mercoledì 30 aprile 2014

ECO-GUERRIERI ARTICI Greenpeace torna a caccia di ‘Ottobre rosso’


di Alessio Schiesari
Greenpeace contro navi
russe, atto secondo?
Sembra proprio di sì. Nei
giorni scorsi Vladimir Putin
aveva annunciato il primo
carico di petrolio estratto
dalla piattaforma artica di
Gazprom Prira zlomnaya , la
stessa assaltata pacificamente
nel settembre scorso
dagli attivisti dell’ong ambientalista.
Ne seguì un incidente
diplamtico che durò
due mesi, con i trenta attivisti
(tra cui l’italiano Cristian
D’Alessandro) che furono
a lungo trattenuti in
un carcere russo con le accuse
di pirateria e teppismo.
La nave usata da Greenpeace
per quell’azione è ancora
in mano alle autorità russe,
insieme a tutti gli effetti personali
del personale di bordo.
Ora la piattaforma petrolifera
ha iniziato a riempire
i primi barili e Greenpeace
sembra intenzionata
a tornare all’attacco. Gli
ambientalisti hanno fatto
sapere che un’altra nave, la
Rainbow Warrior, è salpata
dall’Olanda per andare alla
ricerca della petroliera Mikhail
Ulyanov, che sta portando
in Europa il primo carico
(mezzo milione di barili)
estratto nell’Artico dalla Prirazlomnaya
. Sul sito dell’associazione
ambientalista c’è
anche una mappa che permette
di seguire in tempo
(quasi) reale il percorso della
petroliera dal mare di Pechora
al porto olandese. Al
timone della Rainbow Warrior
c’è il capitano Peter Willcox,
l’uomo che più di ogni
altro rappresenta l’ong ambientalista
(ha guidato sia la
spedizione del settembre
scorso, che la celebre azione
a Mururoa del 1985 in cui la
nave di Greenpeace venne
affondata dai servizi segreti
francesi).
Non ci sono solo piattaforme
petrolifere e navi cargo
russe nel mirino di Greenpeace.
Anche i francesi di
Total sono stati duramente
criticati perché sono gli acquirenti
del primo carico di
oro nero estratto nell’Artico
dalla piattaforma Gazprom.
Da un lato questo dimostra
l’inefficacia delle sanzioni
contro le aziende russe (ma
di questo agli ambientalisti
non importa nulla). Dall’altro
si scopre che l’azienda
francese è acquirente del
petrolio proveniente dal
Polo Nord, dopo che nel
settembre 2012 l’amministratore
delegato dell’azienda
Christophe de Margerie
si era dichiarato contrario
alle trivellazioni in quell’area
perché “uno sversamento
sarebbe un disastro” che
potrebbe “compromettere
l’immagine dell’azienda”.
Atteggiamento giudicato
ipocrita” dagli ambientalisti.
Secondo l’ong, il petrolio
sarebbe stato venduto a
un prezzo stracciato perché
di bassa qualità. Eppure
Gazprom pianifica la trivellazione
di 40 nuovi pozzi
nei prossimi 25 anni, un
piano sostenuto da altre
compagnie, molte occidentali,
che hanno piani simili.

il fatto quotidiano 30 aprile 2014

Nessun commento:

Posta un commento