venerdì 4 marzo 2016

La via africana della polvere bianca

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/03/03/news/il_nuovo_mondo_dei_narcos-132704241/#commento
di ANDREA PALLADINO
ROMA - Se aumenta la produzione, non ci sono dubbi, il mercato tira. La regola numero uno dell'economia è l'indicatore di un ritorno preoccupante della droga più temuta, la bestia nera che ha distrutto un'intera generazione: una quantità record di eroina è alle nostre porte, partita dalle montagne dell'Afghanistan. Sono 224 mila gli ettari di campi destinati all'oppio secondo la UNODC – agenzia Onu che si occupa di narcotraffico – e il Ministero antidroga afgano. Un aumento secco del 7% rispetto al 2013, il record assoluto nella storia del paese. La produzione nel 2014 ha raggiunto le 6.400 tonnellate, il 13% in più rispetto all'anno precedente. Aumentano le terre destinate alla coltivazione del papavero e migliorano i raccolti, con numeri mai raggiunti. Alla fine il 63% diventerà eroina, diretta in gran parte al mercato europeo. Con una fetta in crescita venduta nelle strade delle città africane, tra gli slum e le periferie delle grandi capitali.

Nuove rotte. Cambiano anche le rotte, e questa è forse la novità principale. L'analisi dei dati arrivati all'agenzia delle Nazioni unite ha ridisegnato le mappe della geopolitica dell'eroina. Si chiama Southern Path, la via del sud. Utilizza un corridoio sul confine tra Pakistan e Iran, attraversa senza grandi problemi il Golfo Persico, punta all'Oceano Indiano, sfiora le coste somale, sbarcando sulla terra africana tra il Kenya e la Tanzania. Una parte dei carichi prosegue invece verso il Sudafrica, per doppiare il Capo di buona speranza e risalire l'Atlantico fino allo stretto di Gibilterra. L'antica via del Balcani, che vedeva la Turchia come grande hub dei narcotrafficanti dell'eroina, è diventata sempre più difficile da raggiungere. In buona parte l'area di transito coincide con il corridoio del flusso migratorio dei profughi che fuggono dalle terre conquistate dallo stato islamico; i confine tra Siria e Turchia sono oggi un terreno molto difficile da percorrere in sicurezza, con una pressione in grado di creare troppi problemi. I controlli sul confine tra Iran e Turchia – storicamente lo snodo chiave da dove partiva la rotta balcanica – sono poi stati rafforzati negli ultimi anni, con l'installazione di specifici scanner.

Flessibilità. La via del Sud ha un vantaggio: la flessibilità. La rotta balcanica e del Nord (dall'Afghanistan verso la Russia) approvvigionano esclusivamente il mercato europeo e a quello russo. Accumulare l'eroina nei depositi africani permette ai narcotrafficanti di servire più piazze, tutte in espansione. Lo stesso continente africano, prima di tutto. L'Europa, attraverso diverse modalità, dai piccoli muli imbottiti di ovuli di eroina che sbarcano nei nostri aeroporti, fino alle vie carovaniere che sbucano sul Mediterraneo. I porti africani possono poi servire il nord America, utilizzando logistica e organizzazioni nate e cresciute con le rotte inverse della cocaina. Una ragnatela di piccole organizzazioni, mafie locali, strade controllate da gruppi armati, possibilità di cambiare percorso o porto di partenza facilmente: la logistica diventa difficilmente intercettabile, i carichi possono essere suddivisi abbassando il rischio.

Corridoio. Il primo snodo della rotta del sud è il corridoio tra Pakistan e Iran. Secondo le stime disponibili della UNODC (dati del 2009, tre anni prima del nuovo boom di esportazione degli oppiacei) il 45% dell'oppio afghano attraversa il confine pakistano. Una parte viaggia verso la Cina o alimenta il mercato interno (sono 320 mila i consumatori d'oppio in Pakistan), mentre i grandi carichi entrano nei porti che si affacciano sul Mar Arabico o si dirigono verso il crescente mercato iraniano. Il percorso è ben tracciato sulle mappe dei sequestri: le quasi 35 tonnellate di oppio confiscate nel 2013 (numero raddoppiato rispetto al 2006) erano in gran parte concentrate sulle strade che dal confine con l'Afghanistan scendono verso il mare, attraversando la regione del Balochistan o il Punjab, provenienti l'area nord del paese. L'hub finale è il porto di Karachi, snodo commerciale da dove partono le rotte verso il Golfo Persico e l'Africa orientale. Secondo la piattaforma di monitoraggio delle Nazioni unite il 37% della droga sequestrata in Pakistan era diretta in Europa e il 34% ai paesi del Golfo Persico.

Paese chiave. L'Iran, nello scenario globale della rotta del sud dei trafficanti, è oggi il paese chiave. Secondo l'UNODC nel 2012 qui è stata sequestrata il 12% dell'eroina e il 70% dell'oppio a livello mondiale. Negli anni '70 l'allora Persia era il principale produttore, superando di gran lunga l'Afghanistan. Poi, con la cessazione della coltivazione, si è trasformata in un punto chiave di transito. Nel 2013 sono stati uccisi nel paese 14 ufficiali di polizia impegnati in operazioni antidroga, mentre il mercato interno – di oppio e di eroina – è in costante crescita. Il volume d'affari è gigantesco: all'ingresso nel paese, un chilo di oppio proveniente dall'Afghanistan costa 700 dollari; quando raggiunge il confine con la Turchia il prezzo è più che raddoppiato, raggiungendo i 1700 dollari. I mille dollari di differenza alimentano le potenti organizzazioni di trafficanti iraniani. Il giro d'affari è ancora più alto con l'eroina già pronta per i mercati europei, che passa dal costo iniziale di 5.000 dollari al chilo, ai 13.500 dollari, prezzo all'uscita dal paese.

Emergenti. Già nel 2002 erano state individuate le rotte emergenti, che dal porto di Bandar Abbas e dalle coste iraniane in generale puntavano verso gli Emirati Arabi, il Kwait e l'Iran. Una rotta che negli ultimi anni si è rafforzata, includendo il Bahrain, mentre una parte dell'eroina iraniana punta direttamente alle piazze europee: Belgio, Francia, Olanda e Inghilterra. Paesi a loro volta di transito, piattaforme utilizzate dai trafficanti per la nuova onda che sta invadendo l'Europa.

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