UN CASO CLINI Il fatto quotidiano 19 novembre 2011
Ex socialista, è il neo ministro dell’Ambiente con un debole per il nucleare e l’alta velocità di Vittorio Malagutti e Giorgio Meletti
Nel 2001, da direttore generale, entrò in conflitto con Amato
e Bordon per le sue posizioni su Kyoto
C’è un episodio molto utile a capire la personalità del nuovo ministro dell’Ambiente Corrado Clini, 64 anni. Ai primi di giugno del 2001 il governo di centro- sinistra guidato da Giuliano Amato stava per lasciare il posto a quello di Silvio Berlusconi, appena uscito vincitore delle elezioni. Clini, direttore generale dell’Ambiente, scrisse una lettera con la quale il governo italiano poneva una riserva sull’imminente intesa europea per il protocollo di Kyoto, l’accordo globale per la limitazione della Co2. In pratica Clini chiedeva un’apertura di dialogo con gli Stati Uniti, ostili al protocollo di Kyoto quanto l’Europa era favorevole. Il ministro uscente, Willer Bordon, fece una piazzata, accusandolo di aver cercato
benemerenze presso il ministro entrante Altero Matteoli.
Clini reagì giudicando offensive le accuse di Bordon.
Ritenuto da tutti molto competente e abile navigatore nei marosi ministeriali, Clini, medico del lavoro come mestiere originale, deve disporre di doti uniche se ha resistito vent’anni alla direzione generale dell’Ambiente, dove fu portato dal fondatore del dicastero, il socialista Giorgio Ruffolo. Tecnico cresciuto all’ombra della politica, già nel 1984, giovane dirigente della Usl di Venezia legato al boss locale Gianni De Michelis, viene nominato dal Psi di Bettino Craxi nell’Assemblea nazionale. Nel consesso di 600 personalità infarcito di “nani e baller ine”, secondo l’indimenticabile analisi di Rino Formica, Clini siede accanto a Sandra Milo, Jerry Scotti e Ornella Vanoni.
DOPO LO SBARCO a Roma, si è installato al ministero dell’Ambiente dove è riuscito ad andare d’accordo con ministri ambientalisti estremi (da Edo Ronchi ad Alfonso Pecoraro Scanio) e con i loro opposti, personaggi come Matteoli. Il suo mantra è che ambiente e economia possono andare d’accordo. Una filosofia da larghe intese, perfettamente adatta a un ministero che ha assecondato per anni i ritardi della Fiat nell’introduzione della marmitta catalitica prima e dell’auto elettrica poi.
Le tematiche ambientali sono complesse. Ieri Clini si è presentato al ministero su un’auto elettrica (non Fiat), ma il giorno prima - spinto da una notoria vanità - era andato al programma radiofonico
“Un giorno da pecora” a fare la sua prima gaffe ministeriale: dimenticando il recente referendum ha detto che il nucleare, suo antico amore, non era da buttare .
In realtà il nucleare servirebbe per fare energia senza emissioni di Co2, e aiuterebbe la questione Kyoto senza dare troppo fastidio alle emissioni industriali.
Così come l’entusiastico appoggio alle nuove linee ferroviarie dell’alta velocità, dichiarato poche ore dopo la nomina, trova la sua argomentazione nell’obiettivo di far girare meno camion.
Clini ha costruito negli anni un’abilità mostruosa nel supportare le sue opinioni con valanghe di dati e di ragionamenti.
E un ministero dell’Ambiente affidato a un “tecnico” in perenne polemica con gli ambientalisti è la quadra perfetta da larghe intese.
Clini è l’uomo giusto, come dimostra la sua pluriennale battaglia contro il protocollo di Kyoto. Un chiodo fisso, un tomentone.
Nel 2005 spiegò in un convegno “quanto inefficace stia diventando il Protocollo, che imputa alle nazioni che l’hanno ratificato una severa e costosa politica di riduzione delle emissioni di Co2”, e si scagliò contro “l’ideologia verde e gli interessi energetico-commerciali prevalentemente legati all’asse f ra n c o - t e d e s c o ”. Nel 2007, in un fascicolo della rivista dell’Aspen institute dal titolo “Ecocatastrofismo ”, firmò un articolo su “i pro e i contro dell’unilateralismo europeo”, critico con le rigidità dell’Unione europea sulla Co2.
LE SUE TESI trovano ampia ospitalità presso l’Istituto Bruno Leoni, il centro studi ultraliberista che ama denunciare il cosiddetto “estremismo ambientalista”.
L’istituto conta tra sostenitori e garanti il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli, il banchiere (ed ex politico democristiano) Roberto Mazzotta e il finanziere svizzero Tito Tettamanti, fondatore del gruppo Fidinam, network internazionale di fiduciarie con sedi nei più disparati paradisi fiscali.
Nel sito Clini viene segnalato come “senior fellow”.
Di lui si può dire tutto, eccetto che sia un’ambientalista. Se i cosiddetti Ecodem del Pd (Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti di Legambiente) hanno salutato con giubilo la sua nomina è per il sollievo di aver sventato il progetto originario di Mario Monti, eliminare direttamente il ministero secondo il modello berlusconiano che vede le questioni ambientali d’intralcio al progresso tecnico ed economico. Adesso tocca a Clini esibirsi in qualche nuova acrobazia .
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