I
giudici: mancano gli elementi costitutivi del reato
Secondo
i giudici del Tribunale
del
Riesame di Roma che
hanno
«riscritto» un nuovo
capitolo
sullo scandalo della discarica
di
Borgo Montello, non sussistono
i
gravi indizi di colpevolezza per
gli
indagati arrestati dalla Squadra
Mobile
per la bonifica del sito. Il
reato
di peculato, contestato nell’or -
dinanza
di custodia cautelare firmata
dal
gip del Tribunale di Latina
Giuseppe
Cario su richiesta del pubblico
ministero
Luigia Spinelli, è
stato
messo all’angolo dai magistra
ti
romani e la decisione di rimettere
in
libertà, senza alcun obbligo gli
indagati,
poggia le basi sugli elementi
costitutivi
del reato.
«A
seguito dell’annullamento da
parte
del Tribunale del Riesame di
Roma
dell’ordinanza che aveva disposto
l’arresto
ai domiciliari, tra
gli
altri di Vincenzo Cimini, Ernesto
D’Aprano
e Stefano Lazzari -
comunica
la Green Holding spa -
sono
state rese note le motivazioni
poste
alla base della stessa ordinanza
di
liberazione. Le suddette motivazioni
-
spiegano dai vertici della
società
milanese - annullano l’ordi -
nanza
impugnata per mancanza degli
indizi
di colpevolezza e sono
fondate
sulla insussistenza degli
elementi
costitutivi del delitto di
peculato
contestato. Il Tribunale
del
Riesame di Roma infatti, non
ha
ravvisato alcun reato nelle condotte
prese
in considerazione dalla
Procura
di Latina. Il Gruppo Green
Holding
prende atto con soddisfazione
delle
menzionate motivazioni,
che
confermano la bontà e la
correttezza
del proprio operato»,
conclude
la spa in una nota.
Le
indagini portate a termine dagli
agenti
della Squadra Mobile di
Latina,
coordinati dal vicequestore
aggiunto
Tommaso Niglio e seguite
in
prima persona dal Questore
Giuseppe
De Matteis, si erano concentrate
anche
sulla destinazione
finale
di una montagna di soldi,
oltre
34 milioni di euro finiti in
Lussemburgo.
Agli
arresti domiciliari era finito
Ernesto
D’Aprano, 48enne residente
a
Latina, presidente del consiglio
di
amministrazione della Indeco
e
poi Stefano Lazzari, bresciano
di
51 anni, e Antonio
Romei,
milanese di 58 anni, entrambi
consiglieri
di amministrazione
della
Indeco. La stessa misura
cautelare
era stata applicata anche
a
Vincenzo Cimini, 47 anni,
originario
di Sabaudia ma residente
a
Milano e consigliere di amministrazione
della
Green Holding
spa
e poi anche la misura restrittiva
era
stata emessa anche a Paolo
Titta,
bergamasco di 47 anni amministratore
di
fatto della Green Holding
spa.
Andrea Grossi, milanese
di
32 anni, è il figlio di Giuseppe.
Quest’ultimo
indagato invece ha
scelto
direttamente la strada della
Cassazione.
IL
QUOTIDIANO - Mercoledì 19 Novembre 2014
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Latina
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