sabato 27 aprile 2024

Il Fatto di domani. Manager di Stato, fedelissimi di partito e aficianados: tutti a Pescara alla corte di Giorgia che si candida alle Europee. Stefano Pontecorvo e Roberto Cingolani, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Leonardo, l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, quello dell’Eni, Claudio Descalzi e l’ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-27-aprile-2024/

La giornata in cinque minuti

DOPO L’ITALIA, LA PREMIER MELONI VUOLE “CAMBIARE L’EUROPA”. L’ANNUNCIO DELLA CANDIDATURA. All’assemblea programmatica di Fratelli d’Italia, dal titolo “L’Italia cambia l’Europa”, in corso a Pescara, i temi e gli incontri segnati in scaletta sono parecchi. Ma tutto ruota ad un annuncio, atteso domani: quello della premier Giorgia Meloni che sfrutterà il “suo” palco per confermare – a meno di sorprese dell’ultimo minuto – la candidatura alle Europee come capolista in tutte le circoscrizioni. Nel frattempo, ministri e gregari si scaldano: così, come raccontato un paio di giorni fa sulle pagine del Fatto, ben cinque manager di Stato – Stefano Pontecorvo e Roberto Cingolani, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Leonardo, l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, quello dell’Eni, Claudio Descalzi e l’ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero – saranno a Pescara per discutere di diversi argomenti, tutti in qualche modo delicati per il governo di centrodestra. Per capire il clima si possono fare due esempi: l’incontro programmato per questo pomeriggio dal titolo “La via italiana per un nuovo rapporto tra Europa e Africa”, che dovrebbe servire a legittimare il “Piano Mattei” elogiato dalla premier ma giudicato da più parti alquanto fumoso, e l’intervento del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che sollecitato a dare un parere sulle proteste degli studenti negli Atenei per contestare gli accordi con Israele è stato lapidario: “Mi chiedo se era meglio mandarli a zappare; avrebbero ottenuto più risultati”. Sul Fatto di domani leggerete ulteriori particolari sulla kermesse, negli articoli degli inviati.


EX ILVA, LUNEDÌ INCONTRO A PALAZZO CHIGI. INTANTO L’AZIENDA INVITA GLI OPERAI: PER I PONTI 25 APRILE E 1 MAGGIO RESTATE A CASA. Nuovo incontro a Palazzo Chigi tra governo e sindacati sul futuro delle Acciaierie di Taranto, di recente dichiarate insolventi e sotto gestione commissariale. In questi giorni la fabbrica lavora al minimo: la produzione è ridotta e i commissari hanno invitato gli operai a ridurre la loro presenza nello stabilimento, con la scusa dei due “ponti”, quello del 25 aprile e il successivo del primo maggio, “gestendo le relative assenze mediante l’utilizzo di ferie, permessi o altri istituti applicabili”. Nell’incontro in programma lunedì, e in quello successivo del 7 maggio nello stabilimento di Taranto, si dovranno trattare molti punti essenziali: la situazione degli impianti, il prestito-ponte da 320 milioni di euro, la gestione della cassa integrazione e le aspettative dell’indotto che vanta crediti per centinaia di milioni. Il futuro dell’azienda preoccupa non solo i suoi dipendenti; qualche giorno fa si è tenuta a Taranto l’iniziativa “L’onda del futuro” promossa da associazioni ambientaliste e studenti, che hanno chiesto “una seria riconversione economica dell’intero territorio, che parta dallo smantellamento degli impianti dell’ex Ilva e dalla riqualificazione di tutti i lavoratori che devono diventare i veri protagonisti della decontaminazione e della bonifica dell’intera area industriale”. Un tema che si ricollega anche ai mancati rimborsi dovuti alle famiglie degli operai morti anni fa e trattate nel processo nato dall’inchiesta “Ambiente svenduto”. Sul giornale di domani troverete altre novità sulle prospettive dell’ex Ilva di Taranto; il ministro delle Imprese, Adolfo Urso sostiene che lunedì sarà presentato a Palazzo Chigi “il piano industriale e finanziario per il rilancio dello stabilimento”.

GUERRA ISRAELE -HAMAS: STASERA ENNESIMA PROTESTA A TEL AVIV DEI FAMILIARI DEGLI OSTAGGI. I FONDAMENTALISTI PUBBLICANO IL VIDEO DI DUE PRIGIONIERI. Ufficialmente, sono 130 gli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas a Gaza, e per loro torneranno a manifestare questa sera a Tel Aviv parenti e familiari, chiedendo al primo ministro Netanyahu di trovare un accordo con i fondamentalisti, per il loro rilascio. In realtà, secondo alcune fonti, sono solo 33 i prigionieri ancora in vita, rispetto a quanti furono portati via il 7 ottobre, giorno del massacro firmato da Hamas, con 1.200 vittime e più di 3.000 feriti. Oggi Hamas ha pubblicato un nuovo video, mostrando altri due uomini costretti nei tunnel di Gaza: si tratta di Keith Samuel Siegel (cittadino americano), rapito in casa sua a Kfar Azza, e Omri Miran, sequestrato nel kibbutz Nahal Oz. Il governo israeliano è stato chiaro: ha proposto ai leader islamici una tregua in cambio del rilascio degli ostaggi, altrimenti darà il via all’operazione su Rafah, dove ci sono gli ultimi battaglioni dei miliziani, ma anche un milione di civili. Hamas ha detto che valuterà la proposta. Il raid su Rafah è contestato dagli Stati Uniti che più volte hanno messo in guardia Netanyahu dal dare il via ad una pressione che farebbe altre vittime tra la popolazione. In un editoriale sul New York Times, il giornalista Thomas Friedman delinea uno scenario: se Israele invadesse Rafah, nel sud della Striscia, il presidente Joe Biden potrebbe considerare di restringere la vendita di alcune armi allo Stato ebraico. La Casa Bianca infatti crede che l’annunciata operazione di terra possa mettere in pericolo un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi, ma anche altre iniziative come “la formazione di una forza di pace araba che potrebbe rimpiazzare l’esercito israeliano a Gaza, un accordo diplomatico sulla sicurezza tra Israele, Arabia Saudita, Stati Uniti e palestinesi e, infine, l’unione di stati arabi moderati e alleati europei in una coalizione contro le minacce missilistiche dell’Iran nei confronti di Israele”. Sul Fatto di domani ci saranno altri particolari sulla guerra in Medio Oriente – compresi gli scontri tra Israele e Hezbollah al confine con il Libano – e un focus sullo stato dell’arte delle proteste pro-Palestina nei campus americani: a Boston si sono registrati 100 arresti.


GUERRA RUSSIA-UCRAINA, IL CREMLINO: “NON CI SONO PREMESSE PER COLLOQUI CON KIEV”. IL WALL STREET JOURNAL: “MORTE NAVALNY NON ORDINATA DIRETTAMENTE DA PUTIN”. “Al momento, non ci sono le premesse per colloqui”. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov fa il punto sulle possibilità di sedersi ad un tavolo per trattare una tregua con Kiev: “Tutti conoscono la posizione dell’Ucraina, che è quella di respingere qualsiasi tipo di negoziato. L’operazione militare speciale quindi continua”. Dunque, si va avanti: Mosca martella con i bombardamenti, e i suoi attacchi hanno provocato danni ingenti in almeno quattro centrali elettriche in tre regioni dell’Ucraina. “Il nemico – ha scritto sui social il ministro Galushchenko – ha nuovamente attaccato le infrastrutture energetiche del Paese. In particolare centrali delle oblast di Dnipropetrovsk, Ivano-Frankivsk e Leopoli”. Per replicare, il Servizio di Sicurezza ucraino (Sbu) ha messo a segno raid con droni contro due raffinerie di petrolio e un aeroporto militare nella regione russa di Krasnodar, nella notte del 27 aprile. Sulla linea del fronte, la situazione resta uguale: i russi spingono ad Est per ottenere quanti più successi possibili in vista della festa nazionale del 9 maggio, che celebra la vittoria sui nazisti, e Kiev attende i rifornimenti in termini di missili, difesa aerea, e munizioni, promessi dagli alleati. Sul giornale di domani troverete altri particolari: ci occuperemo anche dell’articolo del Wall Street Journal sulla morte di Alexei Navalny, il dissidente che ha perso la vita lo scorso 16 febbraio mentre era rinchiuso in una colonia penale in Siberia. Il quotidiano indica le conclusioni a cui è giunta la Cia: la valutazione non contesta la colpevolezza di Putin per la fine del suo oppositore, ma evidenzia che i tempi forse non erano quelli previsti dal presidente russo.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

25 aprile, La Russa a testa in giù come Mussolini: polemiche per post di Riondino. L’attore e regista Michele Riondino in occasione della Festa della Liberazione ha postato su Facebook, una foto dell’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, risalente al 1992 mentre era accanto ad una immagine di Benito Mussolini: entrambe le foto risultano a testa in giù. Per Riondino i fascisti di oggi “tradiscono la loro identità giurando sulla costituzione antifascista e poi per stare seduti sulla poltrona diventano campioni della super cazzola, cintura nera di arrampicata sugli specchi. Lo dico sinceramente. Non ci sono più i fascisti di una volta. Solo pecore”. Dal centrodestra diversi esponenti hanno manifestato solidarietà a La Russa.

Roma, abusi su studenti minorenni: arrestato docente. Un docente di un istituto scolastico superiore della Capitale è stato arrestato dai carabinieri: l’accusa è di abusi sessuali nei confronti di studenti minorenni, sia maschi che femmine. Il giudice delle indagini preliminari ha stabilito la misura cautelare degli arresti domiciliari. Le indagini hanno preso il via dalla denuncia di un genitore di una delle vittime e sono proseguite con l’acquisizione di un’ulteriore segnalazione da parte di un dirigente scolastico: gli episodi ricostruiti sono almeno quattro.

L’Aquila, condannata società Arise per condotta anti-sindacale. Dipendenti trasferiti in stabilimenti a più di 100 Km di distanza da quello indicato nell’atto di assunzione, un tentativo di avviare indirettamente un licenziamento collettivo, ma senza rispettare le procedure previste dalla legge. Il giudice del lavoro del Tribunale dell’Aquila ha dichiarato anti-sindacale la condotta della società Arise che da due mesi all’Aquila gestisce l’attività di caricamento notturno degli scaffali del Carrefour della Gs spa. La società è stata condannata per non aver effettuato l’avvio della consultazione prevista dalla legge, in caso di licenziamento collettivo.

Aosta, donne costrette ad ascoltare il battito fetale: il Movimento per la vita smentisce. Donne che hanno fatto la scelta “personalissima e spesso sofferta” di interrompere la gravidanza costrette – all’interno di strutture pubbliche – ad ascoltare il battito fetale, e subire “indebite interferenze e pressioni” da parte di volontari pro-life “con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire”. È la denuncia fatta dal Centro donne contro la violenza di Aosta. Il Movimento per la vita – Centro di aiuto alla vita di Aosta in una nota replica che “non svolge attività presso presidi sanitari pubblici del territorio regionale”. Per la ministra Roccella si tratta solo di “una cattiva prassi medica. I volontari non c’entrano”.

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