Gli abitanti di Fukushima temono una nuova contaminazione radioattiva ogni volta che piove
Traduzione di ProgettoHumus da http://mdn.mainichi.jp
Mentre la crisi nella centrale atomica si continua a trascinare, le preoccupazioni sono in crescita soprattutto tra i residenti della Prefettura di Fukushima che vivono il susseguirsi di operazioni, apparentemente inutili, di decontaminazione nucleare.
Il disagio è particolarmente forte nelle aree intorno alle montagne, che devono essere decontaminate ripetutamente dopo che ogni pioggia porta a valle nuove sostanze radioattive.
Dal momento che circa il 70% della prefettura di Fukushima è montuosa, questi casi di regolare ricontaminazione potrebbero verificarsi su più vaste aree.
Il governo centrale sta pensando di finanziare le operazioni di bonifica condotta dalle amministrazioni locali nei luoghi con una contaminazione superiore ad 1 millisievert l’anno, ma gli abitanti delle zone sottoposte a “ricontaminazione” sono preoccupati per il fatto che queste promesse potrebbero non essere mantenute.
Nella città di Fukushima sono stati decontaminati, a luglio ed agosto, i distretti di Onami e Watari dopo l’impennata dei livelli di radioattività. Ma nelle settimane successive, 885 nuovi posti della città hanno registrato valori “freschi” di radioattività ed in altri luoghi questa è aumentata anche dopo le operazioni di pulizia.
“Le radiazioni sono in aumento vicino alle montagne e nei luoghi dove l’acqua trasporta terreno contaminato”, afferma il Governo Municipale di Fukushima.
Un residente di Onami, la cui casa si trova in prossimità di una pendice boscosa, dice che radioattività nel suo cortile supera i 2 microsievert l’ora. “Ovunque qui intorno è nella stessa situazione”, dice.
Un uomo che vive con la sua famiglia nel distretto di Watari ha invece scoperto che il corso d’acqua che scorre nella sua proprietà ha livelli di cesio superiori ai 300.000 bequerel. “Non ha senso fare un solo giro di decontaminazione. Noi residenti non avremo mai pace se le operazioni di bonifica non potranno essere fatte regolarmente”, ha detto.
Secondo le linee guida del ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca, rilasciate il 30 settembre, l’eliminazione delle foglie ed altri detriti provenienti dalle foreste della zona, nel giro di circa 20 metri dai centri abitati, sarebbe efficace nel tenere sotto controllo la contaminazione. “Gli aghi di conifere, nel tempo, accumulano cesio radioattivo ed i livelli possono scendere anche dopo tre o quattro anni”.
La municipalità di Fukushima ha creato un piano per portare l’esposizione alle radiazioni, in tutte le aree abitate della città, al di sotto di un microsievert/ora nel giro di due anni. Come parte di questo progetto, nel quartiere di Onami, inizieranno nuove attività di pulizia nel mese di ottobre. Nessun programma è stato invece impostato per la decontaminazione delle aree montane e forestali del distretto, ma l’amministrazione comunale sta prendendo in considerazione di rimuovere il “terreno foglia” (suolo composto di foglie marce) entro 75 metri dalle proprietà private locale, venti metri in più rispetto alle linee guida del ministero.
Si ipotizza che il processo di decontaminazione dovrà andare avanti per molto tempo a venire, ma tutto comunque dipenderà dalla dimensione del sostegno finanziario che arriverà dal governo centrale.
Rimane comunque un problema ancora irrisolto, ovvero lo stoccaggio di tutto il materiale contaminato raccolto nelle operazioni di pulizia. Il governo di Tokyo ha iniziato a considerare di utilizzare le foreste nazionali come vere e proprie discariche. Secondo un funzionario della prefettura di Fukushima però “20 metri di foresta da dedicare a questo uso, per ogni regione, qui rappresenterebbe una quantità enorme di materiale”.
In cima alle preoccupazioni per l’enorme volume di materiale contaminato e per la necessità di manodopera, vi è anche la questione del ruolo importante svolto dalle foreste naturali: la raccolta di acqua piovana che a va a costituire quella di pozzo. Per esempio, il villaggio di Kawauchi, non più incluso nella zona di evacuazione a partire da settembre, è quasi per il 90% costitutio da foresta e montagna e dipende dai corsi d’acqua e dall’acqua di pozzo per tutti i suoi fabbisogni idrici.
L’amministrazione del villaggio prevede di decontaminare tutto il bosco sotto la sua giurisdizione nei prossimi 20 anni, ma il paese, sottolinea un funzionario locale, “ha bisogno delle foreste per garantirsi la sua fonte di acqua dolce e non c’è modo di eseguire la decontaminazione preservando, nello stesso tempo, le funzioni del bosco”.
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