sabato 21 giugno 2014

Taglio degli incentivi all’energia solare, produttori in rivolta

Taglio degli incentivi
all’energia solare,
produttori in rivolta
ANCHE LE BANCHE (PESANTEMENTE ESPOSTE)
PRONTE AL RICORSO SUL DECRETO RETROATTIVO
BOLLETTA BOLLENTE
di Giorgio Meletti
L’incentivo c’è ed è molto generoso. Chi produce elettricità
con i pannelli solari può incassare fino a 400 euro al megawattora,
circa 5 volte il prezzo medio del mercato. E proprio
ieri il presidente dell’Authority per l’energia Guido Bortoni, nel
corso della relazione annuale, ha segnalato che nel 2013 gli italiani
hanno pagato in bolletta quasi 11 miliardi di incentivi alle
energie rinnovabili, che saliranno quest’anno a 12,5 miliardi.
Ma la purga inserita dal governo nel decretone sulla pubblica
amministrazione sta suscitando le vibrate proteste dei beneficiari,
che possono esibire qualche buona ragione accanto al peccato
originale (presupposto dal decreto) di aver approfittato di
una misura esagerata. Il decreto prevede che le convenzioni grazie
alle quali gli investitori godono dell’incentivo si prolunghino
da 20 a 24 anni, a parità di beneficio complessivo. Lo “spalma -
mento” dell’incentivo riguarda i produttori con oltre 200 kilowatt
di potenza installata, che sono 9-10 mila per un totale di
potenza installata di 10 mila megawatt (l’equivalente di una decina
di grandi centrali termoelettriche). Gli incentivi che incassano
sono circa 2,5 miliardi all’anno, e saranno di fatto tagliati di
500 milioni all’anno, circa il 20 per cento. Ce n’è quanto basta per
far saltare i piani di investimento, e quindi per preoccupare le
grandi banche, esposte per circa 40 miliardi di euro.
Il modello di business del fotovoltaico è semplice: visto l’ampio
incentivo concesso per vent’anni, ci sono ampi margini per affittare
un terreno agricolo e coprirlo di pannelli solari, facendosi
prestare i soldi dalle banche anche a tassi elevati. Le banche si
sono buttate a pesce su un business redditizio e privo di rischi.
Adesso la doccia fredda, e le associazioni di categoria (Anie e
Assorinnovabili) - insieme alle banche - sono pronte a ricorrere
alla Corte costituzionale contro la retroattività di un decreto che
modifica d’imperio contratti ventennali.
Si parla di 10 mila posti di lavoro in pericolo (esagerazione) e di
investitori stranieri scandalizzati (verosimile) e in fuga da un
Paese dove si cambiano le regole a partita iniziata. La partita per
adesso si sposta in Parlamento.

il fatto quotidiano 20 giugno 2014 

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