LA RABBIA IN PIAZZA:"A NOI STIPENDI DA FAME E LORO PENSANO AGLI AFFARI"
19 febbraio 2010
No Bertolaso day Protesta a Roma dei sindacati di base dei Vigili del fuoco con i comitati contro l'inceneritore di Acerra e le discariche, una delegazione di abruzzesi e di ricercatori pubblici. Sotto accusa il sistema dell'emergenza a tutti i costi
In piazza contro la logica dell'emergenza, fonte di disastri ambientali e occupazionali. Si sono trovati ieri a Roma, davanti a Montecitorio (e poi all'Università) i vigili del fuoco, i comitati contro le discariche, gli abruzzesi vittime del terremoto e i ricercatori pubblici, riuniti dal sindacato di base Rdb per il "No Bertolaso Day", protesta contro il decreto 195, che prevedeva la privatizzazione della Protezione civile. Una "rivoluzione" prevista dall'articolo 15 del provvedimento, stralciato dal governo dopo le inchieste che hanno coinvolto Guido Bertolaso, che non è però l'unico ad essere finito nel mirino dei manifestanti: «Con questo decreto la Protezione civile assorbe una serie di competenze dei Vigili del fuoco - attacca Antonio Iritano, vigile e membro del coordinamento nazionale Rdb - ormai anche un normale incidente ferroviario rientra tra le emergenze, e questo ampliamento dei compiti oggi si spiega alla luce del verminaio che sta emergendo sugli appalti ».
Più interventi da fare, più soldi e meno giustificazioni da dare, insomma. Il danno è anche economico, spiega il sindacalista, infatti «nel decreto Abruzzo erano previsti soldi per l'assunzione di Vigili, 4,8 milioni di euro che ora sono stati stornati per aumentare i dirigenti della Protezione civile», con la conseguenza di «emarginare sempre di più i Vigili del fuoco, che all'Aquila lavorano dal 6 aprile in una situazione di emergenza, con stipendi da fame». Antonio ha infatti una gigantografia della sua busta paga, con un netto di 1300 euro, che diventano 900 senza indennità di rischio.
Un altro tra gli aspetti più contestati del 195, anche questo eliminato, prevedeva la costituzione di commissariati regionali per il dissesto idrogeologico, che avrebbero tolto competenze a istituti di ricerca come Ispra e Ingv, i cui ricercatori (spesso precari) si occupano di questo ed erano ieri in piazza. Lo ha spiegato Claudio Argentini, della segreteria nazionale Usi - Rdb, secondo cui «la decretazione d'urgenza permette di scavalcare le competenze degli esperti ed è paradossale che mentre si denunciano le condizioni ambientali si spendano i soldi nel ponte di Messina o nei grandi eventi».
Chi si considera «tra le prime vittime dell'ideologia dell'emergenza di questi anni» sono i comitati contro la discarica di Chiaiano e l'inceneritore di Acerra, che contestano la stessa idea che l'emergenza rifiuti in Campania sia stata risolta. Di sicuro ha cancellato la trasparenza, spiegano, visto che «è da agosto che i dati degli sforamenti da diossina ad Acerra sono stati tolti dal sito della Protezione civile; nell'ultimo mese registrato c'erano stati 27 superamenti, massimo dovrebbero essere 35 l'anno».
Tanta rabbia, che si è espressa negli slogan ma anche nella contestazione ai politici: Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato del premier, è stato costretto a rifugiarsi in una libreria, ma pesanti epiteti sono stati rivolti anche a Massimo D'Alema e ha suscitato malumore la presenza di Antonio Di Pietro, che si è subito allontanato.
Rossana De Rossi da Terra
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