Affidamenti disomogenei su base territoriale, criticità concorrenziali, quadro normativo incerto. Sono queste le basi su cui l'Antitrust ha deciso di avviare un'indagine conoscitiva sul settore della gestione dei rifiuti solidi urbani, come emerge dall'ultimo bollettino settimanale, con cui verrà effettuata una ricognizione degli assetti istituzionali, gli operatori e la relativa compagine azionaria, nonché gli strumenti con cui vengono concessi gli affidamenti.
Il Garante evidenzia "l'esistenza di un ricorso significativo all'affidamento diretto" e "una durata degli affidamenti nella maggior parte dei casi superiore a quella che sembra necessaria per recuperare gli investimenti, tali da scoraggiare lo sviluppo della concorrenza e favorire il consolidamento delle posizioni di mercato".
Allo stesso tempo, "dal punto di vista geografico sussistono delle rilevanti eccezioni" rispetto all'affidamento su ambiti territoriali minimi standard, che corrispondono alle Province, con "un contesto istituzionale parzialmente disomogeneo". I bandi di gara, poi, presentano spesso clausole che appaiono limitare dal punto di vista geografico gli impianti ai quali conferire i rifiuti raccolti e perciò conducono ad una limitazione della concorrenza a favore dell'impianto di trattamento più vicino.
Tali criticità concorrenziali appaiono, spiega l'Antitrust, aggravate da un quadro normativo piuttosto frammentario e disomogeneo, che spesso fornisce incentivi scorretti agli enti locali responsabili della corretta ed efficiente gestione dei rifiuti urbani.
Il Garante evidenzia "l'esistenza di un ricorso significativo all'affidamento diretto" e "una durata degli affidamenti nella maggior parte dei casi superiore a quella che sembra necessaria per recuperare gli investimenti, tali da scoraggiare lo sviluppo della concorrenza e favorire il consolidamento delle posizioni di mercato".
Allo stesso tempo, "dal punto di vista geografico sussistono delle rilevanti eccezioni" rispetto all'affidamento su ambiti territoriali minimi standard, che corrispondono alle Province, con "un contesto istituzionale parzialmente disomogeneo". I bandi di gara, poi, presentano spesso clausole che appaiono limitare dal punto di vista geografico gli impianti ai quali conferire i rifiuti raccolti e perciò conducono ad una limitazione della concorrenza a favore dell'impianto di trattamento più vicino.
Tali criticità concorrenziali appaiono, spiega l'Antitrust, aggravate da un quadro normativo piuttosto frammentario e disomogeneo, che spesso fornisce incentivi scorretti agli enti locali responsabili della corretta ed efficiente gestione dei rifiuti urbani.
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