domenica 2 febbraio 2014

Gli incontri col Supremo nella sede del Pd Le carte Cerroni vede in segreto Di Carlo. Poi le telefonate a Rutelli Il commento degli investigatori: «I democratici il suo riferimento politico»

La Finanziaria del 2008 proprio non andava giù al ras dei rifiuti del Lazio, Manlio Cerroni. I finanziamenti statali per chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili, infatti, erano stati limitati alla sola Campania, all’epoca dei fatti in piena crisi rifiuti. Così, il «Supremo», si rivolge a quello che i carabinieri della Tutela ambiente ritengono essere il suo «riferimento politico»: «il Partito democratico». Da Giuseppe Fioroni a Ermete Realacci, fino a Francesco Rutelli e Mario Di Carlo (scomparso), ai quali il trentennale leader nel Lazio nella gestione dei rifiuti si rivolge, addirittura, per modificare il testo della Finanziaria, così da poter beneficiare dei cosiddetti finanziamenti Cip6. C’è addirittura un incontro nella sede romana del Pd, in via delle Fratte, proprio per discutere della problematica. Ma sarà il Governo Berlusconi, il 6 novembre 2008, a sbloccare i contributi pubblici con un decreto legge.
L’INTERVENTO SULLA FINANZIARIA 2008 Sul finire del 2008 Cerroni è in corsa per ottenere i finanziamenti Cip6, forte di due provvedimenti emanati in suo favore da Arcangelo Spagnoli, lo scomparso responsabile per l’emergenza rifiuti della Regione Lazio. Questi riguardavano, oltre al sito di Albano Laziale, anche quello di San Vittore. Tuttavia il progetto subisce uno stop: un emendamento alla Finanziaria, per far fronte all’emergenza rifiuti nella Campania, prevede che i finanziamenti Cip6 siano destinati tutti in quella regione. Cerroni va su di giri. L’11 giugno di quell’anno chiama Realacci: «La Regione Lazio, insomma, questi mi devono dì a Napoli ce l’ha, perché non ce l’ha anche Viterbo, non so, Arezzo? (…) dico ma lo sa in moneta quanti soldo sono questi si?». «Un miliardo di euro», risponde il politico. Così Cerroni chiama Fioroni, al quale dice: «Io ti devo mandare dei documenti importanti che si riferiscono a Viterbo dopo che ho visto che cosa è successo a Napoli negli emendamenti che sono stati fatti al decretone noh! (…)». Detto fatto: il materiale è inviato al numero di fax del Pd a Roma. Per Cerroni, dunque, si erano aperte le porte a una revisione, anche se l’ astuto imprenditore già progettava un piano B. Qualora, infatti, non fosse riuscito a far sbloccare la Finanziaria era pronto «a far parte, attraverso le sue società, della programmazione riguardante la realizzazione di inceneritori in Campania laddove ormai l’erogazione dei finanziamenti era quasi certa». Per questo discute con un suo assistente: «Mandiamo (la richiesta, ndr) alla Commissione europea... per conoscenza», dice il collaboratore. «Tutti quanti... va bene... cominciamo a vedere... a falli cacà sotto... Bertolaso quanno se lo vede notificare... tu non mi puoi chiamare a me... a consultare... a fatti come stanno i cazzi di cose eccetera eccetera». Ma la pista privilegiata è la politica, così il 31 luglio si svolge l’incontro nella sede del Pd tra Cerroni e Di Carlo e «forse Fioroni». «Dal contenuto delle telefonate e dei fax intercettati – annotano gli investigatori – si aveva conferma del fatto che la riunione si era svolta con l’intento di definire alcuni aspetti riguardanti i lavori parlamentari sul Cip6».
«CI VOGLIONO SEQUESTRARE MALAGROTTA» CERRONI CHIAMA RUTELLI Siamo all’11 novembre 2008, giorno in cui l’Autorità giudiziaria pone i sigilli alla discarica Malagrotta. Cerroni, però, già sapeva tutto almeno dal 6 novembre. «Dall’attività d’intercettazione – si legge negli atti - emergevano profili di interesse investigativo in relazione a una presunta fuga di notizie attinente le attività propedeutiche e precedenti al sequestro del gassificatore di Malagrotta». Lo racconta Francesco Rando, braccio destro di Cerroni, alla moglie: «Eh... insomma quello che c’è in prospettiva speriamo che domani non ci sia è un sequestro (...) va bé non parliamone per telefono». L’8 novembre, invece, Cerroni cerca un supporto politico. «Lasciava un messaggio in segreteria di tale Francesco: «Si Francesco, buondì sono Manlio, senti ho bisogno di parlarti con urgenza…se per favore mi chiami (…) ciao buona giornata». Riscontri successivi avrebbero confermato che si trattasse di Francesco Rutelli. Poco dopo i due parlano al telefono: «Senti ti volevo vedere un poco, vieni all’appuntamento?», «in questo momento sono sull’autobus che mi porta a Palermo», risponde Rutelli. «Quando rientri? (…) Un minuto a casa però, un minuto per una parola sola». «Subito dopo – concludono gli investigatori - Cerroni si affrettava a chiamare l’avvocato Avilio Presutti, suo consulente, chiedendogli un incontro. Cerroni, nella telefonata, aggiungeva che "l’uomo" lo aveva chiamato e gli aveva fissato un appuntamento. Quest’ultima telefonata era palesemente da ricondursi a quella precedente fatta con Francesco».
DI CARLO: «ZINGARETTI MI VUOLE VICEPRESIDENTE CON DELEGA AI RIFIUTI».
Di Carlo, che si stava occupando anche dell’iter amministrativo del gassificatore di Albano, in un conversazione con Cerroni dice: «Zingaretti (allora presidente della Provincia, ndr) stava lavorando per farmi fare ... cioè lui dice... secondo lui dovrei fare il vicepresidente con delega ai rifiuti (...) in Regione».
Iva. Cim. e Vin. Imp. http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/01/16/gli-incontri-col-supremo-nella-sede-del-pd-1.1208838

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