venerdì 1 maggio 2015

Taranto Ilva concerto 1. maggio MARLENE KUNTZ PIÙ LEGALITÀ A TEMPO DI ROCK

CRISTIANO GODANO: “GIUSTIZIA? UNA PAROLA CHE HA BISOGNO DI UNA RIABILITAZIONE. LA CLASSE POLITICA? COLPA DI CHI LI ELEGGE”
LA VOCE DEL GRUPPO P E RC H É TARANTO? IL FESTIVAL NASCE DA UN BISOGNO CHE VIENE DAL BASSO, DA CHI VUOLE CAMBIARE I GENI DIFETTOSI DEL DNA I TA L I A N O ”
di Chiara Ingrosso Anche i Marlene Kuntz, che in vent’anni di musica quel palco di Piazza San Giovanni a Roma lo hanno conosciuto bene, questo Primo Maggio partecipe- ranno (gratuitamente) al con- tro-concerto di Taranto. “Non tanto per una presa di posizione politica –spiega Cristiano Goda- no, voce della rock band - quanto per il desiderio di esibirsi davanti ad un nuovo tipo di pubblico”. Cosa c’è di diverso a Taranto? Lo spirito. Penso allo slogan della manifestazione, che mette insieme legalità e giustizia. Parole che han- no bisogno di una riabilitazione del loro significa- to. Legalità e giustizia appunto, sono va- lori che il sindaca- to non riesce più a trasmettere ai la- vo ra to r i ? In parte è vero, ma sarebbe una rispo- sta facile e restrit- tiva. Non credo in una spiegazione univoca alle muta- zioni sociali, si tratta sempre di combinazioni di fatti con diversi li- velli di lettura. Quello che mi af- fascina di questo festival è il fatto che si costituisce da un bisogno che nasce dal basso, da un insieme di per- sone che desidera- no smantellare i geni difettosi del codice genetico italiano. Chi ha provocato il disastro di Ta- ranto? La risposta è solo nella po- l i t i c a? In fin dei conti, chi ci rappresenta non è altro che un’emanazione dello spirito del popolo. È evidente che soffriamo di una mancanza di senso civico congenita. Siamo abi- tuati a fotterci l’un l’altro, seguen- do la logica del nepotismo e del particolarismo. Non siamo pro- grammati per vedere al di là del
nostro orticello e basta spostarsi verso il nord Europa per avere un'altra realtà possibile. L’italiano è per definizione caciarone, cono- sce lo stato delle cose e, infondo, gli sta bene così. Ha paura di cam- biare, per questo simula azioni ri- formiste che poi si rivelano con- servative. Basti guardare i clamo- rosi fallimenti in tema di evasione, corruzione e lotta alle mafie... E in campo ambientale. Quale fu- turo è possibile per una città come Taranto lacerata, sotto molti aspetti, dai danni dell’I l va? La mia idea di futuro si basa sul concetto di lungimiranza. Taranto è una particolarità di un problema su scala planetaria, dovuto all’i n- capacità delle lobby e dei grandi poteri di trovare un accordo per evitare che il pianeta, pri- ma o poi, ci bruci sotto i piedi. Il no- do sta nella sotto- missione della po- litica agli interessi economici, ma è complesso pensare anche a soluzioni in netta controten- denza. Anche io, anni fa, mi sono chiesto perché continuiamo a produrre. Ma no- nostante il princi- pio della decrescita sia condivisibile, risulta utopistico, perché saremmo incapaci di inverti- re il sistema senza devastanti ricadute sociali. L’unica possibilità concre- ta che abbiamo è intervenire sull’educazione dei ragazzi, inse- rendo nelle scuole materie che permettano di crescere con con- sapevolezze diverse. Pensa che la musica possa essere un catalizzatore di messaggi per stimolare un progresso culturale? Ci sono gruppi più politicizzati, ma i Marlene non hanno mai avu- to questa tendenza. Non è nel mio stile salire sul palco per lanciare proclami. Da artista, credo che sia sufficiente lasciar parlare musica e
testi, perché l’arte è un mondo a sé stante non uno specchio della so- cietà. Perciò speriamo che dalla nostra performance arrivi qualco- sa di poetico e umano. È questo il nostro contributo al concerto. Dal palco di Taranto si farà anche informazione su temi come decreti salva- Ilva, trivellazioni e Terra dei Fuochi. Quale ruolo ha il mondo dell’informazione nel processo di mutamento culturale? Personalmente mi arricchisco molto tramite gli approfondimen-
ti sui quotidiani, che preferisco al- la fruizione istantanea di informa- zioni su internet. Internet ha l’i n- discutibile potere di arrivare ovunque e a chiunque. Scompa- gina tutti i parametri che avevamo costruito, ma allo stesso tempo la- scia spazio a molti dubbi. A costo di sembrare all’antica, percepisco nel lavoro di alcuni giornalisti del- la carta stampata una certa serietà deontologica che continua a sti- molare il ragionamento e il dibat- tito sociale.
Nella canzone “B e l l e zza ”, tornate sull’intrinseco bisogno umano di cercare il bello, ovunque. È un con- cetto che aderisce ai propositi di questo Primo Maggio? La mia musica ha dimostrato sem- pre molta attenzione per le sfuma- ture della sensibilità umana, come la rettitudine civica della gente e il rispetto degli altri. La bellezza è un’attitudine che ci salverà, un in- segnamento positivo, nonostante le forti spinte verso un pragma- tismo violento.
il fatto quotidiano 1 maggio 2015

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