Continua l'attività del Comitato di Pontinia in favore dei referendum (2 sull'acqua, 1 sul nucleare e 1 contro il legittimo impedimento).Dopo l'iniziativa di domenica in piazza Indipendenza ieri sera c'è stato il cineforum, a cura del Cantiere Creativo, con la proiezione di "Flow per amore dell'acqua". Al termine il dibattito cui sono intervenuti Alberto De Monaco (comitato provinciale dell'acqua pubblica) e il coordinatore provinciale della raccolta delle firme Tonino Mancino. Il film documentario trasmesso ieri sera lascia pochi dubbi, ad una persona normale, se recarsi o meno a votare per il ritorno all'acqua pubblica e quale scelta fare. I tanti esempi della stupidità umana, la devastazione attuata con dighe inutili che producono danni con effetti già visibile, l'avidità e la voglia di sottomissione della Banca Mondiale, come delle aziende da bandire quali Veolia, Vivendi, Coca Cola, Nestlè. Queste aziende commettono danni non solo all'ecosistema (la Nestlè già nota per la deforestazione), ma anche all'economia. Solo un neonazista poteva pensare di sottomettere la dignità, le condizioni minime di vita con l'accesso all'acqua potabile, di speculare sulla vita.
Il film illustra l'importanza, per esempio, della raccolta delle acque meteoriche che dovrebbe essere un obbligo (insieme alle energie naturali e rinnovabili) per le costruzioni dei fabbricati nella Regione Lazio. Ma la maggior parte dei nostri comuni si sono dimenticati di questo obbligo che è sopratutto morale. Durante le iniziative si è ripercorsa la storia di Pontinia con la cessione delle reti ad acqualatina (senza passare per il consiglio comunale) senza far parte della società (quindi con evidente rischio erariale) grazie all'infausta amministrazione di destra (non solo dissesto e impianti incompatibili). Le 2 delibere approvate dall'attuale consiglio comunale (con voto contrario dell'udc) per tornare alla gestione pubblica. La questione delle analisi (fino al 2008 in numero inferiore all'obbligo di legge) dimenticato nel 2010 fino alla mia richiesta del 19/11/2010 per poi effetuarne in data 1/12 con risultati con avremo mai e quindi ripetute il 9/12. Ma nessuno ci spiega come mai, se a Pontinia non c'è il problema arsenico come mai viene chiesta la deroga. Nè quale siano gli effetti di fluoro e vanadio (anche questi elementi con deroga per fornire acqua non potabile) e nè quale risultato ci sia delle analisi per questi elementi. Senza dimenticare che fino alla mia letter del 19/11 mancava l'informazione (da me richiesta) sugli effetti di queste sostanza cancerogene. E che l'informazione sbagliata è costata alcune denunce in procura, il ritiro dei manifesti sbagliati e la rimozione del responsabile degli errori. Nei prossimi giorni saranno rese note le altre iniziative. Giorgio Libralato
http://www.ilcambiamento.it/acque/per_amore_acqua_flow_documentario.html
FLOW, il documentario 'per amore dell'acqua' dedicato alla risorsa più preziosa
Il documentario americano Per amore dell’acqua. FLOW mette al centro la questione dell'accesso all’acqua; passando dalla sua privatizzazione al suo inquinamento, dalla sua scarsità ai suoi benefici spirituali. L’acqua pulita è una risorsa indispensabile, senza di essa è la vita stessa ad essere messa in pericolo.
di Elisabeth Zoja - 28 Febbraio 2011
"La crisi dell’acqua è la dimensione più pervasiva, più grave e meno visibile della devastazione ecologica"
Tutti hanno sentito parlare dell'oro nero e dei conflitti che causa, ma pochi sanno che sarà l’oro blu il maggior problema politico-ambientale del nostro secolo: “L’acqua è sempre stata al centro del benessere materiale e culturale delle società di tutto il mondo. Oggi, purtroppo, questa preziosa risorsa è in pericolo. […] La crisi dell’acqua è la dimensione più pervasiva, più grave e meno visibile della devastazione ecologica”, scrive la fisica indiana Vandana Shiva in Le guerre dell’acqua (Feltrinelli, Milano 2004).
La dott.ssa Shiva è una delle protagoniste del documentario Per amore dell’acqua. FLOW (titolo originale: For Love Of Water) uscito negli Stati Uniti nel 2008. La regista Irena Salina spiega che il film tratta il problema idrico “da varie angolazioni: l’inquinamento e la commercializzazione dell’acqua negli Stati Uniti, l’accessibilità dell’acqua per le popolazioni povere all’estero, le conseguenti questioni legate ai diritti umani e i ben noti aspetti spirituali dell’acqua”.
Una delle prime scene del film mostra una frase del poeta britannico W. H. Auden: “Migliaia sono vissuti senza amore, non uno senza acqua.” Il documentario si appoggia su affermazioni di questo genere, poco dopo afferma: ogni anno due milioni di persone muoiono di malattie causate da carenza di acqua pulita. Una di queste malattie è il colera. La mancanza d’acqua stermina più dell’AIDS o delle guerre.
Lo spettatore viene dunque colpito sia da dati sorprendenti, sia da musiche suggestive che accompagnano riprese panoramiche di cascate, di laghi, ma anche di fiumi di sangue.
Inoltre nel documentario-inchiesta vengono intervistati 18 attivisti ed esperti quali fisici, ingegneri, scienziati, avvocati, autori ed ecologisti. L’argomento interessa dunque professionisti di vari settori, ma anche l’intera umanità: “Quanto l’acqua sia davvero un elemento unificante è una delle cose che fin da subito mi è balzata all’occhio. Ne abbiamo bisogno tutti e tutti ne vogliamo. […] Questo concetto universale è diventato via via il cuore del mio film” spiega Salina.
“Flow ci ha condotti in diversi luoghi, tra cui Africa, Bolivia, Canada, India, Francia e Stati Uniti.” Il film visita dunque quasi tutti i continenti, e mostra gli innumerevoli problemi legati all’acqua. Parla ad esempio della sua crescente privatizzazione presentando le due maggiori multinazionali dell’acqua: Suez Environnement e Véolia Environnement, attiva nei 5 continenti e responsabile per la gestione di acqua, rifiuti, energia e trasporti.
"Non si può chiedere a una famiglia africana, che non ha i mezzi per mandare i propri figli a scuola, di pagare per l’acqua pulita"
Il film descrive anche l’inquinamento dell’acqua e la chimica in agricoltura. Parla inoltre dell’acqua piovana e di quella in bottiglia, gestita principalmente da Nestlé, che possiede più di 70 compagnie d’acqua tra cui Perrier e S. Pellegrino. Infine il documentario illustra i problemi legati ai cambiamenti climatici, alle dighe e il diritto all’acqua: se gli esseri umani ne hanno bisogno per vivere, l’acqua è un diritto, non un privilegio.
Non si può chiedere a una famiglia africana, che non ha i mezzi per mandare i propri figli a scuola, di pagare per l’acqua pulita. Vengono intervistate due ragazze costrette a prendere l’acqua dal fiume, poiché quella corrente era troppo cara. Tre giorni dopo aver accusato dolori allo stomaco la loro madre è morta: “Aveva bevuto acqua contaminata”.
“Flow si interroga sull’essenza dell’acqua e sulla nostra relazione con essa”, racconta Salina. La Terra, proprio come il nostro corpo, è composta al 70% d’acqua, e ricicla la stessa da milioni di anni. Come si può privatizzare una tale risorsa, che inoltre ha dato inizio alla vita? Dopo la privatizzazione della terra è arrivata quella dell’acqua; se sarà possibile troveremo anche un modo per privatizzare aria e fuoco. I quattro elementi necessari alla nostra vita.
Il film offre però anche qualche prospettiva positiva: “Mostra come sia possibile, attraverso azioni locali, sfidare enormi corporation, e di come la privatizzazione dell’acqua abbia messo a repentaglio le abitudini di vita di popolazioni” spiega Salina.
"Alla lista degli emigrati politici e dei migranti del clima si aggiungono dunque quelli dell’acqua"
Il film mostra ad esempio una famiglia costretta a emigrare dagli altopiani del Lesotho, in Africa. “Vivevamo lì da moltissimo tempo, non so neanche quanto. La mia famiglia è parte di quella terra” racconta Anna Debwese Mape. “Un giorno i membri del progetto per la costruzione di una diga nella zona hanno detto ai nostri capitribù che dovevamo andarcene […] Ce la siamo vista brutta, da allora”. La madre spiega: “Qui quando i miei figli hanno fame, non ho nulla per loro. Prima nei nostri campi crescevano prodotti di tutti i tipi. Qui è diverso, non abbiamo più terra”. Alla lista degli emigrati politici e dei migranti del clima si aggiungono dunque quelli dell’acqua. I problemi che devono affrontare se non identici, sono almeno simili.
Salina spiega che “la maniera più efficace di catturare la storia delle persone incredibili” che ha incontrato, è l’approccio personale: “Abbiamo iniziato a lavorare a Per amore dell’acqua. Flow con una troupe modesta ma alla fine, a causa di ristrettezze di budget, sono rimasta sola con una videocamera”.
Il film informa che nel 2020 la metà della popolazione mondiale non avrà accesso a sufficiente acqua pulita. Per frenare questo processo presenta l’ Articolo 31 da inserire nella Dichiarazione dei Diritti Umani: “Ognuno ha diritto ad avere acqua pulita e accessibile sufficiente per la salute e il benessere dell’individuo e della famiglia, e nessuno deve essere privato di tale accesso o qualità dell’acqua in nome di interessi economici individuali”.
Salina conclude: “Una delle lezioni più importanti che ho imparato […] è che non possiamo più permetterci di dare ancora per scontata l’acqua. Il futuro dei nostri figli e di tutte le specie del pianeta dipende da questa nostra consapevolezza”.
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