Produttori contrari agli emendamenti governativi, chiesta centrale di accumulo per le energie non programmabili
di Paola Mammarella
26/11/2009 - Energie alternative ostacolate dalla Finanziaria 2010. Sotto accusa due emendamenti del Governo, oltre ai tagli effettuati al bilancio del Ministero dell’Ambiente e l’intenzione di non prorogare gli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica.
Reazione Ministero dell’Ambiente: Scontento della Finanziaria il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che lamenta tagli al fondo per le spese di investimento e correnti. Da una ammontare di circa un miliardo e 600 milioni disponibili nel 2008 durante il passato Governo, si è passati a un meno 25% con la manovra di giugno, per poi arrivare a 737 milioni nel 2010, 590 nel 2011 e 579 nel 2012. Ne risentiranno gli investimenti per bonifiche, parchi, mobilità sostenibile e attuazione del protocollo di Kyoto. Si delinea quindi una situazione grave, che non può essere sanata con il miliardo a valere sul Fas stanziato dal Cipe per il piano straordinario di difesa del suolo.
Si ricorda infatti che il Dl proposto dal Ministro Prestigiacomo è confluito nella finanziaria come emendamento, evitando il percorso di conversione in legge. Oltre a queste risorse, secondo il Ministro Prestigiacomo, sarebbe necessario un altro miliardo solo per le urgenze.
Emendamenti: L’Esecutivo ha proposto di far cessare gli effetti del Cip 6, vecchio sistema di incentivo delle rinnovabili, per attuare la Direttiva Comunitaria 2009/28/CE.
Presentato anche un altro emendamento recante nuove disposizioni in materia di certificati verdi e di sviluppo della rete di trasmissioni dell’energia elettrica ai fini della produzione delle energie rinnovabili. Il Governo mira alla drastica riduzione del valore di riferimento del Certificato Verde, che passerebbe dal prezzo medio di mercato pari a circa 85,00 euro per Mwh a circa 40,00 euro per Mwh, uguale cioè alla differenza tra 120 euro per Mwh e il prezzo medio dell’energia elettrica.
L’emendamento propone anche la riduzione dei coefficienti di incentivazione del 10% della producibilità media giornaliera nel 2008 e del 20% nel 2011 per i produttori di energie rinnovabili non programmabili che non prevedano un sistema di accumulo dell’energia. Definito anche il ruolo di Terna, che dovrebbe indicare per ogni Regione la massima quantità di produzione di energia elettrica da rinnovabili non programmabili che può essere connessa ed erogata rispettando la sicurezza del sistema elettrico nazionale.
Reazioni dei produttori di energie alternative: Anev, Associazione nazionale energia del vento, Aper, Associazione produttori energia da fonti rinnovabili, Federpern, Federazione produttori energie rinnovabili, Fiper, Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili, Greenpeace Italia, Ises Italia appartenente all’International Solar Energy Society, Itabia, Italian Biomass Association, Kyoto Club e Legambiente hanno presentato un documento congiunto per il ritiro degli emendamenti. Colpevoli secondo le associazioni di causare una turbativa nel mercato delle rinnovabili.
Rinnovabili non programmabili: La riduzione dei coefficienti di incentivazione a fronte delle difficoltà di dispacciamento dichiarate da Terna, violano il diritto comunitario, che prevede per i gestori delle reti l’obbligo di dare priorità alla distribuzione di energie rinnovabili, prevedendo in anticipo le problematiche connesse all’inserimento delle fonti rinnovabili non programmabili nel sistema elettrico nazionale.
Ostacoli agli obiettivi 2020: Viene quindi contestato il potere insindacabile di Terna, mentre sarebbe più utile convogliare gli investimenti nel potenziamento della rete, adeguando la produzione agli obiettivi del 2020. Termine entro il quale le rinnovabili elettriche dovrebbero soddisfare il 33% della domanda e dovrebbe essere coperto il 17% del fabbisogno totale.
Anche Assosolare ha fatto notare come in Italia venga ostacolata la diffusione del fotovoltaico. L’Ici sugli impianti a terra, ad esempio, scoraggia gli investitori. La non cumulabilità degli incentivi previsti dal conto energia con altre forme di detrazione fiscale è un altro deterrente. I privati, infatti, non possono abbinare le tariffe incentivanti del conto energia né con il 36% riconosciuto a chi realizza impianti fotovoltaici, né con il 55% per gli interventi di riqualificazione energetica. Stessa restrizione per l’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici realizzati grazie a contributi statali, regionali o comunitari.
Incentivi a rischio: Forti critiche alla Finanziaria anche dall’opposizione. Durante la discussione in Commissione Ambiente alla Camera il Pd ha evidenziato la scomparsa del Fondo rotativo per le emissioni di gas serra a causa dei tagli effettuati.
In difficoltà per minori risorse assegnate e contraddittorietà delle misure adottate anche politiche abitative e urbane, edilizia residenziale pubblica, incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e le ristrutturazioni. Capitoli caratterizzati ancora da incertezza.
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sti balordi i soldi per finanziare il ponte sullo stretto di messina li trovano per la cassa integrazione NO! maledetti destra sinistra centro di sopra e di sotto un banda di ladri bastardi!
RispondiEliminaincazzato
Quando li manderemo a casa sarà sempre troppo tardi
RispondiEliminaChiedo al buon Libralato: ma Tombolillo-Torelli e Mochi hanno fatto un'accordo sul centro commerciale a Mesa? Sai qualcosa? Marrazzo cosa c'entra? Forse il Trans è a conoscenza di qualche informazione?
RispondiEliminaPikkio
Pikkio? chi De Sisti? perchè buono? perchè ci sono accordi? appunto Marrazzo cosa c'entra?
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