IL
GOVERNO FESTEGGIA IL DECRETO SULLA TERRA DEI FUOCHI. ENI, ENEL E GLI
ALTRI
INVECE
BRINDANO A “DESTINAZIONE ITALIA” E AL MAXISCONTO SULLE BONIFICHE
SI
SALVI CHI PUÒ
Da
Porto Torres a Rovigo,
da
Brescia a Piombino
a
Mantova: le imprese
non
pagheranno i danni
causati
in 37 grandi
emergenze
ambientali
di
Marco
Palombi
La
faccenda è talmente
enorme
che lo stesso
servizio
Studi della
Camera
non ha potuto
che
farla notare con inusitata
crudezza:
andrebbe indagata,
scrive,
“la compatibilità
con il
principio comunitario chi
inquina
paga”. Di cosa
stanno
parlando?
Dell’articolo 4 del
decreto
Destinazione Italia, fortemente
voluto
dal ministero
dello
Sviluppo economico,
quello
intitolato “Misure volte a
favorire
la realizzazione delle
bonifiche
dei siti di interesse
nazionale”
e di cui vi parliamo
nel
giorno in cui la politica si fa
bella
dell’approvazione del decreto
per
contrastare l’emer -
genza
ambientale nella Terra
dei
Fuochi.
IN
SOSTANZA, quello di
cui vi
parliamo
è una sorta di condono:
le
grandi aziende che hanno
inquinato
il territorio italiano,
spesso
violando la legge, creando
le
cinquanta e più Terre dei
Fuochi
che costellano la penisola,
ottengono
un bello sconto su
quanto
devono alla comunità
nazionale
in risarcimento del
danno.
Di più: se saranno così
gentili
da firmare l’ennesimo
“Accordo
di programma” col
governo
per le bonifiche, la collettività
pagherà
un bel pezzo
del
dovuto, gli inquinatori
avranno
un credito d’imposta
da 70
milioni e potranno pure
costruire
nuovi impianti produttivi
sui
siti inquinati.
Cosa
prescrive, infatti, l’artico -
lato
sponsorizzato dal ministero
per lo
Sviluppo economico? Che
per
tutti i Siti di interesse nazionale
(SIN)
il modello “chi inquina
paga”,
imposto dalla legislazione
europea,
non vale se “i fatti
che
hanno causato l’inquina -
mento
sono antecedenti al 30
aprile
2007”. Basta l’accordino
con
l’esecutivo e questo “esclu -
de
ogni altro obbligo di bonifica
e
riparazione ambientale e fa venir
meno
l’onere reale per tutti i
fatti
antecedenti all’accordo
medesimo”.
Trasportato
in quel disastro che
è la
situazione delle bonifiche
ambientali
in Italia questo significa
che
dei 39 Sin attualmente
riconosciuti
ne restano fuori solo
due:
l’Ilva, che ha già la sua
legge
ad hoc, e il sito di Bussi sul
Tirino,
in Abruzzo, dove sono
sfortunati
e hanno ottenuto il
bollino
“Sin” solo nel 2008.
PER
TUTTIgli altri
inquinatori è
un
giorno di festa: citando un
po’
a caso si va dall’Eni
(Porto
Torres,
Priolo, eccetera) all’Enel
(Porto
Tolle, a Rovigo); dalla
multinazionale
tedesca E.On
(è
di
ieri la notizia che il direttore
della
centrale termoelettrica di
Porto
Torres è indagato proprio
per
reati ambientali) alla Saras
che fu
della famiglia Moratti e
ora è
in mani russe (Sarroch, in
Sardegna);
dalla Lucchini
a
Piombino
agli ungheresi di Mol
Group
, che hanno
acquisito a
Mantova
la raffineria della italiana
IES,
fino alla Caffaro
di
Brescia,
oggi di proprietà della
malmessa
Snia
spa.
Tra i
pochi ad accorgersi di questo
ennesimo
tentativo di accollare
alla
collettività danni causati
da
imprese private vanno segnalati
il M5S
e i Verdi. “Ci provarono
già
nel decreto del Fare
scrivendo
che le bonifiche dovevano
essere
‘economicamente
sostenibili’,
oggi lo fanno in un
altro
modo ma l’obiettivo è lo
stesso:
non applicare il principio
che
chi inquina poi paga”, dice la
deputata
5 Stelle Federica
Daga:
“Non
solo. Il decreto non rende
nemmeno
le bonifiche obbligatorie:
si
dice alle imprese ‘o fai la
bonifica
o la messa in sicurezza’.
E così
si lascia un pezzo enorme
del
paese a fare i conti con l’emergenza
sanitaria”.
Sulla
stessa linea il leader dei
Verdi,
Angelo
Bonelli: “Questo
è
un’operazione
dalla portata incredibile:
è un
terremoto nella
legislatura
ambientale italiana.
Voglio
ricordare che il nostro
paese
sta già subendo moltissime
procedure
di infrazione europee
in
materia di ambiente e
di
bonifiche ambientali, ora si
decide
addirittura di disapplicare
unilaterlamente
la legislazione
comunitaria.
Faccio un appello
al
ministero dell’Ambien -
te:
ritiri la norma. Che gli inquinatori
abbiano
un condono, in
parte
persino premiale, è semplicemente
allucinante”.
Q
U E ST ’ULTIMO riferimento
di
Bonelli
è a due previsioni del decreto
a cui
abbiamo già accennato.
Non
solo lo Stato sgrava
dalle
loro responsabilità gli autori
di
enormi disastri ambientali,
ma per
convincerli a ricevere
il
favore senza protestare gli
dà
pure qualche incentivo: basta
firmare
il famoso “Accordo di
programma”
e si ha diritto a un
credito
d’imposta che vale 20
milioni
quest’anno e cinquanta
il
prossimo e poi a costruire nei
SIN
nuovi impianti (un rigassificatore,
diciamo,
o un inceneritore)
automaticamente
dichiarati
di
“pubblica utilità” e
dunque
beneficiati di procedura
autorizzativa
superaccelerata.
Tradotto:
non solo non pagheranno
per il
danno, ma ai grandi
gruppi
di cui sopra viene pure
garantito
un futuro profitto.
Il fatto quotidiano 6 febbraio 2014
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