venerdì 24 luglio 2015

A Taranto (Ilva) e Vado Ligure (Tirreno Power) in guerra contro le regole In nome del lavoro, imprese e politici alleati per la libertà di inquinare

Me tt o un incontro in agenda. Ognuno fa la sua p a r te . . . P uò ch i a m a re Riva e dirgli che il p re s i de n te non si è de filato NICHI VENDOLA
GIORGIO MELETTI L e leggi assediano l’industria che inquina. L’impresa difende i margini di profitto. I politici difendono il lavoro degli elettori perché l’aria, quantunque pulita, non vota. Impresa e politici premono insieme sui tecnici perché sbriciolino statistiche e regole. Qualche raro burocrate dice no sacrificando la carriera, i più obbediscono per poterlo continuare a fare anche in futuro. IL CANOVACCIO si replica a Taranto come a Vado Ligure. I rinvii a giudizio per l’Ilva si specchiano nell’in - chiesta sulla centrale Tirreno Power. Decine di accusati da una parte e dall’altra. La classe dirigente si coordina e delinque compatta: le regole sono per definizione un po’ ot - tuse e gli imputati le calpestano invocando l’interesse generale. Dice Nichi Vendola, rinviato a giudizio per concussione: “L’unica mia colpa è di aver cercato di costruire un doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro: ma non credo che questo sia un reato”. Per i magistrati di Taranto è stato un reato costringere il direttore dell’Agenzia ambientale regionale, Giorgio Assennato, “ad ammorbidire la posizione di Arpa Puglia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'impianto dell’Ilva”. Per doveroso equilibrio, Vendola doverosamente si compiace con il rude spin doctor dell’Il - va, Girolamo Archinà, per l’ag - gressione al giornalista “con faccia di provocatore” che chiedeva a Emilio Riva dei morti per tumore (“una scena fantastica!”, e ride, con grande classe). Ma contano i messaggi politici: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”. E poi il consiglio: “I vostri alleati principali in questo momento sono quelli della Fiom. Quelli più preoccupati, mi chiamano 25 volte al giorno”. Con queste telefonate Vendola rivendica di aver “rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva”. Il suo “doveroso equilibrio” si specchia nell’equidistanza di Anna Giacobbe, deputata Pd di Vado Ligure, tirata in ballo nella storia della centrale Tirreno Power (senza essere indagata) come pasionaria degli interessi dell’azienda: “Ho parlato con tutti gli attori della vicenda, anche con l’azienda. Era mio dovere farlo come rappresentante del territorio”. Il copione si ripete. In Puglia vanno a giudizio con Vendola l’ex presidente della provincia Gianni Florido (concussione) e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano (abuso d’ufficio). Difendevano i posti di lavoro. A Genova sono indagati l’ex governatore Claudio Burlando, una schiera di ex assessori e numerosi funzionari regionali. L’accusa è aver ignorato i dati scientifici sui danni provocati dalla combustione del carbone per non costringere la centrale elettrica che faceva capo all’edi - tore di Re pu b bl ic a Carlo De Benedetti ai doverosi e costosi interventi di adeguamento degli impianti. Anche i Riva sono restii a spendere sugli impianti. E premono sui ministeri. Dario Ticali e Luigi Pelaggi, pezzi grossi dell’Ambiente ai tempi di Stefania Prestigiacomo, vanno a giudizio perché tenevano “costantemente aggiornato” il gruppo Riva sulle riunioni riservate al ministero per le rogne dell’Ilva. IL GRUPPO CIR-SORGENIA ap pa re meglio attrezzato. L’amministrato - re delegato Andrea Mangoni (in - dagato) chiama direttamente il vice-ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti(non indagato), e fa appello all’amicizia che li lega e alla comune militanza politica: “A noi ci viene da lì... a livello istituzionale ma anche parlamentare di collegi... intendo dire nostre... di Pd, una richiesta di avere un segnale da parte del governo”. De Vincenti accorda lo strumento: “Fammi sentire Burlando (...) devo evitare di dare l’impressione di ingerenza” . Mangoni riferisce a Francesco Dini, gran cerimoniere di De Benedetti nei palazzi del potere: “De Vincenti ha fissato una riunione... per fare in modo... insomma... il ministero della Salute... dica nella riunione presso il ministero dell’Ambiente che c’è questo studio dell'istituto Superiore di Sanità che... diciamo così.. fortemente critico verso le perizie”. Le perizie della procura magari sono un po’ talebane, ma solo fino a quando una voce non fugge dal sen di un banchiere che rampogna Mangoni: “Se questa cosa va nella merda, diventa un danno ambientale enorme su cui c’è una responsabilità vostra, che avete portato via 700 milioni di dividendo, che sarebbero stati lì per rifare la centrale d’oro”. © RIPRODUZIONE RISERVATA il fatto quotidiano 24 luglio 2015

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