai
accennata dal gip, ma “il raggiungimento,
il più celermente
possibile, del risanamento
ambientale e l’inter r uzione
delle attività inquinanti”.
I giudici, richiamando un
passaggio dell’ordinanza del
giudice Todisco, hanno sottolineato
che i periti hanno
individuato la possibilità che
l’impianto siderurgico possa
funzionare “ove siano attuate
determinate misure tecniche
che abbiano lo scopo di eliminare
ogni situazione di pericolo
per i lavoratori e per la
cittadinanza”.
Il ruolo dei custodi
Il Tribunale del riesame ha
chiarito che non è compito
della magistratura “sta bilire
se e come occorra intervenire
nel ciclo produttivo (con i
conseguenti costi d’i nve s t i -
mento) o, semplicemente, se
occorra fermare gli impianti”.
Questa decisione, secondo
il riesame “dovrà necessariamente
essere assunta alla
base delle risoluzioni tecniche
dei custodi-amministrator
i” e “vagliate dall’autorità
giudiziaria”. In definitiva
lo spegnimento degli impianti
per i magistrati è “solo una
delle scelte tecniche possibili”,
ma tocca a Barbara Valenzano,
Emanuele Laterza e
Claudio Lofrumento, i tecnici
nominati dal gip, stabilire
se per la messa a norma, e
quindi l’eliminazione delle situazioni
di pericolo – unica
condizione per evitare la
chiusura dello stabilimento
–, gli impianti potranno rimanere
accesi o meno. Un’ipotesi
che tuttavia dovrà garantire
il non ripetersi di fenomeni
inquinanti e dannosi
per lavoratori e cittadini.
Resta infine da chiarire il ruolo
di Bruno Ferrante: nel documento,
infatti, Ferrante è
ancora indicato come custode
e amministratore, ma dopo
il dispositivo del riesame,
il gip revocò la sua nomina
per un palese conflitto di interessi.
Ferrante avrebbe dovuto
rispondere alla famiglia
Riva come presidente del
Cda Ilva, e alla magistratura
come amministratore e custode
giudiziario. Sarà tuttavia
l’incidente d’esecuzione
che si terrà il prossimo 28
agosto a chiarire la sua posizione.
“Effetti di morte”
Per il Tribunale del riesame
l’attività inquinante dell’I l va
ha provocato una “grav i s s i -
ma contaminazione ambientale”
tra i territori di Taranto e
Statte comportando “i n ge n t i
danni economici alle locali
aziende zootecniche”, ma soprattutto
“una situazione di
grave pericolo per la salute e
la vita di un numero indeterminato
di persone”.
Tutto questo è frutto di “azioni
ed omissioni aventi una
elevata potenzialità distruttiva
dell’ambiente” compiute
dai vertici dell’Ilva, secondo i
giudici, attraverso “una costante
e reiterata attività inquinante
posta in essere con
coscienza e volontà” per la
scelta della proprietà che ha
“continuato a produrre massicciamente
nell’inosser vanza
delle norme di sicurezza
dettate dalla legge”. Nonostante
fosse “emerso che le
sostanze nocive originate
dall’Ilva, costituiscono un pericolo
per la popolazione delle
aree urbane circostanti lo
stabilimento e, addirittura,
che tali sostanze hanno già
cagionato effetti di malattia e
morte come evidenziati dai
per iti”.
Adeguarsi o chiudere
Il collegio ha ribadito la preminenza
del diritto alla salute
rispetto al profitto spiegando
che gli interventi per l’eliminazione
delle emissioni illecite
“si rendono necessari ed
improcrastina bili” non solo
perché dannosi, ma anche e
soprattutto in vista della ripresa
della produzione dello
stabilimento “la cui attività,
ove il gestore non provveda
ai dovuti adeguamenti, sarebbe
irrimediabilmente comp
ro m e s s a ”. Le autorità amministrative
infatti potrebbero a
quel punto arrivare, come
previsto dall’Aia e dalla normativa
152/2006, alla “re voca
dell’autorizzazione e alla
chiusura dell’impianto”.
Adeguamento o chiusura
quindi. L’Ilva scelga. In fretta.
Clini ed il risanamento
Secondo il ministro dell’ambiente
Corrado Clini queste
motivazioni consentono di
continuare a lavorare nella direzione
già intrapresa. Clini
ha ribadito che entro il 30 settembre
saranno rilasciate
nuove autorizzazioni con le
prescrizioni del gip e l’indicazione
delle migliori tecnologie
disponibili.
“Quando dico che ho dei timori
– ha aggiunto il ministro
– mi riferisco al fatto che ci
sono 20 mila persone che lavorano
e che potrebbero trovarsi
improvvisamente senza
occupazione. Il mio impegno
è garantire il lavoro ma in
condizioni di sicurezza ambientale,
garantendo la continuità
produttiva”.
Parole che spiegano come la
partita sul fermo della produzione
non sia affatto chiusa.
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