lunedì 30 maggio 2022

Il Fatto di domani. Chi spedisce, chi ci ripensa: che fine fanno le armi occidentali in Ucraina. Petrolio e tetto al prezzo del gas: l'Europa senza Unione

 tratto da https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/il-fatto-di-domani-del-30-maggio-2022/?utm_campaign=Echobox2021&utm_content=fattoquotidiano&utm_medium=social&utm_source=Twitter#Echobox=1653929453-5

Chi spedisce, chi ci ripensa: che fine fanno le armi occidentali in Ucraina

I RUSSI: “DISTRUTTI CANNONI ITALIANI IN DONBASS”, IL GOVERNO SMENTISCE. BIDEN NON INVIERÀ I SISTEMI MLRS. “Le forze russe hanno distrutto una postazione ucraina dove erano presenti obici da 155 millimetri (howitzer) inviati dall’Italia”. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa di Mosca, pubblicando il video del bombardamento con un drone. La notizia è stata smentita nel pomeriggio dal nostro ministero della Difesa (“la possibilità è esclusa”). C’è stata un’inattesa dichiarazione di Joe Biden, che ha affermato che gli Stati Uniti non invieranno a Kiev sistemi missilistici che possano colpire il territorio russo. È stata letta come una retromarcia sull’invio dei sistemi a medio raggio detti MLRS. Intervistato dalla Cnn, il consigliere di Zelensky, Arestovych, ha detto che senza quei pezzi d’artiglieria Kiev perderà Kherson, Lugansk, Donetsk e alcune parti della regione di Zaporizhia. Kiev teme che gli occidentali possano cominciare a sfilarsi dalla guerra, smettendo di inviare armi. Anche perché il problema degli ucraini al momento non è la disponibilità di artiglieria e mezzi pesanti, ma di uomini, come ha scritto oggi sul Fatto Fabio Mini. Sul giornale di domani partiremo dalle ultime notizie di cronaca militare per capire come potrebbe evolvere il conflitto, a cosa servono e che fine faranno le armi che Europa e Stati Uniti hanno inviato o intendono continuare a inviare in Ucraina, con i punti di vista di Gad Lerner, il generale Marco Bertolini e l’ex ambasciatore Umberto Vattani.

UN VERTICE TRA MOSCA, KIEV E ONU: ERDOGAN STRAPPA LA PROMESSA. Nel giorno in cui il canale francese TF1 ha mandato in onda un’intervista a Lavrov, negli scontri in corso a Severodonetsk è stato ucciso un giornalista della tv francese BFM TV, raggiunto da un frammento di bomba mentre evacuava in auto dalla città. Sul piano diplomatico, mentre è iniziato il vertice informale dei capi di Stato europei, il segnale più significativo viene da Ankara. Il presidente turco Erdogan ha avuto un bilaterale telefonico con Putin (dovrà parlare poi con Zelensky) e ha fatto sapere che la Turchia è pronta a organizzare un vertice tra Russia, Ucraina e l’Onu a Istanbul. Il Paese si è anche offerto di fare da osservatore esterno a garanzia del cessate il fuoco in Ucraina. Durante la telefonata Putin ha ribadito la sua posizione sull’export di grano: la Russia è disponibile a facilitare il transito marittimo, ma prima l’occidente deve rimuovere le sanzioni. Sul Fatto di domani prenderemo le misure di questo passo. Nel frattempo il governo olandese ha dichiarato che non intende accettare il meccanismo del doppio conto in euro e rubli per pagare le forniture di gas, e Mosca ha risposto che taglierà le forniture all’Aia.

SUMMIT EUROPEO: INDIETRO TUTTA. Le aspettative erano basse e i risultati non le smentiranno. Nonostante le dichiarazioni “fiduciose” dei vertici (Borrel, Michel, von der Leyen) e nonostante la spinta di Zelensky (che è intervenuto in videoconferenza e ha chiesto più sanzioni), il vertice europeo non produrrà un embargo totale sul petrolio, né su altre cose. “Sul sesto pacchetto di sanzioni abbiamo lavorato duramente, ma non siamo ancora alla meta”, ha detto Ursula von der Leyen prima del summit. La posizione dell’Ungheria, contraria allo stop agli oleodotti, non è stata superata. Nel sesto pacchetto di sanzioni, stando alle bozze, sarà applicato un embargo soltanto al greggio importato via mare (2/3 del totale continentale). Salve dunque le condotte del Druzhba da cui Budapest ricava la maggior parte della sua energia. Non c’è accordo neanche sul tetto al prezzo dell’energia (il cosiddetto “price cap”), spinto dall’Italia. Il presidente olandese Mark Rutte ha preannunciato che “ci sarà dibattito”: i Paesi Bassi si opporranno a una misura che generi più indebitamento. Nella bozza di sanzioni c’è poi il progetto di bandire dal sistema bancario Swift la Sberbank, la più grande banca russa. Nel nostro inserto Il Fatto economico di oggi abbiamo analizzato gli errori commessi dall’occidente con le sanzioni varate contro Mosca (che si traducono nell’inefficacia di alcune misure).

SALVINI A MOSCA: FERMATO PRIMA DELLA FRONTIERA. REFERENDUM: IL “SILENZIO” CHE NON C’È. Il viaggio in Russia del leader leghista si può considerare archiviato, dopo la sequela di polemiche e il ridicolo annuncio di un piano di pace in tre punti che Salvini avrebbe voluto sottoporre a Putin. Hanno fatto discutere le dichiarazioni del consulente agli esteri di Salvini, l’ex parlamentare di Forza Italia Antonio Capuano, che ha detto che il piano era avvisare il governo all’ultimo momento. Nel frattempo Salvini si trova a gestire anche la nuova frattura con il candidato sindaco di Torino Paolo Damilano, che è uscito dal centrodestra perché la Lega sarebbe troppo populista. La Lega non parla dei referendum sulla giustizia, completamente scomparsi dai discorsi del Capitano. Il partito Radicale lamenta da giorni che i media nazionali non stiano dando spazio alla consultazione. È uscito però un report della Rai che smentisce questa tesi e mostra che le ragioni del sì e del no hanno avuto il dovuto spazio su telegiornali e radiogiornali: lo leggeremo sul Fatto di domani.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La scomparsa dei voli low cost. Il rincaro dei prezzi dei carburanti, ma anche le strategie post-Covid delle grandi compagnie, hanno spinto in alto i prezzi dei biglietti aerei in Europa.

Covid, i dati di oggi. Sono 7537 nuovi contagi delle ultime 24 ore e i morti 62. Da lunedì scorso i contagi sono scesi del 25%. Per la prima volta dal 29 dicembre gli attualmente positivi sono sotto quota 700 mila.

A lezione da Barbero. Pubblichiamo l’ultima lezione dello storico torinese sulla disfatta di Caporetto.

Addio a Boris Pahor. Il grande scrittore e intellettuale di lingua slovena di Trieste è morto a 108 anni. Sul Fatto di domani il ricordo della sua opera e la sua storia di sopravvissuto dai campi



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