Alcune
settimane fa avevamo parlato del bellissimo progetto di
recupero
ambientale delle Saline Joniche in Calabria, sviluppato
da
AutonomeForme di Palermo e Grupo Aranea di Alicante. Il
progetto
che ha raccolto già numerosi riconoscimenti internazionali,
prevede
che una porzione di costa, fortemente compromessa
da
anni di industrializzazione aggressiva, torni a diventare un brano
di
natura, controllando un meccanismo di allagamenti progressivi.
Fino
a qui, sembrava una storia a lieto fine: in realtà, la questione è
ancora
assai incerta, come purtroppo di solito accade da noi. Già dal
2007
si parla della realizzazione di una centrale energetica a carbone
(pulito,
definizione non troppo convincente) sul sito della Liquichimica,
un
ecomostro costato 1300 miliardi di vecchie lire, che
funzionò
come stabilimento per la produzione di proteine animali
per
soli due giorni. L’intreccio di interessi politici ed economici,
tangenziali
alle attività della ‘ndrangheta, arricchitasi con i cantieri
della
Liquichimica e delle Officine Grandi Riparazioni, si accavalla
a
questioni che travalicano la Calabria: nel settembre del 2013, i
cittadini
svizzeri del Cantone dei Grigioni votarono perché la propria
azienda
energetica pubblica Repower uscisse dal progetto di
centrale.
In Emilia Romagna, il gruppo Hera è sotto pressione perché
sospenda
l’iniziativa. Tutto ciò accresce ulteriormente l’apprez -
zamento
per il progetto, non solo una speculazione intellettuale
sofisticata,
ma una vera e propria proposta politica, rispetto alla
quale
gli abitanti di Montebello Jonico si stanno mobilitando.
Valentin
Blum
IL
FATTO QUOTIDIANO DEL
LUNEDÌ LUNEDÌ
5 GENNAIO 2 01 5 17
Nessun commento:
Posta un commento