mercoledì 24 febbraio 2016

Ecuador: i petrolieri della Cina a trivellare l'Amazzonia. 200mila ettari di foresta per 80 milioni di dollari....

Ecuador: i petrolieri della Cina a trivellare l'Amazzonia. 200mila ettari di foresta per 80 milioni di dollari....

Ecuador: petrolieri cinesi a trivellare nella foresta amazzonica e nella casa degli indigeni




“We are currently fighting a battle against oil companies that enter our territories and threaten our very existence. We have reached out to our allies, we are ready to fight with all the strength of our ancestors against the companies and government to protect the land from which we came, a land that must remain free from oil exploration.” 

Ushigua, leader indigena del gruppo Sapara, Ecuador

Quanto vale la foresta amazzonica dell'Ecuador con tutta la sua natura, biodiversita', e civita' indigena? 

Non e' una domanda retorica, perche' un altro pezzo di foresta amazzonica se ne va. L'Ecuador ha infatti deciso di vendere 200mila ettari di foresta nel sud del paese ad un consorzio di petrolieri cinesi, assetati di energia.  Il costo? Ottanta milioni di dollari.  Era uno degli ultimi angoli di Amazzonia dell'Ecuador ancora non esplorata dai petrolieri. 

Non e' servito a quasi niente che la popolazione indigena dell'Ecuador, organizzazioni ambientaliste da mezzo mondo, e personalita' varie abbiano espresso la loro contrarieta'. Il governo ha firmato la cessione mineraria a due ditte cinesi raggruppate sotto il nome Andes Petroleum Ecuador. Sono la China National Petroleum e la China Petroleum and Chemical Corporation, di proprieta' statale di Pechino.

Il nord dell'Ecuador vive ancora l'eredita' della Texaco, adesso di proprieta' della Chevron. Contro la Texaco/Chevron c'e' una causa per inquinamento che va avanti da piu' di venti anni. I petrolieri americani sono accusati di avere reso l'acqua imbevibile, di avere creato discariche illegali, di non aver fatto manutenzione alle loro infrastrutture e di non avere ripulito tutto il disastro che avevano creato in trent'anni di attivita'. Sono anche accusati di avere portato a malattie e morti premature. Ma i petrolieri sono potenti, e di questa causa infinita ancora non se ne viene a capo. Nel corso degli anni alla Texaco/Ecuador si sono aggiunte decine di altre ditte petrolifere, tutte lasciando dietro di se una lunga scia di danni agli indigeni, alla natura, all'acqua. Per dirne una, proprio in questi giorni nel vicino Peru' da un oleodotto sono finiti nei fiumi e nelle piantagioni di cacao crica 500mila litri di petrolio. 

L'arrivo dei cinesi della Andes Petroleum e' piu' recente: operano anche loro nel nord del paese e quindi, visto l'ecocidio da quelle parti gia' dovuto a Texaco/Chevron e non certo migliorata dalla Andes Petroelum, gli indigeni del sud hanno cercato di fare tutto il possibile per fermarli. 

Le due nuove concessioni si trovano nei terreni del gruppo indigeno Sápara, trecento anime. L'UNESCO ha dichiarato la loro lingua "Oral and Intangible Cultural Heritage of Humanity" nel 2001, per la sua particolarita'. Quella dei Sapara e' da sempre una comunita' che ha sofferto per colpa dello stranieri: prima decimati dall'arrivo dell'uomo bianco e delle sue malattie, poi dalla devastazione del loro habitat quando si abbattevano alberi per farci la gomma. Nel loro passato c'e' schiavitu' e maltrattamento, specie di donne.  Secondo Amazon Watch, le trivelle qui porterebbero al genocidio culturale: i Sapara non resisterebbero, e questo va anche contro la costituzione dell'Ecuador, dove e' scritto nero su bianco che la cultura indigena va rispettata e protetta.

Oltre i Sápara, le tribu Kichwa e Shiwiar hanno piu' volte manifestato la propria contrarieta' alle trivelle nei loro terreni.  Il loro leader si chiama Ushigua, una donna Sapara, che e' spesso stata presa di mira dalle autorita' solo per avere protestato e chiesto che i propri diritti venissero rispettati.  Sa di essere li a combattere da sola una battaglia piu' grande di lei.

Le concessioni vendute dal governo dell'Ecuador sono accanto allo Yasuní National Park, altri 6 mila chilometri quadrati di giungla con altre comunita' mai contattate dal mondo esterno, i Tagaeri e i  Taromenane comunita' nomadi che non sanno neanche cosa sia il petrolio.

Ma tutto questo non interessa ne i governanti dell'Ecuador, ne tantomeno i cinesi, petrolieri e politici. Anzi, le firme degli accordi si sono svolti proprio mentre gli indigeni e gli ambientalisti protestavano vivacemente. Secondo i rappresentanti degli indigeni, la compravendita di queste concessioni e' illegale perche' i residenti non sono mai stati interpellati.

E i cinesi? Zhao Xinjun, il presidente di Andes Petroleum Ecuador, dice che hanno investito oltre  $3 miliardi e mezzo di dollari e che useranno tecnologia ultra moderna e pieno rispetto per l'ambiente. Si, come hanno rispettato l'ambiente in Cina!

Ma perche' questa compravendita? Perche' l'Ecuador, che produce circa 540 mila barili di petrolio al giorno, ha il petrolio come principale export. Ma i prezzi continuano a calare, e il governo continua ad indebitarsi.Anzi, a Gennaio 2016 sono stati firmati altri prestiti da Pechino a Quito, per un totale di sette miliardi e mezzo di dollari, quasi un decimo del loro PIL.  Come dire, la Cina da prestiti e l'Ecuador gli da il diritto di trivellare la foresta.

E' la maledizione di tutte le petrol-societa': ambiente contro denaro.

Qui le immagini dell'Ecuador e della sua foresta amazzonica al petrolio

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