sabato 21 giugno 2014

Le spiagge distrutte dal gioco della guerra IN MEZZO ALLE DUNE SI TROVANO LE BOMBE

Le spiagge distrutte
dal gioco della guerra
CAPO TEULADA, IN MEZZO ALLE DUNE SI TROVANO LE BOMBE
LA RIVOLTA SARDA
Il governatore Pigliaru
non firma il rinnovo
della servitù militare:
Ottanta chilometri
di costa interdetti al
turismo, è inaccettabile”
di Mario Marcis
Èla propaggine più
a sud della Sardegna.
Capo Teulada
ha tutte le potenzialità
per fare bella mostra
nei depliant delle agenzie turistiche:
mare cristallino, sabbia
bianca e colline ricoperte
da macchia mediterranea. E
invece, in mezzo alle dune, capita
di trovare le bombe. Come
quella che il deputato ed
ex governatore della Sardegna
Mauro Pili ha mostrato martedì
in una conferenza stampa
a Cagliari, denunciando 50
anni di bombardamenti. Poi
mercoledì si è reso protagonista
di un’irruzione all’interno
del poligono militare. In
un video pubblicato su Youtube,
si vede il leader di Unidos
correre con una bandiera dei
Quattro mori in mezzo
all’area usata per le esercitazioni.
Il deputato è stato denunciato
a piede libero per
occupazione abusiva di una
base militare. “È quello che
volevo. Ora voglio un pubblico
processo per poter spiegare
con carte alla mano che lo Stato
impedisce ai sardi di godere
di questo straordinario patrimonio
e nel contempo lo utilizza
per distruggerlo a colpi
di bombe e missili”, ha detto
Pili. A Capo Teulada si fa la
guerra da più di 50 anni. Per
finta – esercitazioni, tutto
perfettamente legale –ma si fa
la guerra. In alcune bellissime
spiagge della zona, come per
esempio Porto Zafferano, si
può prendere il sole solo a luglio
e agosto.
IL RESTO DELL’ANNO l’acces -
so è limitato ai militari. Esiste
perfino una zona interdetta, la
cosiddetta ‘penisola delta’.
L’unica zona di arrivo dei
proiettili esplodenti presso la
quale l’accesso è interdetto sin
dagli anni ‘60 al personale militare
e civile”, si legge nella
relazione della Commissione
uranio impoverito del Senato,
che ha visitato l’area a dicembre
2011. Perché nel frattempo,
sul solco dell’inchiesta del
procuratore della Repubblica
di Lanusei Domenico Fiordalisi
sui sospetti casi di tumori
nelle aree vicine a un altro poligono
sardo, quello di Quirra
(Sardegna sudorientale) la
Commissione del Senato ha
avviato un’indagine anche sugli
altri poligoni. Tra questi
Capo Teulada e Capo Frasca,
sempre in Sardegna e Torre
Veneri, vicino Lecce.
La sensazione è che la Sardegna
non sia più disposta a farsi
carico di più della metà – il
65% – delle servitù militari
presenti sul territorio nazionale.
Discorso che vale anche
per i vertici della politica regionale.
Ieri la giornata politicamente
più calda. Il governatore
della Sardegna Francesco
Pigliaru ha infatti deciso di
non firmare il protocollo di
intesa con il Ministero della
Difesa sulle servitù militari.
Fallito, almeno per la parte
sarda, il vertice organizzato
dal ministro della Difesa Roberta
Pinotti con i presidenti
di Sardegna, Puglia e Friuli
Venezia Giulia. “Da troppo
tempo i sardi protestano ma
non vengono ascoltati. Esiste
una pesante sproporzione tra
le servitù sarde ed il resto
d’Italia: si tratta di 30 mila ettari
e 80 chilometri di costa
interdetti al turismo. Sono numeri
enormi che facciamo fatica
ad accettare ulteriormente.
Non sono qui per sentire
dire che l’attuale dimensione
dei poligoni non è negoziabile,
è tempo di cambiare copione.
Il rischio è che si intacchi la
fiducia nella leale collaborazione
fra i diversi livelli istituzionali”,
queste le parole del
governatore della Sardegna. Il
ministro Pinotti ha ammesso
di “comprendere la posizione”
di Pigliaru. “Puntiamo ad arrivare
ad un’intesa”, ha aggiunto.
Intesa raggiunta invece
con la presidente del Friuli
Venezia Giulia Debora Serracchiani
che ha firmato “con -
vintamente” il protocollo.

il fatto quotidiano 20 giugno 2014

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