giovedì 24 luglio 2014

Uranio, l’inferno di Quirra: ma non parlate di disastro ambientale

di  | 24 luglio 2014  Quirra (in sardo si pronuncia Chirra) si trova in un minuscolo lembo di terra a nord-est di Cagliari. Bagnato da un mare caraibico e circondato da un’imponente e aspra vegetazione, questo piccolo angolo di paradiso, nasconde in realtà l’inferno più nero e atroce che si possa mai immaginare: il poligono sperimentale di addestramento interforze “Salto di Quirra”. Con i suoi 120 chilometri quadrati di estensione è la più importante base europea per la sperimentazione di nuove armi, missili, razzi e radiobersagli, nonché luogo in cui avviene l’addestramento di alcuni apparati delle forze armate: esercito, aeronautica e marina militare. Dal 1956, proprio qui, nel cuore della Sardegna, l’esercito italiano insieme a svariate aziende private collauda mezzi bellici da esportare nelle diverse guerre nel mondo. Lasciando per un attimo da parte le considerazioni anti-belliche e il disgusto di fronte all’idea di un paradiso naturale svilito e devastato senza ritegno, il suddetto poligono è causa di un problema ben peggiore: la chiamano la “sindrome di Quirra”. Nel gennaio del 2011, il pm Domenico Fiordalisi (ora capo della Procura di Tempio) apre un’inchiesta sui ripetuti e insoliti casi di linfomi, leucemie e altre patologie tumorali tra i militari, i lavoratori civili della base, i pastori che possedevano allevamenti nell’area del poligono e gli abitanti dei centri vicini. Le indagini hanno portato anche alla luce svariati casi di bestiame nato con mostruose malformazioni, nonché la terribile scoperta che il poligono è stato, per anni, utilizzato come una vera e propria discarica di materiale militare, contenente con tutta probabilità, uranio impoverito; il tutto sepolto sotto una superficie apparentemente incontaminata o negli abissi di quel mare cristallino che il mondo ci invidia.
Ed è proprio nelle viscere di questa terra malata, che si trovano Is Angurtidorgius (Gli inghiottitoi), 11 chilometri di gallerie naturali che si estendono proprio sotto la base militare e che, secondo il geologoFrancesco Laipotrebbero contenere accumuli di sostanze nocive per la salute. Al già citato uranio impoverito, si aggiunge il torio radioattivo, che a seguito delle indagini, è stato ritrovato nel miele, nel formaggio, ma soprattutto nelle ossa di alcuni pastori deceduti che avevano accesso all’interno del poligono.
Accanto a tutte queste agghiaccianti prove dell’effettiva esistenza di una vera e propria “sindrome”, c’è l’aspetto più triste che riguarda l’indifferenza sia della Regione Sardegna, sia dello Stato italiano che hanno rinunciato a costituirsi parte civile nel processo per disastro ambientale, che – secondo notizie recenti – vedrà imputati tutti gli otto ex comandanti del poligono dal 2004 al 2010, i quali dovranno difendersi dall’accusa di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri.
Tuttavia, mi lascia un tantino interdetta il fatto che le altre dodici persone – tra cui medici, tenenti, studiosi dell’università di Siena – per le quali era stato chiesto il processo, siano state prosciolte; le motivazioni sarebbero da ricercare nella superperizia fatta dal perito Mario Mariani nel giugno scorso, nella quale si afferma che nel poligono di Quirra non si possa effettivamente parlare di disastro ambientale e che, tuttavia, per poter fare un’indagine più approfondita, sarebbe necessario coinvolgere più figure professionali. Stando così le cose, verrebbe da chiedersi che peso hanno, in questa storia, tutte le morti, i malati, le orribili malformazioni animali. Dovremmo credere che siano solo sfortunate coincidenze? O sarebbe lecito invece, pretendere di vedere chiaro in mezzo alla nebbia nella quale vogliono gettarci? Se da un lato, il rinvio a giudizio degli otto militari indagati, rappresenta un  primo passo verso l’affermazione di quella giustizia che, da anni, Quirra pretende di avere, dall’altro lato esso non è altro che la vetta di una montagna ben nascosta da una terra malata e da un mare sempre meno blu. Ma non parlate di disastro ambientale, per carità.
Usando il titolo di una bellissima canzone dei Radiohead: “No alarms, no surprises”.
Piccolo consiglio cinematografico, vista la mia “qualifica” attoriale: Materia Oscura, un meraviglioso documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Chissà che non vi venga voglia di andare in vacanza a Quirra, quest’estate. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/24/uranio-linferno-di-quirra-ma-non-parlate-di-disastro-ambientale/1070416/

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