La terza parte della storia dell'impianto di compostaggio di Mazzocchio
Il 30 settembre è scaduto il termine ufficiale per l'adeguamento del
contrastato impianto di compostaggio di Mazzocchio. Nulla si sa se le
opere sono da ritenersi concluse e l'impianto può riprendere il
normale funzionamento. Ma siamo nella media della storia recente,
basta vedere la lentezza o l'inerzia degli enti competenti a tutelare
non solo il territorio e l'ambiente, ma sopratutto la salute con
l'esperienza delle 7 discariche “scoperte” dopo anni che ne
scrivevamo. Oppure il degrado del fiume Linea di cui sui documenti
degli Enti interessati si legge che il fenomeno è noto e ripetuto.
Tornando all'impianto di compostaggio la Provincia di Latina invia una
delle tante note di diffida il 31/3/2006, in base ai rilievi dell'Arpa
in data 2/3/2006. L'esito delle analisi in contraddittorio avevano
evidenziato “superamento dei limiti parametrici fissati dalla tab. 3
allegata al D.Lgs. 152/99. Le acque reflui avevano concentrazione di
azoto nitrico di 130 mg/l, cloruri di 1915 mg/l superando i limiti
imposti, come per l'azoto ammoniacale, l'azoto nitroso, i solidi
sospesi. Queste sostanze possono creare odori molesti nell'atmosfera.
La Provincia imponeva quindi il funzionamento dell'impianto di
depurazione in modo da rientrare nei parametri di legge con alcune
verifiche e metodi di controllo e misurazione. Questa diffida veniva
pubblicata il 4 aprile sul quotidiano La Provincia creando “uno stato
di gravissima preoccupazione per la salute dei residenti nella zona di
Mazzocchio”. Il 26/6/2006 il Commissario delegato della Regione Lazio
per l'emergenza ambientale diffidava il gestore dell'impianto di
compostaggio attivando le procedure di legge. Il 4/7/2006 alcune sigle
sindacali inviavano al Prefetto di Latina la richiesta urgente in
quanto , secondo la nota, l'impianto di compostaggio “da diversi
giorni emana odori malsani mettendo a rischio la salute dei dipendenti
e dei lavoratori delle aziende limitrofe”. In quel periodo sia i
dipendenti che alcuni residenti venivano visitati nel locale pronto
soccorso per vertigini, conati di vomito, bruciare agli occhi, cefalea
e altro causati, secondo i pazienti, dagli odori emessi dall'impianto
di compostaggio. Tale situazione veniva accertata anche dalla Polizia
Locale insieme a materiale putrescibile stoccato nell'azienda di
compostaggio. Nuova diffida del comune di Pontinia e richiesta del
7/8/2006 del Sindaco Tombolillo della revoca dell'autorizzazione al
trattamento dell'impianto di compostaggio. Il Sindaco rilevava che “si
sono verificati anche alcuni decessi di ovini che pascolavano nei
terreni limitrofi all'impianto, sui quali il servizio veterinario
dell'Asl sta svolgendo accertamenti”. La Procura evidenziava una serie
di violazioni di legge sia di tipo amministrativo (registri,
controlli), sia tecnici (mancati o insufficienti funzionamenti di
impianti), scarichi non regolari, attività ed esercizi non
autorizzati. Successivamente l'Arpa provvedeva al campionamento di
compost proveniente dall'impianto in questione e non risultava
adeguato alle norme vigenti per la presenza di materiale metallico non
conforme provocando inquinamento del suolo.
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