domenica 2 febbraio 2014

scandalo rifiuti Roma e Latina Ora si indaga sui soldi ai politici


I finanziamenti alla politica. Ecco il nuovo filone d’indagine che la procura intende esplorare nell’inchiesta sul «sistema» rifiuti del «Supremo» Manlio Cerroni. Elargizioni di varia natura, che...

I finanziamenti alla politica. Ecco il nuovo filone d’indagine che la procura intende esplorare nell’inchiesta sul «sistema» rifiuti del «Supremo» Manlio Cerroni. Elargizioni di varia natura, che avrebbero avuto lo scopo di «cristallizzare» il potere dell’indagato , così da mantenere saldo il «monopolio» nel Lazio. Gli investigatori del Noe entrano anche nel merito della votazione in Consiglio regionale del decreto commissariale («il contenuto di questo documento era stato discusso in una riunione del Pd», scrivono gli investigatori, ndr), che farà rientrare anche Albano Laziale nei siti dove si potrà costruire il gassificatore: la parte dedicata a questo impianto sarà riassunta in 5 righe.
Cimmarusti a pagina 19

Avviato un nuovo filone d’inchiesta della procura sul sistema Cerroni E spunta un «trucco» del Pd per promuovere il gassificatore di Albano

I finanziamenti alla politica. Il nuovo filone d’indagine che la procura intende esplorare nella più vasta inchiesta sul «sistema» rifiuti del «Supremo» Manlio Cerroni. Elargizioni di varia natura, che avrebbero avuto lo scopo di «cristallizzare» il potere del «monnezzaro», come si è definito lo stesso imprenditore, così da mantenere saldo il «monopolio» nel Lazio.
Di riscontri sui «finanziamenti», d’altronde, c’è ampia traccia nell’incartamento giudiziario del procuratore capo Giuseppe Pignatone e del sostituto Alberto Galanti, i cui accertamenti hanno svelato la fitta trama politica intessuta da Cerroni e dal fedelissimo, ormai scomparso, Mario Di Carlo, l’ex assessore alla Casa divenuto tale grazie alle pressioni del «Supremo» sull’allora presidente della Regione, Piero Marrazzo. Perché un dato è ormai acquisito nell’inchiesta: il Pd agevolava ogni richiesta di Cerroni, fino a invitarlo nella sede del partito per discutere dell’incredibile idea di manipolare la Finanziaria del 2008, nella parte in cui prevedeva finanziamenti solo alla Regione Campania, all’epoca in piena emergenza rifiuti. Ma è sempre il Pd che a maggio 2008 vota un documento all’interno del partito, teso alla promozione del gassificatore di Albano Laziale, un impianto che fino ad allora non era previsto nei piani regionali e che il 24 giugno 2008 finirà in un decreto commissariale di Marrazzo, votato all’unanimità dal Consiglio regionale, grazie a un «trucchetto», ma senza che ci fosse una valutazione ambientale positiva.
Gassificatore in 5 righe
Gli investigatori del Noe entrano nel merito della votazione in Consiglio regionale del decreto commissariale («il contenuto di questo documento era stato discusso all’interno di una riunione del Pd», scrivono gli investigatori, ndr), che farà rientrare anche Albano Laziale nei siti dove si potrà costruire il gassificatore. Tuttavia, la parte dedicata a questo impianto sarà «citata» addirittura nella didascalia di una tabella, e riassunta in 5 righe alla fine del documento. Secondo gli investigatori, «il 24 giugno il presidente della Regione e commissario delegato all’emergenza ambientale, Marrazzo, illustrava al Consiglio regionale un documento contenente le misure necessarie alla definitiva fuoriuscita della Regione dalla situazione emergenziale in tema di gestione dei rifiuti. Questo elaborato era ufficializzato nel decreto commissariale numero 24 del 24 giugno 2008. Questo - continuano gli investigatori - veniva approvato dal consenso regionale e automaticamente otteneva una copertura politica». Però, «da un’analisi del documento, emergeva che l’aspetto riguardante la realizzazione di un termovalorizzatore in Albano Laziale veniva posto in posizione assai marginale, quasi in sordine. Difatti, del documento composto di 24 pagine, la citazione alla realizzazione dell’impianto veniva inserita unicamente in una parte di una tabella e in calce al documento stesso, racchiusa in cinque righe».
Relazione a Marrazzo
Così l’intero Consiglio regionale del Lazio sarebbe stato, sostanzialmente, ingannato (tranne in alcuni casi, come un presunto accordo sottobanco siglato con l’assessore Zaratti). Perché, ritengono gli investigatori, «solo un’attenta e approfondita lettura dell’atto faceva comprendere che per il futuro era prevista la costruzione di tale struttura (il gassificatore di Albano, ndr) (…) infrangendo le norme ambientale e le procedure amministrative». Infatti, «ai non addetti ai lavori sfuggiva (…) una questione ancor più rilevante, la presenza di un atto di valutazione negativa pendente e la mancata espressione di una valutazione ambientale positiva». Sul perché il documento sia stato comunque portato in Consiglio regionale, pur essendo in violazione della legge, lo spiegano gli investigatori: «Tutta l’operazione era ormai concordata e l’impianto andava realizzato a ogni costo, anche infrangendo le norme ambientali e le procedure amministrative». Il gassificatore di Albano Laziale il 22 ottobre, avrà il definitivo via libera grazie al decreto firmato da Marrazzo quando non aveva più le competenze, perché decaduto dal ruolo di commissario per l’emergenza rifiuti. Ma dagli atti emerge come fosse pienamente consapevole di ciò che stava firmando, in quanto il 21 ottobre, il giorno precedente alla firma, riceve un’accurata relazione dal dirigente regionale Luca Fegatelli, che sostanzialmente lo indottrina.
Ivan Cimmarusti http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/02/02/ora-si-indaga-sui-finanziamenti-ai-politici-1.1214940?localLinksEnabled=false

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