domenica 22 maggio 2022

bonifica o messa in sicurezza della discarica di Borgo Montello dove siamo rimasti? a cosa è servita la commissione ambiente del comune di Latina?

 

CONFERENZA DEI SERVIZI convocata dal comune di Latina

DISCARICA DI BORGO MONTELLO

Seduta del 14 Dicembre 2020 Arpa Lazio ING. D’ANGELANTONIO MAURO

pag. 5 dalle analisi che abbiamo fatto noi è venuta fuori la presenza di cromo esavalente di 1, 2, 3 tricloropropano, 1, 2 di bromoetano che non hanno una CSR e che pertanto non erano ricomprese nella simulazione di calcolo.


Pag. 6 Questo è quanto, non mi sento di aggiungere altro, poi in merito alla realizzazione del capping in S0 noi come struttura non abbiamo avuto novità, nel senso da quello che sappiamo il capping su S0 non è stato ancora realizzato. Ecco, noi potevamo relazionare su questo e lo abbiamo fatto insomma, quindi non so se il discorso è condivisibile o meno, però noi non sentiamo di scostarci da queste considerazioni, perché le riteniamo fondamentali per poter dare seguito al procedimento amministrativo.


Circa 60 ha di discarica, la seconda nel Lazio dopo Malagrotta, oltre 50 anni di storia. Dalla cartografia topografica nella zona già nel 1990 la quota del sito, a causa dei rifiuti abbancati, era aumentata di oltre 10 m (vedere pag. 12). A pagina 13 si vede che la quota, nel 2003 è aumentata di circa 20 m.

pag. 23, 24, 25 e 26 la risposta alle osservazioni al piano regionale dei rifiuti da parte della società Ecoambiente


pag. 26


Note al piano regionale dei rifiuti e alla valutazione ambientale strategica

Purtroppo si danno per acquisite e quindi per aggiornato il piano regionale dei rifiuti in base alla produzione di rifiuti al momento di approvazione del piano regionale dei rifiuti o almeno della VAS, invece i dati inseriti negli allegati dello stesso piano smentiscono tali affermazioni. E’ quindi evidente che i quantitativi dei rifiuti da inviare nei TMB e poi nelle discariche e negli inceneritori sono sovra dimensionati. In ogni caso si conferma che non servono altri inceneritori.

Pur non condividendo alcune risposte alle osservazioni in sede di VAS del MATTM che intendeva, giustamente, tutelare maggiormente i territori, con osservazioni in parte respinte dalla Regione Lazio si evidenziano alcuni concetti importanti:

  • Per la regione Lazio non esistono ne l’impianto di TMB ne l’impianto di compostaggio nell’area della discarica di Borgo Montello in precedenza approvati a favore della società Ecoambiente. A tale proposito si evidenzia che non sono state rispettate le prescrizioni contenute nelle determine regionali che ne avrebbero consentito l’autorizzazione.

  • Non è stato rispettato l’obbligo delle indagini periodiche così come indicato, oltre che dalla stessa regione Lazio, dall’ISPRA;

  • Vengono ribaditi gli obblighi della messa in sicurezza e della bonifica che non risultano invece attuati così come risulta dalle perizie del CTU Dottor Tomaso Munari, dall’ISPRA e dalle varie analisi Arpa Lazio;

  • in risposta all’osservazione 27 la regione riporta, erroneamente: “Nel quadro conoscitivo non sono riportate analisi specifiche relative all’interazione tra discariche e corpi idrici sotterranei in quanto non disponibili al momento della redazione”… come sopra descritto, all’epoca dell’indagine VAS, erano già note sia i risultati delle perizie del CTU Dottor Tomaso Munari e dell’Arpa Lazio che smentiscono tale affermazioni… Nonostante tutto la risposta della Regione Lazio in sede di VAS conferma la necessità della tutela dei corpi idrici sotterranei che nella zona vengono utilizzati sia per uso umano che per irrigazione.


Conferenza di Servizi del 26/01/2021 ai sensi dell’art.14 ter della legge 241/90 e dell’art. 29 quater del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

Pag. 37 DAMIANO COLETTA: Il sindaco parte dalla relazione Arpa che ha documentato la presenza di cromo esavalente, tricloropropano, arsenico, ferro e manganese nelle acque sotterranee dell’area della discarica con concentrazioni che sono risultate ben oltre i limiti previsti.Dal 1971 vi sono state conferite circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani ed è stato dimostrato un utilizzo illecito dell’area con lo sversamento di rifiuti tossici industriali sotto forma di fusti e di fanghi da parte di organizzazioni criminali. Tutto questo ha prodotto un danno enorme sulla qualità della vita dei residenti, in particolare di via Monfalcone.


REGIONE LAZIO Direzione: POLITICHE AMBIENTALI E CICLO DEI RIFIUTI determinazione G01621 del 17/02/2021 Proposta n. 3389 del 17/02/2021, avente per oggetto: “Conclusione del procedimento di autorizzazione integrata ambientale ai sensi degli art. 29 ter e seguenti del D.Lgs. 152/2006 e smi e art. 14 ter della legge 241/90 - ECOAMBIENTE S.r.l. - Modifica sostanziale Autorizzazione Integrata Ambientale abbancamento di ulteriori volumetrie all'interno dell'invaso autorizzato con Determinazione B0605/2009 e G01217/2015.”

pag. 39 e 40


DETERMINA

  1. Di prendere atto della relazione istruttoria allegata al presente atto e di concludere NEGATIVAMENTE il procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale proposto da ECOAMBIENTE S.r.l. – Modifica sostanziale Autorizzazione Integrata Ambientaleabbancamento di ulteriori volumetrie all’interno dell’invaso autorizzato con Determinazione B0605/2009 e G01217/2015;

  2. Di disporre che la Società provveda alla realizzazione del capping della discarica di che trattasi e si chiede quindi di presentare un aggiornamento del progetto sulla base della situazione attuale derivante dalla mancata approvazione del progetto di modifica proposto.


Pag. 41 e 42

  1. in attuazione di quanto stabilito nella CdS del 12.12.2019 convocata dal Comune di Latina nell’ambito del procedimento di bonifica del sito, ARPALAZIO ha condotto nel corso dell’anno 2020 attività di monitoraggio, attraverso il campionamento di acque sotterranee presso il sito, confermando la presenza di contaminazione ulteriormente aggravata dal rinvenimento di ulteriori sostanze inquinanti.

In relazione al punto 1., si ribadisce che l’area per la quale si richiede la modifica sostanziale è interessata da attività di bonifica per accertato stato di contaminazione del sito giusta D.D. comune Latina n.205 del 07.02.2014, che approvava il “Progetto integrato per la bonifica dell’area di Borgo Montello – Variante al Progetto approvato del Piano operativo fase 1”. Come noto le procedure, sia tecniche che amministrative, sono indicate dal D. Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. il quale riporta nella Parte IV – Titolo V – Articolo 248 c.2 (“Controlli”): “Il completamento degli interventi di bonifica, di messa in sicurezza permanente e di messa in sicurezza operativa, nonché la conformità degli stessi al progetto approvato sono accertati dalla provincia mediante apposita certificazione sulla base di una relazione tecnica predisposta dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente territorialmente competente”. Allo stato non risulta che ARPALAZIO abbia emesso una relazione tecnica attestante una positiva conclusione della procedura di bonifica, anzi come affermato nella nota n.67226 del 25.10.2019 e ribadito nel parere per la CdS del 26.01.2021, dichiara ufficialmente ancora in atto la procedura e le attività di bonifica del sito.


Tutti gli 8 campioni provenienti dai punti di monitoraggio all’interno del settore Ecoambiente hanno mostrato essere non conformi, per i parametri analizzati, rispetto alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) indicate nella Tabella 2, Allegato 5, Titolo V della Parte IV del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.

In dettaglio:

  • campione MW6  non conformi (> CSC) i parametri: Arsenico, Ferro, Manganese, Triclorometano

  • campione MWP4  non conformi (> CSC) i parametri: Arsenico, Ferro, Manganese, Triclorometano, 1,4-Diclorobenzene

  • campione C1  non conformi (> CSC) i parametri: Arsenico, Ferro, Manganese, Triclorometano

  • campione MW24  non conformi (> CSC) i parametri: Ferro, Manganese, Triclorometano

  • campione MW25  non conformi (> CSC) i parametri: Arsenico, Triclorometano, 1,2-Dicloropropano

  • campione PM5  non conformi (> CSC) i parametri: Manganese, Triclorometano

  • campione PM8  non conformi (> CSC) i parametri: Triclorometano

  • campione PM9  non conformi (> CSC) i parametri: Cromo VI, Triclorometano, 1,2,3-Tricloropropano

Si tratta di analiti tutti afferenti ai metalli/metalloidi, composti organici alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni; particolare pericolosità per la salute umana va attribuita al Cromo esavalente e al triclorometano.

Per completezza di informazione, si riporta che anche le analisi relative ai punti di monitoraggio di pertinenza Ind.eco. (quindi non interessati direttamente dalla richiesta di modifica sostanziale) mostrano una marcata non conformità (7 campioni su 8) dei parametri analizzati rispetto alle CSC, sostanzialmente per gli stessi analiti; si conferma, quindi, un grave stato di compromissione delle acque di falda dell’intera area esaminata.

Le indicazioni di ARPALAZIO evidenziano, inoltre, la necessità di “ …. procedere alla rimodulazione dell’Analisi di Rischio, per la determinazione delle CSR, includendo nella simulazione di calcolo anche i parametri che negli ultimi monitoraggi (Servizio SSB e AIA) sono risultati superiori rispetto alle CSC, come il Cromo VI; l’1,2,3 Tricloropropano e l’1,2 Dibromoetano, ed inserendo nell’analisi i dati più cautelativi relativi agli ultimi due anni di monitoraggio ….”. La richiesta di rielaborazione/rimodulazione dell’Analisi del Rischio viene ulteriormente rafforzata dalla considerazione che “ …… l’unica via di esposizione potenzialmente attiva per i recettori umani viene indicata la potenziale inalazione di vapori proveniente da falda acquifera, e considerato altresì che il polder circoscrive l’area dei soli bacini (S1, S2 ed S3) di proprietà Ecoambiente, si ritiene necessario che la rielaborazione della AdR preveda anche l’individuazione precisa degli eventuali punti di conformità (PoC) delle acque sotterranee e la loro esplicitazione nella AdR, nel rispetto di quanto indicato nell’art.2 comma 43 del D.Lgs. 04/2008 e richiamato nel D.Lgs. 152/2006 . all’ Allegato 1 - CRITERI GENERALI PER L’ANALISI DI RISCHIO SANITARIO AMBIENTALE SITO-SPECIFICA. Parte IV - Titolo V …”.

In ogni caso, ciò che emerge chiaramente dalle attività di monitoraggio condotte da ARPALAZIO nel corso del 2020 è che lo stato di contaminazione delle acque sotterranee è tutt’altro che rientrato e che – pertanto – la procedura di bonifica non possono considerarsi concluse.



Si sottolinea inoltre, a proposito del documento n. 32/2017 della commissione contro le ecomafie, quanto attribuito al Dottor Chiarucci (all'epoca responsabile provinciale di Latina dell'Arpa Lazio), alla dottoressa Tosini (responsabile del servizio VIA e rifiuti della regione Lazio) oltre alle conclusioni a pag. 368, alle critiche alle analisi e controlli effettuati dall'Arpa Lazio a pag. 369 nella relazione di CTU del Dottor Tomaso Munari e l'indagine della Squadra Mobile di Latina a pag. 371.





Dottor Chiarucci (all'epoca responsabile provinciale di Latina dell'Arpa Lazio),

Secondo il tecnico ARPA, responsabile della sezione di Latina, l’eventuale inquinamento da sostanze industriali sarebbe confinato nella zona chiamata S0, bacino attivo nei primi anni ‘80, e in parte negli invasi S1, S2, S3:

La situazione di Borgo Montello è effettivamente complessa. Come accennato dal direttore, la problematica nasce proprio con la discarica, nel senso che il primo bacino di abbancamento, il famoso S0, che è fonte di parecchie vicende interne alla discarica, nasce negli anni ’70 proprio sulle sponde dell'Astura, sull'area golenale che era stata presa come sversatoio perché c'era una parete naturale, quindi è stato sversato questo rifiuto per anni.

S0 è stato coltivato fino al 1984, l'ha seguito il comune nell'ultima parte, fino agli anni ’90 si potevano tranquillamente portare rifiuti di tipo industriale e rifiuti urbani mescolati fra loro soprattutto nelle discariche S1, S2, S3, i famosi bacini che poi sono un tutt'uno”.



alla dottoressa Tosini (responsabile del servizio VIA e rifiuti della regione Lazio)

Anche il settore rifiuti della regione Lazio sembra non disporre di conoscenze dirette rispetto alla presenza di rifiuti industriali, anche pericolosi, nell'area della discarica. La dirigente Flaminia Tosini (responsabile del settore rifiuti e, al momento dell'audizione, con l'incarico ad interim di responsabile bonifiche) nel corso dell'audizione dell'11 luglio 2016 ha dichiarato di non avere conoscenza dell'interramento di rifiuti industriali.

Sia l’ARPA che la regione Lazio, dunque, dichiarano di non possedere elementi certi di ricostruzione storica rispetto all'utilizzo del sito di Borgo Montello per lo stoccaggio di rifiuti industriali, anche pericolosi, al di là delle indagini sul sito S0. Tale assenza di informazioni appare grave: se è giustificabile sul versante dei presunti sversamenti illeciti (affrontati in questa relazione nel dettaglio), meno comprensibile è la mancata analisi della documentazione autorizzativa della stessa regione Lazio. Tra il 1990 e il 1993 fu infatti la stessa regione ad autorizzare - con un provvedimento decisamente atipico, come vedremo - lo stoccaggio di rifiuti speciali anche pericolosi all'interno di un invaso del sito di Borgo Montello. Quell'atto, tra l'altro, diede origine ad un lungo contenzioso amministrativo e a un processo penale connotato, come si è detto, da una condanna in primo grado dell'allora responsabile della gestione Adriano Musso.



oltre alle conclusioni a pag. 368,

Le conclusioni hanno, in sintesi, evidenziato:

a) per la sostanza 1,2 dicloropropano è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 28 campioni, pari al 18,7 per cento del totale, all'interno dell'area della discarica;

b) per la sostanza 1,4 diclorobenzene è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 27 campioni, pari al 18 per cento del totale, all'interno dell'area della discarica;

Per quanto riguarda questi due indicatori la maggior presenza è stata rilevata attorno all'opera di isolamento idraulico (polder), realizzato all'inizio degli anni 2000 nell'area gestita dalla società Ecoambiente (siti S1 S2 e S3).c) per la sostanza ferro è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC in 77 campioni, pari al 33 per cento del totale, con una presenza prevalente all'interno dell'area della discarica; le massime concentrazioni sono state rilevate in prossimità del citato polder;

d) per la sostanza manganese è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 60 per cento dei campioni;

e) per la sostanza arsenico è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 30 per cento dei campioni;

f) per la sostanza piombo è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 14 per cento dei campioni (presenza giudicata sporadica dall' ISPRA);

g) per la sostanza solfati è stata rilevata una concentrazione superiore alle CSC nel 3,9 per cento dei campioni della rete interna e nel 3 per cento della rete esterna all'area della discarica. Sono stati infine rilevati superamenti occasionali di altre sostanze: idrocarburi totali (1), cloroformio (3), cloruro di vinile (2); in concentrazioni inferiori alle CSC: benzene, toluene, p-xilene, 1,1 dicloroetano, 1,2 dicloroetilene, tricloroetilene e tetracloroetilene.

L' ISPRA così conclude lo studio: “In considerazione del fatto che sono stati riscontrati superamenti delle CSC ai punti di conformità, si ritiene che ai sensi della normativa vigente (Parte Quarta, Titolo V, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e ss.mm.ii.) corra l'obbligo alle ditte di intervenire con misure di messa in sicurezza e/o bonifica delle acque sotterranee”. Viene inoltre ritenuto indispensabile il proseguimento del monitoraggio da parte di ARPA Lazio, con prelievi almeno semestrali.

Nella documentazione presentata da ARPA Lazio alla Commissione non c’è tuttavia traccia di ulteriori monitoraggi specifici delle falde.





alle critiche alle analisi e controlli effettuati dall'Arpa Lazio a pag. 369 nella relazione di CTU del Dottor Tomaso Munari e l'indagine della Squadra Mobile di Latina a pag. 371. Si legge nello studio di Munari: “la ricostruzione della geologia del sottosuolo, certamente assai complessa sia per cause naturali che per le alterazioni indotte dalle attività umane - sia in tempi precedenti alla realizzazione delle discariche sia conseguenti all'attuale uso del sito - non fornisce elementi sicuri di valutazione circa la congruità delle ‘opere di bonifica’ e altrettanto inconclusive e/o insufficientemente informative, risultano le indagini chimiche ed idrologiche condotte negli anni. Si rammenta che dette indagini sono state realizzate da molteplici soggetti, tra cui ARPA Lazio che ha, tra l'altro, elaborato un modello per descrivere la circolazione delle acque di falda nel sottosuolo della discarica ma, a causa della complessa geologia e dei limiti conoscitivi sulla reale natura del sito e delle opere realizzate, il modello non può essere considerato pienamente soddisfacente”.

Lo studio del perito individua la criticità nella modalità utilizzata per la realizzazione dei pozzi piezometri di controllo:

Esiste infatti un ostacolo rilevante al fine di permettere, allo scrivente, di considerare le campagne di monitoraggio analitico, svolte indifferentemente dai diversi soggetti sulle acque del sito, idonee a rappresentare l'effettivo grado di contaminazione dello stesso. Detto ostacolo è costituito dal fatto che l'assoluta maggioranza dei piezometri destinati al controllo delle acque, ma anche buona parte di quelli destinati al controllo della tenuta della parete impermeabile, sono stati spinti finanche alla profondità di circa 40 m rispetto al piano di campagna (che lo scrivente ricorda essere, con l'esclusione dei rilievi costituiti dalle discariche, tra i 12 e 30 m s.l.m.), ma che la finestratura (ovvero il tratto forato e permeabile alle acque sotterranee) ha generalmente interessato solo la parte più profonda del piezometro, spesso i 20 m più profondi dei piezometri/pozzi spia. Questa inusuale scelta realizzativa, oltre ad essere difforme alle norme di buona tecnica appare in contrasto con le modalità costruttive riportate nel "[Piano di] Monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza realizzate e alle valutazione dell'impatto dell'opera sul sito in esame" redatto da ARPA Lazio il 22/1/2004 nelle more delle prescrizioni per la concessione di ulteriori volumetrie. Detto piano prevedeva sia per i piezometri esistenti che per i piezometri nuovi (punti 3 e punto 4 rispettivamente) che gli stessi dovessero presentare una finestratura lungo tutta la zona satura (ove è presente costantemente acqua sotterranea) e nella zona insatura interessata dalle fluttuazioni della falda. Il mancato rispetto della buona prassi, e dell'esplicita prescrizione, non appare essere stata rilevata da ISPRA e dalla stessa ARPA Lazio neppure nelle relazioni annuali di monitoraggio nelle quali, pur tabulando dati di finestratura dei pozzi chiaramente inidonei al monitoraggio, non hanno ritenuto - inspiegabilmente - la questione di alcun interesse. Questo fatto è ancor più sorprendente posto che ben 6 tecnici qualificati (chimici, ingegneri e geologi) di ISPRA e ARPA Lazio hanno sottoscritto le suddette relazioni. La criticità della circostanza risiede nel fatto che la contaminazione del sito dipende da sorgenti localizzate in prossimità della superficie, mentre i piezometri così realizzati possono fornire informazioni al più rappresentative della qualità della porzione più profonda (e quindi meno interessata dalla contaminazione) delle acque sotterranee”1.

Nel contesto di queste valutazioni vanno peraltro distinte le posizioni di ARPA Lazio, soggetto istituzionalmente incaricato dei controlli e monitoraggi, e di ISPRA, soggetto intervenuto come referente tecnico-scientifico a esaminare dati e risultati.

In una nota acquisita dalla Commissione2, ISPRA chiarisce il ruolo svolto, nei seguenti termini:

Le attività sono state svolte da ISPRA nell'ambito di una convenzione triennale stipulata nel novembre 2011 con ARPA Lazio, volta alla collaborazione tecnico-scientifica per la definizione del modello idrogeclogico e concettuale dell'area adibita a discariche in località Borgo Montello, nel comune di Latina, e del tratto del fiume Astura ad essa prospiciente. Le attività previste nella convenzione hanno riguardato l'analisi dei monitoraggi sulle acque di falda condotte da ARPA Lazio e l'aggiornamento del modello idrogeologico.

Per quanto riguarda i monitoraggi sulle acque di falda sono stati predisposti tre rapporti: il primo consistito nella elaborazione preliminare dei dati raccolti nel periodo marzo 2009-settembre 2011; il secondo ha riguardato il monitoraggio integrato con i dati relativi al periodo dicembre 2011 - settembre 2012; il terzo relativo al monitoraggio svolto nel periodo dicembre 2012 - aprile 2013.

Per quanto riguarda invece il modello concettuale definitivo, esso è stato aggiornato nel rapporto conclusivo che illustra le descrizioni delle caratteristiche stratigrafiche e idrogeologiche del sito, con particolare riferimento alle litologie presenti e alla loro permeabilità nonché all'identificazione delle falde, delle loro caratteristiche, delle eventuali relazioni reciproche e quelle con il fiume Astura, l'individuazione delle sostanze contaminanti presenti nelle diverse componenti ambientali influenzate dal sito: terreni, acque superficiali e sotterranee, tossicità e caratteristiche chimico-fìsiche delle sostanze presenti […] obiettivo dell'attività svolta dall'lSPRA era la definizione del modello idrogeologico dell'area oggetto della convenzione. A tal fine ISPRA ha utilizzato oltre ai dati forniti dalle ditte Ind.Eco. ed Ecoambiente, quelli prodotti da ARPA Lazio nell'ambito delle attività di monitoraggio delle acque di falda nella rete piezometrica insistente nelle aree oggetto di studio. Tali attività si inserivano in un progetto di monitoraggio più articolato descritto nel documento "Monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale delle opere di messa in sicurezza realizzate e alla valutazione dell'impatto dell'opera sul sito in esame" predisposto da ARPA Lazio Sezione provinciale di Latina, approvato da comune, provincia, regione e dalle società che gestiscono i siti di discarica (2005).



elementi del rinvio a giudizio

Rondoni Vincenzo

Landi Bruno

Colucci Nicola

Imputati dei reati p. e p. dagli artt. 81, 110, 40 cpv e 440 cp perché in concorso tra loro in tempi diversi Landi Bruno n.q. di amministratore delegato della società Ecoambiente srl, Rondoni Vincenzo quale presidente del consiglio di amministrazione della citata società contrattualmente incaricata della gestione di parte dei rifiuti solidi urbani della provincia di Latina e Colucci Nicola quale imprenditore di fatto, mediante l’omesso controllo circa la sicurezza degli invasi denominati S1, S2, S3 ed S0 e mediante la mancata esecuzione di opere di impermeabilizzazione dei citati impianti benché le stesse carenze strutturali fossero note ai predetti attraverso plurimi atti e documenti comunicati in successione alla citata società e per essa agli indagati (ordinanza n. 36 del 18/08/98 del sindaco di Latina, relazione dell’Ente del 1995 e del 1996 commissionata dal Comune di Latina, plurime comunicazioni dell’ArpaLazio in ordine agli accertamenti tecnici effettuati nel sito), determinando di conseguenza reiterati fenomeni di fuoriuscita dei percolati dai siti indicati, percolato contenente tra l’altro sostanze pericolose quali piombo, rame e zinco determinavano l’adulterazione e la contraffazione delle acque di falda poste in prossimità del detto sito rendendole pericolose per la salute pubblica, in Latina commesso a tutt’oggi aprile 2011, reato permanente.





Nella costituzione di parte civile della Regione Lazio depositata nella cancelleria del Tribunale di Latina del 7 maggio 2015, si dichiara:

l’impatto ambientale che la discarica ha determinato sulle falde acquifere, sul fiume Astura e di conseguenza sulla salute dei residenti specificatamente del comprensorio di Borgo Montello, ha cagionato un grave pregiudizio economico residenti e delle produzioni agricole che insistono in quell’area e di conseguenza anche alla regione Lazio che ha sempre perseguito l’obiettivo dello sviluppo economico e del miglioramento della qualità della vita della popolazione secondo criteri di compatibilità ecologica e di agricoltura sostenibile basandosi alle effettive esigenze e vocazioni dei territori e delle rispettive comunità.

E’ evidente come le azioni poste in essere dagli odierni imputati abbiano creato un grave pregiudizio economico per il sistema regionale del Lazio che concorre al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini. Ne deriva dunque che ove vi sia un danno all’ambiente e al territorio con conseguente pericolo per la salute pubblica scaturita da azioni illecite predisposte dai singoli imputati via sia un danno diretto alla costituenda parte civile. … attesa l’adulterazione delle acque di falda a causa della fuoriuscita del percolato altamente tossico. L’intera vicenda sopra descritta appare gravissima, poiché le condotte degli imputati hanno inciso su un bene primario come la salute causando, anche per questo, un danno di gravissima entità e di allarme sociale

vedere post https://pontiniaecologia.blogspot.com/2022/05/montello-va-inserita-nel-programma.html

«Montello va inserita nel Programma nazionale di bonifica» `La richiesta del Comune di Latina per ottenere i fondi dello Stato e risanare l’intera area della discarica. Palme per il Lido. Dall'articolo di Andrea Apruzzese. LA RELAZIONE DEL TECNICO GIORGIO LIBRALATO E L’INTERVENTO DELL’ASSESSORE CALÌ SULL’INTERVENTO


Il Messaggero di Latina 18 maggio 2022 



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