martedì 4 giugno 2013

eternit amianto sentenza storica: Guariniello - Blasotti Pavesi condanna e risarcimenti a rischio

eternit condanna a 18 anni al padrone ma risarcimenti a rischio E T E R N I T, 18 ANNI AL PADRONE “MA RISARCIMENTI A RISCHIO” DURA CONDANNA PER SCHMIDHEINY. I LEGALI DELLE VITTIME DE L L’AMIANTO: “CAPITALI BLINDATI IN SUD AMERICA. SARÀ DURA” il fatto quotidiano 4 giugno 2013 3.000 DECESSI Le parti civili dovranno avere 90 milioni. Escluso l’Inail. L’ex titolare, il barone belga, è morto a fine maggio. E con lui si sono estinti i reati di Andrea Giambartolomei Torino Ieri pomeriggio, alla fine del processo d’appello contro l’Eternit, sull’au - tobus verso Casale Monferrato, Romana Blasotti Pavesi e i suoi concittadini non sanno se rallegrarsi o rammaricarsi. Da una parte c’è la condanna a 18 anni appena inflitta dalla Corte d’appello di Torino all’ultimo proprietario di Eternit spa, Stephan Schmidheiny, e il riconoscimento delle vittime di Bagnoli e Rubiera inizialmente escluse. Dall’altra, i risarcimenti a rischio per familiari di chi è morto, per i comuni, per chi si è ammalato per aver lavorato nello stabilimento sotto la dirigenza (fino al ‘72) del barone belga Louis de Cartier de Marchienne, deceduto lo scorso 21 maggio a 92 anni. I giudici hanno confermato le responsabilità dei manager per il disastro ambientale doloso permanente che ha colpito la città alessandrina. E anche Cavagnolo (To), Rubiera (Re) e Bagnoli (Na). Alle 15,30 di ieri i giudici, presieduti dal Alberto Oggé, entrano nell’aula 1 del palazzo di Giustizia e segnano un altro punto fermo nella lotta contro l’amianto portata avanti da cittadini, associazioni, sindacati, dai pm Gianfranco Colace, Raffaele Guariniello, Sara Panelli e dal pg Ennio Tomaselli. Il giudice Oggé riforma la sentenza del 13 febbraio 2012 stabilendo il “non doversi procedere” ver - so il belga (prima condannato a 16 anni). Mentre per l’altro proprietario, lo svizzero, prescrizione del reato di “omissione dolosa di cautele” e condanna a 18 anni per il disastro ambientale doloso, a cui si aggiungono 89 milioni di euro di risarcimenti per più di novecento tra sindacati, associazioni e vittime delle malattie provocate dall’amianto. Escluso, invece, l’Inail che aveva sostenuto le spese sanitarie dei malati. “ABBIAMO cercato di dare verità e giustizia a tremila morti e alle persone che sono qui perché hanno perso parenti e amici”, afferma il pm Colace dopo il verdetto. Alcuni familiari però restano nell’aula anche quando la corte è uscita. “È una fregatura”, afferma Rosangela Tamiso, cittadina di Casale Monferrato. La morte del padre, avvenuta dopo trent’anni di lavoro nello stabilimento sotto la dirigenza belga, non troverà giustizia perché de Cartier de Marchienne è morto e la sua società, la Etex Group SA, non può essere condannata. Sono timorose due donne di Cavagnolo, che non hanno sentito nominare i loro cari nell’elenco: forse non otterranno niente. Pure chi si è visto riconoscere un risarcimento avrà problemi a ottenere qualcosa: “Schmidheiny ha le sue ricchezze blindate in trust in Costa Rica e in America Latina. In Svizzera non ha molto - spiega al Fatto Enrico Dagna, avvocato del Comune di Casale Monferrato -. Bisognerebbe rintracciare i suoi patrimoni con agenzie specializzate che hanno costi alti e risultati incerti”. È un procedimento molto lungo e costoso. “Per la sola traduzione della sentenza nella lingua dell’imputato ci vogliono 100 mila euro. La procedura richiederà quasi due milioni”, afferma Roberto Lamacchia, avvocato e presidente di Giuristi democratici. Così, mentre i giudici si ritirano per decidere, lui e i legali delle parti civili incontrano i colleghi belgi e svizzeri per capire come operare a livello internazionale. I politici lanciano delle idee. Per Giorgio Demezzi, sindaco di Casale Monferrato (comune a cui la corte ha riconosciuto un risarcimento di 30,9 milioni), “serve un mandato di cattura internazionale” per recuperare parte del patrimonio del magnate elvetico convertito alla filantropia e alle battaglie ambientaliste. Ci aveva provato l’anno scorso Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte a cui sono stati riconosciuti quasi 40 milioni di euro: aveva fatto mobilitare la Finanza, ma finora senza risultati. IL DEPUTATO Pd Antonio Boccuzzi rilancia la mozione per costringere il governo a impegnarsi e a coprire le spese di questa caccia al tesoro su scala mondiale. Nicola Pondrano, un volto importante di questa lotta insieme a Bruno Pesce (“per ottenere i risarcimenti ci vuole l’aiuto dello Stato. Specie ora che è stata esclusa l’Inail”, ha detto) e Romana Blasotti Pavesi, sostiene che “dal punto di vista strategico mondiale l’obiettivo era dare un colpo al business dell’amianto”. Se Schmidheiny non pagasse ci sarebbe meno l’effetto deterrente per tutti gli altri responsabili di disastri e morti. “Questa condanna - aggiunge Pesce - deve far riflettere sulla qualità dello sviluppo industriale in Italia e nel mondo. Bisogna smettere di fare profitti sulla pelle dei cittadini”. Per gli avvocati di Schmidheiny invece questa sentenza terrà lontani gli investitori dall’Italia, come era stato affermato da altri in occasione della sentenza Thyssen- Krupp. Intanto Guariniello e colleghi portano avanti le altre indagini sull’Eternit. amianto Romana Blasotti Pavesi “Avremo altri morti ma io non mollo” Romana Blasotti Pavesi “Avremo altri morti ma io non mollo” il fatto quotidiano 4 giugno 2013 La nostra battaglia continuerà”. È stanca ma non demorde Romana Blasotti Pavesi, la presidente dell’Associazione familiari vittime dell’amianto. Da più di trent’anni si batte per la giustizia nei confronti di chi ha lavorato o ha vissuto a stretto contatto con l’amianto, in Italia e nel mondo: “Ho cominciato nel febbraio del 1982, quando mio marito Mario (lavoratore dell’Eternit di Casale Monferrato, ndr) si è ammalato. Io non conoscevo ‘quella cosa’. Mi sono molto arrabbiata perché non ci si può ammalare per lavoro”, racconta. La rabbia è aumentata negli anni, con la scomparsa della sorella Libera e del nipote, di una cugina e infine di una figlia, morta nel giro di cinque mesi. “Per lei ho perso le mie lacrime”, ripete. A parte il marito, nessuno aveva lavorato per la multinazionale. Cosa pensa di questa sentenza? Sono soddisfatta per la condanna a 18 anni. Certo, io me ne aspettavo venti come ne aveva chiesti Guariniello, ma gli avvocati della difesa hanno usato le loro carte. Però io ho ancora la rabbia per andare avanti, perché la lotta non è finita e le morti continuano. Sono pronta, nonostante la stanchezza. Oggi (ieri, ndr)è stata una giornata straordinaria. Restano invece grossi interrogativi sui risarcimenti ai familiari delle vittime. Non posso dire ancora niente sulla questione. È complicato. Durante il viaggio di ritorno da Torino a Casale eravamo molto incerti. Schmidheiny, il magnate condannato, ha parte dei suoi soldi protetti all’estero. Si teme che non pagherà mai. Che farete? Aspetteremo. La peggiore pena per questa gente è tirare fuori i soldi. Lui invece lotta per non pagare i risarcimenti. Nessuno ha il diritto di far morire la gente per i propri guadagni. Io sono stanca di assistere a malattie e morti. Non ho rancori, odio o sete di vendetta, ma vorrei tanto che i colpevoli si facciano carico dell’assistenza dei malati provocati, fino alla fine. Ho la convinzione che non abbiano capito la tragedia che hanno causato con il loro amianto. Dopo tutti questi anni, se non riuscissero ad ottenere i risarcimenti, cosa dirà ai parenti delle vittime? Dico che è un’ingiustizia nell’ingiustizia. I morti sono morti, le malattie provocano molto dolore. Io non dirò mai che gli altri si devono arrangiare se a me è andata bene. Siamo uniti. E poi bisogna vedere come andrà a finire. Siete una comunità molto unita? Abbiamo lottato e siamo consapevoli di averlo fatto. Sappiamo quanto ci è costato, ma siamo arrivati a questo punto insieme. E continueremo amianto Raffaele Guariniello sentenza storica per gli altri casi di Stefano Caselli Per anni questo processo ci ha continuamente parlato di morte. Ora possiamo dire che questa sentenza è un inno alla vita”. É emozionato anche il pm Raffaele Guariniello. Difficile non esserlo, quando centinaia di persone fanno la fila per ringraziarti. Dottor Guariniello, che significa “inno alla vita”? É stato riconosciuto il valore supremo della tutela della vita umana, un diritto assoluto. Può sembrare una banalità dirlo, ma purtroppo non è così. La difesa degli imputati, come spesso accade in questi casi, sostiene che così facendo nessuno investirà più in Italia... Sarebbe meglio aspettarsi investimenti in sicurezza prima di tutto. E poi cosa significa, che gli stranieri vengono in Italia a investire capitali per provocare morti tra i lavoratori? Io non credo... Dopo la parziale riforma della sentenza per la strage della Thyssen temeva che il copione si ripetesse? Ovviamente io speravo di no. Ed è un successo soprattutto che il disastro doloso sia stato riconosciuto anche per Rubiera e Bagnoli, cosa che non era accaduta in primo grado. Questa sentenza ha un valore che va al di là del caso specifico. Vale per l’Italia e per il mondo. Ci sono zone del nostro paese dove non si riescono a celebrare processi e paesi nel mondo – India, Cina, Sudamerica – dove l’amianto è ancora manovrato da migliaia e migliaia di lavoratori. É un punto di riferimento. Per esempio per la vicenda Ilva? Certamente. La procura di Taranto, che sta facendo un grande lavoro, ha ricalcato le nostre impostazioni. Un motivo in più per procedere nella stessa direzione. Pensa ancora che sia necessaria una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro sul modello dell’A n t i m a f i a? Sì, ma l’Antimafia ha una funzione di coordinamento, qui c’è bisogno di tutelare veramente il lavoro, Il lavoro di cui tanto si parla nei palazzi della politica. Questo governo lo aspettiamo al varco, bisogna dare una risposta alle domanda di giustizia che arriva da ogni angolo d’Italia Per le vittime giustizia è fatta, ma riusciranno ad essere risarcite? In effetti ci sono dei problemi, ma non dimentichiamo che il processo penale è finalizzato all’individuazione delle responsabilità. Chi ha subito danni può essere risarcito in questa sede, oppure utilizzare la sentenza per un’azione in sede civile. Ci sarà un Eternit bis? Siamo in fase di ultimazione. E non ci occuperemo solo di reati collettivi, come come è stato in questo processo, ma di omicidi. il fatto quotidiano 4 giugno 2013 amianto casi di malattia aumentati 50% in dieci anni LE PATOLOGIE correlate all’amianto sono aumentate in 10 anni del 50% e in 5 anni del 18%. Nel 2011, infatti, in base all’ultimo Rapporto dell’Inail sono state denunciate, ai fini del riconoscimento e dell’eventuale indennizzo, 2.250 patologie correlate all’a m i a n to, pari al 5% delle 46.558 malattie professionali. Erano circa 1.900 nel 2006 e 1.500 nel 2001. A scattare la fotografia è l’Anmil. Di amianto si continua a morire in Italia, e il picco di casi per il principale tumore causato dalla fibra killer, il mesotelioma, è atteso entro il 2020 o 2025. I dati dell’emergenza sono ricordati nel testo del Piano nazionale amianto: secondo le stime il picco sarà di 800-1.000 morti l’anno tra gli uomini (tra il 2010 e il 2020 o il 2012 e il 2025), mentre mancano o sono imprecise le stime per le donne, per gli altri organi colpiti dal mesotelioma e per le altre malattie collegate all’amianto. Dopo la fase nera del boom di casi, seguirà un declino relativamente rapido, legato al fatto che a partire dal 1992 l’impiego dell’amianto è stato bandito nei nuovi manufatti. il fatto quotidiano 4 giugno 2013 amianto sequestro alla Isochimica di Avellino IL RISCHIO È PERDURANTE, la ‘bomba amianto’ va disinnescata. Le 2700 tonnellate di cemento-asbesto friabile abbandonate nell’Isochimica di Avellino sono un pericolo per “l’incolumità di un numero indeterminato di persone”. Per questo la Procura guidata da Rosario Cantelmo ha disposto attraverso il Corpo Forestale un decreto di sequestro dell’area dell’azienda dismessa che negli anni ’80 ha ‘ripulito’ dall’amianto 2514 carrozze delle Ferrovie. Sono 24 gli indagati per reati dal disastro ambientale colposo alla cooperazione colposa in disastro ambientale, tra i quali l’anziano ex titolare di Isochimica, Elio Graziano, l’ex sindaco Giuseppe Galasso e una sua vecchia giunta, di cui faceva parte il deputato Sel Giancarlo Giordano. La Procura ha nominato il sindaco pro tempore e il dirigente comunale dell’Ambiente custodi dello stabilimento. L’inchiesta prosegue anche per omicidio colposo e lesioni colpose. Almeno 9 operai sono morti per cause collegate al trattamento dell’amianto, estratto dai vagoni e interrato a mani nude. In circa 140 si sono ammalati. Vin. Iur. il fatto quotidiano 4 giugno 2013

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