Il governo giapponese ignorò le previsioni sulla diffusione della radioattività subito dopo il disastro di Fukushima, mettendo a rischio migliaia di persone
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.bellona.org
I funzionari giapponesi hanno nascosto le informazioni ed hanno negato i fatti del disastro nucleare di Fukushima Daiichi, ignorando i dati del sistema di previsione delle radiazioni del paese, al fine di limitare le evacuazioni, ritenute costose, della popolazione e per evitare la discussione pubblica della politica nel settore nucleare.
La profondità di questa pura negligenza è stata riportata dall’Associated Press e da un report pubblicato dal New York Times.
Il fisico nucleare di Bellona Foundation, Nils Bohmer, che nel corso della crisi nucleare giapponese ha più volte sottolineato la minimizzazione sui pericoli della radioattività da parte delle autorità giapponesi ha così commentato: “Questo è un altro esempio della comunità atomica giapponese, compresi gli industrali del settore ed il governo. Questo dimostra la necessità urgente di cambiamenti drastici del settore nucleare e sul ruolo che questa energia dovrà ricoprire nel futuro del Giappone”.
La scansione di quante sono state le informazioni non diffuse all’opinione pubblica giapponse sta per essere rilevata in questi ultimi due giorni.
Le previsioni sulla radioattività ignorate hanno messo a repentaglio la salute dei bambini
Secondo i rapporti, il sistema giapponese per la previsione della radioattività era in attività dal momento in cui la crisi nucleare ha avuto inizio, l’11 marzo, e anche dopo che il terremoto e lo tsunami hanno investito la centrale di Fukushima, 240 km. a nord di Tokyo.
I funzionari di governo avevano previsto un intervento certo di ventilazione che avrebbe liberato radioattività nell’aria. Il sistema prevedeva anche che la scuola elementare di Karino si sarebbe trovata direttamente nel percorso della nube che fuoriusciva dalla centrale nucleare. La relazione però non venne presa in considerazione dato che, invece che sgomberare la scuola, che si trova a 10 chilometri dalla centrale, questa venne trasformata in un rifugio per gli evacuati.
Associated Press riporta che i dati del sistema di previsione delle radiazioni sarebbero stati inviati all’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, ma che lì si sarebbero poi fermati.
Gli alti funzionari statali non presero visione dei rapporti
Il Primo Ministro Naoto Kan, le autorità locali ed altri soggetti coinvolti nell’evacuazione della popolazione hanno dichiarato di non aver mai visto i rapporti. “Così migliaia di persone sono rimaste per giorni in aree che il sistema aveva identificato come ad alto rischio”, ha detto una fonte ex-governativa giapponese a Bellona Foundation.
Fra queste i 400 fra studenti, genitori, insegnanti ed altre persone raccolte presso la scuola elementare Karino, nella città di Naime, al culmine della crisi.
Nessuno era mai stato informato del rischio che stavano correndo. Lo stesso sindaco di Naime ha dichiarato che gli sono volute più di 24 ore per realizzare che gli sfolllati erano in pericolo. Ha mandato così alcuni autobus affinchè si potessero spostare ma, inconsapevoli dei rischi, questi sono stati portati in un’altra parte della città anch’essa considerata pericolosa dal sistema di previsione delle radiazioni. Abbandonati quindi al loro solo destino.
“Quando ci penso, ora, sono indignato. Le nostre vite sono state messe a rischio”, dice il preside della scuola di Karino, Hidenori Arakawa.
Vicini all’abbattimento completo delle informazioni
I documenti rinvenuti negli ultimi giorni mostrano che l’uso da parte del governo dei dati è stato paralizzato da problemi di comunicazione ed anche dalla mancanza di una conoscenza di base del sistema di previsione delle radiazioni ai massimi livelli.
Non è chiaro quante persone potessero essere state esposte, rimanendo in zone nel percorso della nube radioattiva e di conseguenza valutare quante soffrano di problemi di salute da esposizione alle radiazioni. Potrebbe essere difficile provarne mai una connessione: i funzionari sanitari dicono infatti di non avere intenzione di dare importanza ai test di radiazione per coloro, ad esempio, che erano stati evacuati nella scuola.
Seiki Soramoto, un deputato ed ex ingeniere nucleare, al quale il premier Naoto ha chiesto supporto durante la crisi, ha accusato il governo di non aver considerato i dati del sistema di previsione del Paese, noto come Speedi.
“Alla fine è stato l’ufficio del Primo Ministro a nascondere i dati Speedi. Non aveva le conoscenze per gestirli, e quindi non sapeva cosa dire al pubblico. Hanno pensato solamente alla propria sicurezza e hanno deciso che la cosa più facile fosse quella di non dire nulla”.
In un’intervista al New York Times, Goshi Hosono, ministro responsabile della crisi nucleare, ha respinto le accuse sul ritardo della pubblicazione dei dati Speedi. “Non sono stati resi noti perché erano incompleti ed inesatti. I primi ci sono stati presentati solo il 23 marzo. E quel giorno li abbiamo pubblicati. Prima (di essere nominato ministro per la crisi nucleare, alcuni giorni dopo il disastro di Fukushima), quando il Giappone stava affrontando i giorni più difficili della sua storia recente, non facevo parte del progetto di gestione dei dati del computer Speedi”, ha detto Hosono.
Ulteriori informazioni "trattenute" per scopi politici
Le previsioni del computer sono state trattenute insieme a molti altri dati informativi che le autorità hanno inizialmente negato all’attenzione dell’opinione pubblica.
La fusione, in tre dei sei reattori di Fukushima, è stata ufficialmente non riconosciuta per mesi. In una delle ammissioni più schiaccianti che le agenzie di regolamentazione del settore nucleare diffusero ai primi di giugno, c’era la notizia che gli ispettori sul sito avevano trovato tellurio 132, che gli esperti ritengono sia stata la prova rivelatrice della fusione dei reattori, un giorno dopo lo tsunami. Nessuno lo disse però al pubblico per quasi tre mesi.
La tempistica di queste confessioni fra fine maggio ed inizio giugno è in corrispondenza con una visita in giappone degli ispettori dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. L’intera struttura nucleare giapponese non potè più nascondere la reale portata dell’incidente.
Il 4 luglio, la Società per l’Energia Atomica del Giappone, un gruppo di studiosi e dirigenti del settore nucleare, ha dichiarato: “E’ estremamente deplorevole che questo tipo di informazioni importanti non siano state pubblicate fino a tre mesi dopo il disastro”.
Come funziona Speedi e cosa il governo non ha capito
La rete giapponese Speedi è stata costruita nel 1986 con un costo di 140 milioni di dollari. Fornisce dati sul monitoraggio delle radiazioni a livello nazionale ed è stata testata in una serie di eventi, tra cui le questioni sulla sicurezza della centrale nucleare di Hamaoka, sorte lo scorso anno e gestite dallo stesso primo ministro Kan.
Kan ha però ammesso di non capire il modo in cui Speedi abbia elaborato i dati in occasione del disastro di Fukushima. “Non avevo idea di che tipo di informazioni erano disponibili. Non sapevo nulla e non c’era modo che potessi esprimere una mia opinione”, ha detto.
In due valutazioni post-crisi, in un rapporto all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, il suo governo dichiara che la Rete “non è riuscita a svolgere la sua funzione prevista”.
Un membro del team di crisi di Kan, il capo della Commissione per la sicurezza nucleare, Haruki Madarame, arrivò a dire che i dati Speedi non erano migliori di "un semplice bollettino meteorologico." Secondo lui, le previsioni non avevano alcun valore perché non riportavano letture accurate della radioattività. In più, alcune delle funzionalità di monitoraggio del sistema sono state danneggiate dallo tsunami e dalle interruzioni di corrente che ne sono derivate e la società che gestisce l’impianto la TEPCO non ha fornito le proprie letture.
Ma i funzionari Speedi hanno detto che la posizione di Madarame riflette una fondamentale incomprensione delle funzioni di progettazione del loro sistema.
Quando viene rilevata la quantità di radioattività, il dato viene inserito nel sistema Speedi insieme ai dati meteo e del terreno. Viene così generata una “mappa di pericolosità”. Se la quantità di radioattività non è nota – come è avvenuto con Fukushima – viene utilizzato un valore standard e relativamente basso di becquerel per eseguire tale operazione. In questo caso quindi, se non viene mostrato il rischio effettivo di radioattività, viene perlomeno indicato il modello generale e la direzione della nube radioattiva. Poi, quando si viene a conoscenza della quantità di radiazioni, la mappa può venire aggiornata. Se la perdita effettiva risulta, essere di 100 becquerel, per esempio, i risultati vengono moltiplicati per 100.
Questa tecnica ha permesso a Speedi di produrre rapporti ore prima della fusione dei reattori, quando la radioattività al di fuori della centrale era più bassa.
Secondo gli addetti ai lavori, le apparecchiature di monitoraggio del sistema hanno funzionato perfettamente.
Esportazione del terreno radioattivo in una scuola di Koriyama
Corrette le previsioni di Speedi
Nel caso di Fukushima, i dati delle previsioni dimostrano di essere stati estremamente precisi. La maggior parte della città di Namie, per esempio, era stata da allora già dichiarata troppo pericolosa per essere abitabile.
Il sistema Speedi, gestito dal ministero dell’Educazione e della Scienza, fornisce i suoi dati ad altre agenzie governative, come quella per la Sicurezza Nucleare che dovrebbero diffonderle poi alle autorità locali. Quest’ultimo passaggio non è però avvenuto e per giustificarlo(e per non intaccare le loro posizioni), i funzionari hanno dichiarato inutili questi dati.
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