Una città giapponese dichiara il “mese dellA decontaminazione nucleare”
Traduzione di ProgettoHumus da Associated Press
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MINAMI-SOMA (Giappone). E’ un compito arduo. La contaminazione del peggior disastro nucleare al mondo, dopo quello di Chernobyl, si è diffusa in lungo ed in largo, tra terreni agricoli, fattorie, fiumi e foreste. Decine di migliaia di persone sono state costrette ad evacuare dalle loro case.
Ma di badilata in badilata, un città mezza disabitata ai margini della zona di esclusione, sta lottando per poter rivivere in futuro. Dimenticati e lasciati in gran parte a se stessi dal governo centrale, i funzionari di Minami-Soma (circa 20 km. di distanza dalla centrale di Fukushima), hanno designato agosto come il “mese della decontaminaziona”.
“Abbiamo deciso di non attendere le indicazioni di Tokio per capire cosa fare. E’ un compito enorme, ma da qualche parte dobbiamo pure incominciare”, ha detto uno degli ufficiali cittadini Yoshiaki Yokota.
Prima del disastro, circa 70.000 persone vivevano a Minami-Soma. Ma quasi sei mesi dopo, più di 30.000 hanno abbandonato le loro case, molti dei quali si sono trasferiti in aree al di fuori della zona di evacuazione ufficiale.
I funzionari della città temono che se non si interviene in qualche modo, molti non potranno più fare ritorno a casa.
Così, la scorsa settimana, gli equipaggi a disposizione dei servizi locali hanno iniziato a lavorare presso scuole, parchi e centri comunitari. L’obiettivo è quello di ridurre di oltre la metà i livelli di contaminazione misurati nei luoghi dove la gente si riunisce. La campagna ha creato un brusio di attività nel paese ancora scosso dalla crisi nucleare.
Gli equipaggi al lavoro indossavano tute speciali e, con l’impiego di ruspe e buldozer, hanno iniziato a rimuovere il terreno contaminato dai luoghi pubblici, in particolare dai cortili delle scuole. La terra radioattiva è stata sepolta in enormi trincee in aree stabilite.
“Sono contento di vederli qui. Sono ancora preoccupato, ma è importante che la nostra città dimostri che si sta facendo qualcosa”, dice Kiyomi Takahashi, mentre guarda un equipaggio addetto al lavaggio, in una scuola materna vicino a quella frequentata dalle sue figlie.
Per il momento, gran parte di Minami-Soma resta completamente off-limits. La città si trova all’interno della zona di esclusione, avente un raggio di 20 chilometri, intorno alla centrale di Fukushima.
Anche al di fuori della zona i livelli di contaminazione variano notevolmente a seconda dei terreni locali. La maggior parte di Minami-Soma ha registrato livelli di contaminazione nei limiti di sicurezza imposti dal governo, il che significa che “sarebbe” idonea al reinsediamento.
Eppure la maggior parte sono rimasti fuori perché temono per la loro salute.
“Vogliamo mostrare loro che stiamo facendo tutto il possibile per rendere la città sicura. Parte di quello che stiamo facendo è simbolico ed è destinato solo a rassicurare i cittadini”, ha detto Yokota.
Alcuni esperti hanno però delle riserve sulla campagna di decontaminazione.
Hiroaki Koide, uno specialista di radiazioni e professore presso la Kyoto University Research Institute, ha detto che la semplice eliminazione dei primi tre pollici (5 centimetri) di terreno superficiale, ha dimostrato di ridurre i livelli di radioattività di circa il 90%. Ma le strade, gli alberi ed i terreni agricoli nei pressi di scuole ed edifici decontaminati non possono essere facilmente puliti e le radiazioni da essi possono diffondersi in un ambiente più vasto. Inoltre, neonati, bambini e donne incinte sono più vulnerabili alle malattie legate alle radiazioni, ed è generalmente consigliato loro di evitare l’esposizione per quanto possibile.
“Qualsiasi tipo di esposizione potrebbe rappresentare un rischio per la salute, non importa quanto sia piccola. Non c’è dose che dovremmo chiamare sicura!”, ha detto Koide.
Un altro problema, che ha rallentato l’azione del governo centrale, è il trattamento del suolo irradiato rimosso. “Abbiamo cercato di trovare impianti di stoccaggio e di trattamento dei rifiuti, ma finora non abbiamo avuto molto successo. Stiamo cercando di convincerli a trattare questi tipi di materiali, ma ci sono anche i residenti locali che si oppongono. Dobbiamo cercare di eliminare la contaminazione radioattiva dalla vita quotidiana dei cittadini il più rapidamente possibile”, ha detto Goshi Hosono, il ministro in carica per la gestione della crisi nucleare.
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